Un Italiano, un Russo e un Francese


Nel campo astronautico, ultimamente sono più le notizie di cui rammaricarsi, rispetto a quelle di cui gioire. Per questa ragione, ci pare importante segnalare un traguardo tutto sommato importante raggiunto dall’Europa e dalla Russia nel campo della collaborazione scientifica internazionale.
Anche i giornali hanno dato spazio alla recente notizia del lancio di una Soyuz da Kourou con i primi due satelliti della costellazione per il cosiddetto programma In-Orbit Validation. Con la solita superficialità dei media generalisti, gli articoli si sono limitati a rettangolini in fondo a pagina 15 o giù di lì, celebrando questo Galileo senza spiegare cosa sia ed evitando accuratamente di discutere del razzo vettore.

Partiamo allora dall’inizio per fare un po’ di chiarezza.
Il razzo vettore Soyuz è un missile derivato direttamente dal primo ICBM della storia, il R-7 Semyorka, inventato in Unione Sovietica nel 1957.
Pur trattandosi di un progetto molto vecchio, risulta essere estremamente economico ed affidabile. In conseguenza  a queste due caratteristiche, ha volato oltre 1700 volte, raggiungendo un picco di produzione nei primi anni ’80 di 60 unità all’anno. Rimasto in gestione alla Russia, questo vettore è ora un prodotto commerciale molto apprezzato, tanto di aver servito molte volte la ESA, in particoalre per due missioni di grande pregio come la Mars Express e il satellite COROT. Visti i vantaggi del vettore, la ESA decise di stringere un accordo con l’Agenzia Spaziale Federale Russa per il lancio di questi razzi anche dallo spazioporto di Kourou. Attualmente le Souyz possono essere lanciate dallo storico Cosmodromo di Baikonur che si trova nel Kazakistan e richiede quindi alla Federazione Russa una continua spesa di noleggio per i lanci. Altro sito abilitato al lancio del vettore  e il Cosmodromo di Plesetsk che tuttavia soffre del problema di essere collocato a una latitudine di 62° Nord, facendone una cattiva scelta per il lancio di satelliti geostazionari o con una orbita a bassa inclinazione.
Contrariamente, il centro Spaziale della Guiana è collocato a soli 5° Nord, si trova sulla Îles du Salut nella Francia d’outre-mer: proprio per questa posizione, beneficia di una velocità di rotazione terrestre molto vicino al massimo ottenibile. La Soyuz è in grado di lanciare solo 1,7 tonnellate di cargo verso la GTO quando parte da Baikonour, mentre a Kourou la massa diventa 2,8 tonnellate, con la stessa energia impegnata al lancio.
In base all’accordo Euro-Russo, la ESA si è impegnata a costruire a partire dal 2005 l’Ensemble de Lancement Soyouz a nord della piattaforma dedicata all’Ariane-5, consentendo così alla Russia di lanciare anche i propri carichi presso lo spazioporto europeo e permettendo all’ESA di beneficiare dell’economico razzo Soyuz in casa propria.

Il primo razzo Soyuz – in una variante denominata -STK, modificata appunto per il clima equatoriale e per l’infrastruttura di lancio di Kourou – è partito dalla Guiana lo scorso 21 Ottobre portando in orbita due satelliti dei 4 necessari per completare la cosiddetta In-Orbit Validation a cui seguirà in un paio di anni lo schieramento dei primi 14 satelliti necessari per avviare il servizio di navigazione globale.
Il servizio Galileo ha lo scopo di integrare o di sostituire il sistema di navigazione più usato attualmente ovvero il Navstar GPS di concezione e fabbricazione Americana.
Come noto, il GPS in passato offriva un posizionamento incerto di circa 100m per usi civili, permettendo invece alle forze armate statunitensi la massima accuratezza grazie all’applicazione della cosiddetta Selective Availability. Questa funzione venne poi disattivata a tempo indeterminato nel 2000 e i nuovi satelliti della costellazione GPS non saranno più in grado del tutto di supportarla. Per evitare che un eventuale nemico possa usare in tempo di guerra il servizio GPS contro gli USA, il Dipartimento della Difesa ha sviluppato altri meccanismi per impedire del tutto l’uso del GPS ai nemici nell’ambito di un eventuale teatro bellico.

Galileo intende evitare del tutto questi inconvenienti del servizio GPS offrendo a privati, organizzazioni e aziende una capacità di geo-localizzazione con precisione a partire da 1 metro (la versione base, pubblicamente accessibile) fino al centimetro (per la applicazioni a pagamento). Una importante novità rispetto agli altri sistema di localizzazione e navigazione è il servizio Search & Rescue che permette non solo di inviare una richiesta di aiuto attraverso appositi terminali, ma anche di ricevere feedback con lo stesso apparecchio da parte dei soccorritori.
Al momento si stima che Galileo arriverà a costare oltre 5 miliardi di Euro, pagati in gran parte dai governi europei visto il piccolo impegno economico messo in campo dalle aziende coinvolte, che invece avrebbero dovuto contribuire in maniera più sostanziosa. In molti si chiedono se questo impegno sarà effettivamente ripagato in termini di servizi offerti e di ritorno meramente economico.
Già il sistema ha provocato tensioni diplomatiche con gli Stati Uniti che non vedono di buon occhio un servizio così utile a disposizione più o meno di tutti, compreso un possibile avversario militare. All’avvio del progetto, addirittura alcuni ufficiali americani hanno minacciato di avviare una campagna di abbattimento dei satelliti di Galielo nel caso questo venisse usato dal nemico durante un qualsiasi conflitto. Si è infine giunti a un compromesso facendo sì che Galileo usi una frequenza di trasmissione diversa da quella del GPS: in questa maniera gli americani possono mettere in campo una strategia di guerra elettronica mirata, impedendo l’accesso al segnale Galileo, continuando loro a beneficiare del GPS. Un eventuale nemico dotato di tecnologia avanzata, tuttavia, potrebbe anche riuscire a fare il contrario. Ad aggravare la situazione, inizalmente la Cina intendeva partecipare a Galileo, mentre ora è decisa nella creazione di un sistema GNSS tutto suo.
Insomma, la faccenda rimane molto complicata, seppure del tutto ipotetica, almeno per il momento.
Per quanto riguarda l’impatto commerciale, anche con i vantaggi di galileo rispetto al GPS, è ancora da vedere se i privati e le imprese saranno disposti a spostarsi da un servizio ben radicato nell’uso comune verso il nuovo operatore, anche considerando che, negli anni che passeranno fino all’avvio di Galileo, GPS sarà sottoposto al continuo ed inesorabile miglioramento tecnologico ed espansione di base installata in termini di applicazioni e terminali compatibili.

Insomma, la strada verso l’implementazione di Galileo sembra spianata, e le tecnologie che stanno alla sua base sono ormai fuori dai laboratori e dispiegate nell’ambiente ostile in cui dovranno lavorare: lo spazio.
Ma basterà tutto questo a decretare l successo della tecnologia europea a scapito di quella americana? O fra 10 anni ricorderemo questo progetto come un fallimento di proporzioni, è il caso di dirlo, spaziali?

 


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