La voce della libertà


Irina Margareta Nistor (c) New York TimesNella Romania di Ceaușescu la distribuzione dei film era rigidamente controllata dal regime.

I film occidentali (o imperialisti, per usare la terminologia dell’epoca) venivano bloccati o comunque massicciamente tagliati per non mostrare banchetti, piscine o altri segni del lusso.

Ciononostante, c’era un mercato nero di film in VHS doppiati clandestinamente in romeno. Irina Margareta Nistor è stata la persona che, con la protezione del suo capo, ha doppiato più di tremila film occidentali per i suoi compatrioti. Molti Romeni conoscevano la sua voce, ma in pochissimi sapevano a chi apparteneva.

Questo video del New York Times racconta la storia di Irina. Vale davvero la pena di vederlo per capire com’era la vita qualche decennio fa in un posto non molto lontano dall’Italia; è tutto sottotitolato in inglese.


24 risposte a “La voce della libertà”

  1. Trovo ironico che per celebrare una persona che ha fatto doppiaggi… la sottotitolino !!!!!

    Molti italiani danno per scontato il doppiaggio. Non si rendono conto di quale grande importanza abbia il poter godere di un film/telefilm straniero.

    In Portogallo, durante la dittatura di Salazar, era vietato doppiare i film. Ufficialmente non era vietato proiettare film stranieri, ma doverli vedere sottotitolati era una seccatura che “indirizzava” gentilmente il pubblico verso le produzioni locali (controllate dal regime), o al massimo in lingua spagnola (dove all’epoca c’era comunque un’altra dittatura). Dopo la caduta della dittatura, pian piano hanno iniziato ad arrivare in Portogallo film doppiati in Brasile, e da allora il doppiaggio è in crescita in quel paese.

    Ci sono paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti dove i film non li doppiano. In quei paesi ben pochi vanno a vedere film che non siano in lingua inglese. In Italia diamo per scontato che al cinema ogni tanto ci sia un film di Truffaut, Wenders, Kusturiza, Kiarostami…

    Negli Stati Uniti, piuttosto girano da capo il film. Nel 1985 in Francia esce “Trois hommes et un couffin” (in Italia: Tre uomini e una culla), nel 1987 in USA lo rifanno come “3 Men and a Baby” (in Italia: Tre scapoli e un bebè).

    Non c’è da stupirsi che in posti come gli Stati Uniti nessuno parli lingue straniere (ebbene si, stanno persino peggio di noi italiani!)

    Noi, invece, che siamo cresciuti a pane e doppiaggio, non ci rendiamo conto di come il doppiaggio significhi anche libertà. Così come chi cammina normalmente non si accorge che un semplice gradino per qualcuno è un ostacolo, ed una rampa è uno strumento di libertà.

    • Non ho capito la parte riguardante il fatto che negli USA nessuno parli lingue straniere: in genere si dà la colpa anche al doppiaggio se in Italia pochi parlano altre lingue.

      • E` vero, c’e` un sacco di gente che pensa che in Italia la gente parli poco le lingue per colpa del doppiaggio… ma poi se vai a guardare meglio ti accorgi che e` il contrario.

        • Sinceramente continuo a non essere convinto. Ad esempio in Slovenia i doppiaggi non sono mai esistiti perché fin dai tempi della Yugoslavia c’erano solo i sottotitoli per i programmi stranieri (la situazione era decisamente migliore che in Romania!) e gli sloveni conoscono le lingue straniere molto meglio di italiani e americani.

          • La Slovenia (come l’Olanda) e` un bacino linguistico troppo piccolo per sostenere un’industria del doppiaggio.

            Pertanto, non e` possibile confrontarlo con paesi di dimensioni simili che usino il doppiaggio, per capire se il doppiaggio aiuti o scoraggi la fruizione di cinema in lingue straniere e la conoscenza delle lingue straniere.

            Se vai a confrontare invece paesi di dimensioni simili, come ad esempio l’Italia, la Germania e la Gran Bretagna, vedi che in GB non doppiano e non sanno le lingue, in Germania doppiano e sanno le lingue, noi doppiamo e pur nella nostra ignoranza stiamo meglio dei britannici.

          • Visto che si parla di traduzioni, traduco per chi non conosce l’espressione.
            “Post hoc, ergo propter hoc” significa “Avviene dopo di questo, dunque avviene a causa di questo”.

            Si usa per indicare la fallacia logica secondo cui se avviene prima A e poi B, allora sicuramente A causa B.

            L’errore e` ipotizzare che la correlazione sia anche un legame di causa effetto. Ad esempio, se una botte perde vino, ci cammino accanto, scivolo sul vino e cado a terra, e poi dopo essermi rialzato mi accorgo che il vino e` finito, potrei ipotizzare che la mia caduta abbia causato la fine del vino.

            Oppure potrei guarire dal raffreddore proprio nel giorno in cui la mia squadra del cuore vince lo scudetto, ed ipotizzare che lo scudetto curi il raffreddore…

            Nel caso in questione, potrei osservare che in Olanda non doppiano i film, e contemporaneamente osservare che i formaggi olandesi sono spesso arancioni, e potrei anche notare che gli olandesi di solito sono piu` bravi di altri popoli europei con le lingue straniere.

            Ma da qui a sostenere che l’arancione nei formaggi inibisca il doppiaggio, o che vedere i film senza doppiaggio renda un popolo piu` bravo con le lingue straniere, ce ne vuole. Ed e` un salto logico senza alcuna prova. Soprattutto considerando che e` facile trovare controesempi… ad esempio, in Svizzera la gente parla molte piu` lingue, ed in Svizzera i film sono doppiati (in tedesco, francese o italiano a seconda del cantone). Ma sarebbe sciocco pensare che la presenza dei film doppiati aiuti gli svizzeri a conoscere le lingue.

            Piu` semplicemente, in Svizzera si parlano molte lingue perche’ e` un paese con parecchie lingue ufficiali ed e` un crocevia di scambi commerciali e di persone, dunque e` normale che la conoscenza delle lingue sia diffusa. L’Olanda e` stata a lungo terra di conquista altrui, e` sempre stata una nazione mercantile, dunque anche li` e` normale che ci sia una propensione atavica allo studio delle lingue. il che ha fatto si che visto che devono per forza rinunciare al doppiaggio (non c’e` un bacino linguistico sufficientemente ampio da renderlo economicamente conveniente) non se ne sono crucciati troppo.

          • Aggiungici pure Croazia e Serbia (come minimo) e il bacino comincia ad essere interessante. Lì molte persone imparano le lingue guardando la TV perciò sicuramente sono aiutate dalla mancanza del doppiaggio.

            Che noi stiamo meglio dei britannici è una tua opinione, francamente non ne sarei tanto certo.

          • Vorresti considerare Slovenia, Croazia e Serbia come un unico bacino linguistico?
            Auguri!

            Lo sloveno e` una lingua fortemente imparentata con le altre due, ma ha una sua autonomia. Un po’ come il portoghese e` una lingua autonoma dallo spagnolo (castigliano), ci si capisce abbastanza gli uni con gli altri ma sono lingue diverse.

            Si potrebbe sostenere che il Serbo ed il Croato siano la stessa lingua, almeno nella forma parlata (nella forma scritta usano addirittura alfabeti differenti). Si potrebbe sostenere solo se uno volesse soprassedere su tante differenze che comunque ci sono, e soprattutto se uno volesse far scoppiare un’altra guerra nei balcani. Io, che ho amici in entrambi i paesi, non farei mai un’affermazione del genere in loro presenza.

            Comunque, i film per bambini (che comunque vengono doppiati in tutto il mondo, compresa l’Olanda, per motivi evidenti) escono in versioni diverse in Slovenia, Croazia e Serbia. Segno che i cinespettatori Sloveni, Croati e Serbi non si ritengono appartenenti allo stesso bacino linguistico.

            Sul fatto che gli italiani parlino le lingue straniere meglio dei britannici, c’e` poco da discutere. Un mio amico (inglese) mi racconto` questa barzelletta:

            “How do you call someone who speaks three languages?”
            “Trilingual”
            “How do you call someone who speaks two languages?”
            “Bilingual”
            “How do you call someone who speaks only one language?”
            “Englishman”

            Nelle scuole inglesi le lingue si studiano pochissimo. La situazione va migliorando (come si vede dal rapporto Eurydice dell’UE, ad esempio), ma c’e` ancora molta strada da fare. In Scozia e Galles e` leggermente meno peggio (e, guarda caso, dei miei tre soli amici britannici che parlano bene italiano senza essere insegnanti di lingue, uno e` scozzese ed una e` gallese…), ma siamo sempre lontani dal resto dell’UE. Persino noi italiani stiamo meglio.

          • Gino, il blog non mi lascia rispondere a te perciò rispondo a me stesso. Slovenia, Croazia e Serbia sono omogenee in quanto la situazione è iniziata ai tempi della Yugoslavia. Il punto è che sono loro a sostenere che vedere una gran quantità di produzioni straniere non doppiate li aiuta a imparare le lingue, se hai amici in quelle nazioni almeno qualcuno dovrebbe avertelo detto.

            Nei paesi anglosassoni, il fatto che il doppiaggio non ci sia è vanificato dal fatto che praticamente non vengono trasmesse produzioni straniere.

            Al contrario, in Svizzera probabilmente il fatto che i programmi vengano doppiati è compensato dal fatto che si tratta di una federazione dove ci sono più lingue ben diverse tra loro.

          • Si, oltre un certo livello non si puo` andare, e si deve rispondere sempre al tuo messaggio del 20/2

            Tu mi dicevi che se alla Slovenia aggiungevi Croazia e Serbia avevi un bacino che cominciava ad essere interessante. Questo era il punto cui rispondevo.

            Si, anche io ho sentito alcune persone che mi dicevano che guardare programmi non doppiati aiuta nell’apprendimento. Ma stiamo parlando di persone motivate ad imparare una lingua straniera, che sfruttano uno strumento. Infatti nei corsi di lingue spesso si usano anche film, telefilm o documentari senza sottotitoli o con i sottotitoli in lingua originale. Mai si usano programmi con i sottotitoli tradotti, invece. Dunque uno strumento diverso da quello che trovi al cinema o vedi normalmente sulla TV di casa, dove i sottotitoli sono tradotti. Ma questo non dimostra che obbligare tutto il pubblico cine/TV di un paese a guardare programmi sottotitolati aumenti automaticamente la loro propensione per la conoscenza delle lingue.

            Fra l’altro, il discorso “noi parliamo le lingue bene perche’ non doppiamo i programmi” l’ho sentito fare anche dai cileni. Il Cile e` l’unico paese importante dell’america latina dove non si doppia. Se vai a confrontarlo con un paese simile nella stessa area, di dimensioni simili, con una storia simile, il miglior paragone e` l’Argentina. Fino alla crisi argentina quei due erano i paesi piu` ricchi del sudamerica, per intenderci. Sono abbastanza confrontabili? Beh, l’Argentina (dove si doppia) e` il miglior paese dell’America Latina per conoscenza dell’inglese (non so per le altre lingue), il Cile (unico paese sudamericano dove non si doppia) e` molto ma molto piu` giu`, ed e` superato da un sacco di paesi dove si doppia.

            Quando scrivi “in Svizzera probabilmente il fatto che i programmi vengano doppiati è compensato dal fatto che si tratta di una federazione dove ci sono più lingue ben diverse tra loro.” stai dando per scontato che il non doppiare aiuti a studiare le lingue, e poi ci giri intorno. La questione e` che, se non si dimostra che ci sia questo aiuto, non puoi presumerlo, e devi considerarlo un fattore ininfluente. Analogamente quando parli di USA e UK. Fra l’altro, li` non e` che non guardino i programmi e i film stranieri per un caso fortuito. Non li guardano perche’ un film o un telefilm sottotitolato e` noioso. Proprio per questo motivo il dittatore Salazar vieto` il doppiaggio in Portogallo! Per evitare che la gente guardasse film stranieri e si facesse idee strane su liberta` e simili. Ovviamente il USA il motivo e` diverso (sospetto che sia una forma di protezionismo economico, peraltro). Noi in Italia guardiamo un sacco di film non italiani e non anglofoni (in confronto agli USA, s’intende). In USA quando vogliono vedere un bel film straniero lo girano di nuovo con attori americani e battute americane!

            Per dimostrare comunque l’utilita` di non doppiare, occorrerebbero due paesi abbastanza simili, uno che doppia tutto ed uno che non doppia nulla, e poi fare il confronto.

            Per esempio, per fare il confronto con l’Italia, dovresti trovare un paese di dimensioni non troppo diverse (diciamo almeno 30 milioni di abitanti, piu` o meno), linguisticamente abbastanza omogeneo all’interno, che non abbia avuto dittature dopo la II GM (perche’ le dittature tendono ad influenzare le scelte sul doppiaggio, vedi il Portogallo), che sia economicamente abbastanza sviluppato.

            Trovamene uno con queste caratteristiche dove non si doppia, e facciamo il confronto.

          • Io ci giro attorno? Io ho riportato considerazioni fatte da persone che affermano che non avere programmi doppiati le ha aiutate a imparare le lingue. Tu cerchi di dimostrare il contrario ma ti limiti a portare esempi di paesi in cui c’è il doppiaggio ma senza portare elementi che possano far pensare ad un nesso di causalità tra l’esistenza del doppiaggio e la conoscenza delle lingue.

            In Italia certamente non vedo un simile nesso di causalità, anzi tra le nuove generazioni la conoscenza dell’inglese sta semmai aumentando grazie alla possibilità molto maggiore rispetto al passato di vedere film e telefilm in lingua originale.

          • Intendo dire che fai un giro circolare, usando come prova dell’utilita` di non doppiare proprio la tua ipotesi che non doppiare aiuti la popolazione a conoscere meglio le lingue straniere.

            Quali altre prove porti? L’affermazione di alcune persone che dicono di essere state aiutate dall’aver guardato programmi non doppiati. Con lo stesso criterio, nessuno dovrebbe mettere in dubbio la medicina omeopatica, perche’ ci sono un sacco di persone che sostengono di essere state aiutate dai prodotti omeopatici.

            Nota che io non sostengo che ci sia un nesso di causalita` fra doppiaggio e buona conoscenza delle lingue.
            Io sostengo che:
            – l’opinione molto diffusa che ci sia causalita` fra non-doppiaggio e conoscenza diffusa delle lingue straniere in una popolazione e` infondata
            – anche la semplice presenza di una correlazione positiva fra le due cose svanisce quando elimini altri fattori piu` importanti (tipo la sostenibilita` economica di un doppiaggio)
            – ho l’impressione che ci sia una piccola correlazione negativa, anche se non e` facile verificarla (l’esempio che ti portavo di Cile-Argentina e` interessante ma non mi illudo che da solo basti a dimostrare il fenomeno)
            – e` quasi impossibile che quella correlazione negativa di cui sopra sia dovuta ad un rapporto di causa-effetto
            – il doppiaggio comunque porta ad un maggior multiculturalismo perche’ a parita` di altri fattori in un paese dove si doppia la gente e` esposta a film di piu` culture diverse

            Non e` vero che ti parlo solo di paesi dove si doppia. Vedi il paragone che facevo fra Cile (che non doppia) ed Argentina (che doppia).

            L’idea poi che in Italia la conoscenza delle lingue straniere sia cresciuta solo perche’ e` piu` facile trovare film o telefilm in lingua originale e` risibile. Puoi trovare una correlazione anche con l’aumento dell’obesita`, ma questo non dimostra che ci sia un rapporto di causa-effetto.

          • Quali parametri oggettivi puoi usare per stabilire che mezzi ha usato una persona per imparare una lingua? Se una persona che conosce alcune lingue dice che guardare programmi in tali lingue l’ha aiutata mi è certamente più facile credere a lei che a una persona con 40 di febbre che sostiene che l’omeopatia funziona. 😛

            Dire che il doppiaggio aiuta a conoscere un’altra cultura sarebbe un parametro oggettivo? Anche senza arrivare agli estremi del caso “La tata” – http://it.wikipedia.org/wiki/La_tata#Versione_italiana – l’adattamento anche quando è ben fatto è un’approssimazione in cui modi di dire e riferimenti culturali vengono modificati. Spesso gli adattamenti italiani sono carenti per cui abbondano le traduzioni in cui le espressioni vengono stravolte. Al contrario, in una nazione in cui i programmi stranieri vengono trasmessi senza doppiaggio, posso realmente imparare espressioni e riferimenti culturali.

            Insomma, contesti a me di citare correlazioni che non implicano nessi di causalità ma nelle tesi che mi presenti tu francamente non vedo neppure correlazione tra l’uso del doppiaggio e l’imparare le lingue, anzi francamente stai perfino rafforzando la mia opinione! 😀

          • Quali parametri oggettivi?

            Confrontare situazioni uguali su tutti i parametri, ad esempio. Un esempio ho provato a fartelo (Cile vs. Argentina). Prova a trovarne tu qualcuno che dimostri la tua tesi.

            Riguardo il fidarsi di episodi limitati riferiti da un campione auto-selezionato.
            Io non ho problemi a credere che una persona che prende tutti i giorni un “sonnifero” omeopatico per prendere il preparato tutti i giorni alla stessa ora inizi ad avere abitudini piu` regolari, e dunque poi dorma meglio. Io posso credere al racconto di quella persona, ma questo non mi convincera` certo dell’efficacia del preparato omeopatico.

            Se una persona che ha la febbre tutte le sere prende un preparato omeopatico e poi si mette sotto le coperte guarisce prima di una persona con la stessa febbre che tutte le sere esce sotto la pioggia. E` merito del preparato omeopatico, o della differenza di comportamento?

            Analogamente, se una persona motivata ad imparare una lingua straniera mi dice che aver guardato i programmi TV senza doppiaggio a scopo di esercizio, non ho problemi a credergli. E` un esercizio che ho fatto anche io per le lingue che ho studiato. Cosi` come compro libri nelle lingue che voglio imparare. Ma per fortuna nessuno sostiene che l’esistenza di libri tradotti causi l’ignoranza delle lingue straniere. Insomma, chi e` motivato ad imparare una lingua, la impara scegliendo gli strumenti che ha a portata di mano, ma non e` detto che imponendo l’uso di un certo strumento fuori da un corso di lingua tutti imparino le lingue. Anzi.

            Dire che il doppiaggio aiuta a conoscere un’altra cultura sarebbe un parametro oggettivo?
            Non ho detto che e` un parametro. Ho detto che e` una mia tesi, che peraltro mi pare abbastanza evidente. E` una tesi distinta dalla presunta correlazione doppiaggioignoranza, ma visto che ti interessa la sviluppo.
            E` indubbio che l’adattamento dei dialoghi quando si doppia perde spesso qualcosa del testo originale. Anzi, diciamo che questo accade quasi sempre. Ma tu pensi che i sottotitoli siano fatti meglio? Li` c’e` un adattamento legato anche al minor spazio, che porta spesso a tagliare le frasi. Non per cattiva volonta` dell’adattatore, ma per necessita` oggettive. Dunque un film doppiato ti porta piu` vicino al contenuto dell’originale rispetto al sottotitolo. Certo, l’ideale sarebbe se tutti parlassimo gia` perfettamente tutte le lingue del mondo, ed allora non ci servirebbero nemmeno i sottotitoli. Ma nessuno le parla tutte. Quando ho visto I Sette Samurai di Kurosawa ho potuto cogliere tanti dettagli perche’ il doppiaggio e` scorrevole, e non richiede di leggere oltre a guardare. Ed il giapponese non lo capisco, ahime`, e non ho nemmeno in programma di impararlo a breve.
            Ma soprattutto il doppiaggio crea un prodotto piu` accattivante.
            Scommettiamo che “La Grande Bellezza” sara` visto, in proporzione, piu` dai tedeschi (che doppiano) che dagli inglesi (che non doppiano)? Dunque, quale popolo si arricchira` di piu` dalla visione di questo film?

          • Se mi vieni a parlare di motivazioni devo dedurre che ritieni che il doppiaggio possa motivare le persone a imparare le lingue per evitarne gli strafalcioni e il piattume delle interpretazioni. 😛

            Noto che comunque parli di cultura e quasi per niente di lingue, due argomenti diversi. Anche qui, non capisco che vantaggi dia il doppiaggio. Preciso che per me i sottotitoli sono come le rotelle delle biciclette, utili come un supporto iniziale, pur con tutte le loro imprecisioni. Tuttavia, i nomi dei luoghi e dei personaggi sono quelli sia nei sottotitoli che nel doppiaggio. In quest’ultimo però mancano totalmente elementi culturali come gli accenti, che a volte sono una parte importante della caratterizzazione, e modi di dire tipici di quella lingua. Qui non è questione di selezionare un campione, è che c’è proprio una perdita qualitativa nel doppiaggio.

          • Non so se nei paesi dove il doppiaggio e` fatto male questo succeda. Ma mi pare difficile. Se cosi` fosse, ne dovremmo dedurre che e` meglio tradurre male i libri, per far si che i lettori siano motivati ad imparare la lingua in cui e` stato scritto il testo originariamente.

            In Italia, invece, pur nella normale variabilita` di qualsiasi prodotto, la qualita` media dei doppiaggi e` buona. Certo, ogni tanto c’e` qualcosa di inguardabile (il primo doppiaggio di Babylon 5, ad esempio, per fortuna poi rifatto), cosi` come ci sono un’infinita` di cose che sono migliorate. Eddy Murphy, ad esempio.

            Nel mio ultimo commento effettivamente ho parlato soprattutto degli effetti di apertura culturale del doppiaggio, che e` appunto tutt’altro argomento. L’ho fatto perche’ oramai mi pare che l’equazione doppiaggio – ignoranza linguistica sia stata abbastanza confutata.

            Effettivamente, in qualsiasi trasposizione in un’altra lingua si perdono accenti e modi di dire tipici. Per esempio, nel film “I Sette Samurai” c’e` un abisso fra la lingua parlata dai samurai e la lingua parlata dai banditi, pur essendo sempre giapponese. Per non parlare della differenza fra la lingua parlata dai banditi e dagli abitanti del linguaggio. O almeno cosi` mi dicono… perche’ io pur avendo ascoltato qualche minuto di audio in giapponese non sono riuscito a percepire nulla del genere.
            Si tratta di elementi che, ahime`, si perdono comunque. Sia col doppiaggio, sia colla voce sovrapposta (stile Irina), sia coi sottotitoli, sia girando da capo il film con attori locali.

            In realta` qualcosina in piu` puoi farla col doppiaggio, in quanto i doppiatori possono comunque fare accenti diversi. Questo per la verita` non sempre funziona bene, ma ad esempio nel caso dei Simpson ha funzionato.

            Lo stesso problema ce l’hai quando traduci un libro, peraltro.
            E` un problema ineliminabile. Guarda caso, uno dei piu` bei libri libri che io abbia letto sull’argomento si chiama “Dire quasi la stessa cosa”. Lo ha scritto qualche anno fa Umberto Eco. Se ti interessa l’argomento della traduzione in senso lato, te lo raccomando. Per goderlo e` utile parlare varie lingue, in realta` 🙂 perche’ altrimenti non puoi confrontare la traduzione con l’originale. Ma penso sia godibile anche per chi non conosce lingue straniere (ne esiste una versione in inglese, ovviamente non coincidente al 100% con l’originale).

            Ci sono traduzioni piu` fedeli e traduzioni meno fedeli. Ma se nell’originale hai i dialoghi che arrivano al tuo orecchio, e nella versione sottotitolata i dialoghi arrivano al tuo occhio, stai guardando un prodotto diverso. Il doppiaggio e` piu` naturale, fra le tecniche di adattamento (tranne il caso del remake con attori locali, s’intende… ma e` proprio roba da americani).

            Hitchcock disse: “Un film circola nel mondo intero. Esso perde il 15% della sua forza quando è sottotitolato, il 10% soltanto se è ben doppiato”

          • Certo, se modifichi in continuazione la tesi poi puoi ritenere di aver dimostrato tutto e il contrario di tutto. L’importante è che sia tu a esserne convinto. 😀

          • Meno male che qui i messaggi rimangono visibili a tutti, e chiunque puo` vedere che la mia tesi (o meglio, le mie tesi, visto che sono due temi distinti) rimane sempre quella che ho formalizzato nel commento del 3 marzo

        • Ma da dove viene la teoria che l’assenza di doppiaggio sia la causa della poca conoscenza di una lingua straniera o che le due cose siano correlate?

          I Paesi anglofoni consumano molto cinema anglofono perche’ in occidente la stragrande percentuale della produzione cinematografica e’ anglofona.
          Quando c’era una forte produzione di cinema italiano l’Italia consumava molto cinema italiano.
          E’ una banale questione di profitti: distribuire una pellicola della lingua locale costa meno che distribuirne una di un’altra lingua doppiata.

          In Paesi molto piccoli e molto pragmatici (Olanda, ad esempio) prima si usava il sottotilaggio, poi direttamente la lingua originale perche’ tanto la gente e’ di fatto bilingue e quelli che non lo sono si attaccano e tirano.

          • C’e` una teoria che si sente spesso in giro secondo cui dove si doppia la gente conosce poco le lingue straniere. E` un luogo comune che si sente spesso, ma totalmente infondato. Al limite, se c’e` correlazione, e` al contrario – se prendi due paesi simili, uno che doppia e l’altro che non doppia, dove si doppia c’e` piu` conoscenza delle lingue straniere.

            Sicuramente doppiare costa piu` che sottotitolare. Ma la differenza nella fruibilita` di un film cambia tantissimo; per una commedia leggera, puo` essere la differenza fra il successo al botteghino e il flop totale (il che magari dimostra che in UK fanno bene a non doppiare i cinepanettoni ).

  2. Ricordiamo che se l’avessero beccata l’avrebbero torturata per farle dire tutto ciò che sapeva sulla rete clandestina che faceva arrivare e circolare i film e poi l’avrebbero ammazzata.

    • +1
      Questo e’ il vero concetto cardine ed e’ questo il motivo per il quale ho scelto di catturare un’immagine con quella frase per accompagnarla all’articolo. A pochi passi da noi non molto tempo fa c’era chi rischiava la propria pelle facendo una cosa che qui era considerata normale e lo faceva perche’ voleva combattere il regime.

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