Steve Jobs (24/2/1955 – 5/10/2011)


Dobbiamo purtroppo registrare un’altra perdita: nelle prime ore di oggi (ora europea) è morto Steve Jobs.

Quando ero ragazzino e mi avvicinavo al mondo dei computer, l’Apple ][ era, come tutti i sogni, inarrivabile. Quella piattaforma aveva un ecosistema di pubblicazioni, software, schede hardware la cui estensione e rigogliosità sono state in seguito raggiunte solamente dalla piattaforma dei PC compatibili.

Jobs ha sempre anticipato o, direi meglio, guidato i tempi informatici al di fuori dell’informatica business. Nel suo modo di fare informatica non c’era posto per la giacca e la cravatta, è sempre stata un’informatica che cercava di andare contro le regole, volendo definirne di nuove.

Il Lisa è tutt’ora l’unica piattaforma che riconosce automaticamente il tipo di tastiera che viene connessa al computer e si adatta di conseguenza: non dovete dire voi al computer se la tastiera è italiana o americana: lo sa il computer.

Nel 1984 veniva introdotto il Macintosh, un sistema inadatto e poco compreso per i tempi, che ha iniziato non solo a convincere le persone in merito alla possibilità di avere altri tipi di interfaccia tra uomo e computer ma ha iniziato a dire che l’interfaccia era una cosa su cui studiare attentamente.

Alla fine degli anni ’80 i computer Apple venivano forniti con un motore integrato in grado di riprodurre file multimediali basati su script e hyperlink testuali o grafici (qualcuno ha detto www?)

Poco dopo Jobs lasciava la Apple per creare il NeXT, che ha avuto poco successo, con un’ottima interfaccia grafica e un kernel derivato da UNIX BSD che era principalmente basato sulla programmazione a oggetti.

Il resto è storia recente e cronaca e probabilmente potrete leggerlo anche altrove.

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