Nomi degli host in LAN


Ogni host IP in una rete ha almeno un indirizzo e almeno un nome.

Se gli indirizzi sono spesso una classe /24 con spazio di manovra ridotto e, salvo eccezioni, vengono gestiti per lo più in maniera automatica, nella scelta dei nomi si scatenano fantasie e perversioni di utenti e amministratori.

Molti preferiscono ricordare gli indirizzi IP, ma con l’avvento di IPv6 potrebbe essere più complesso e comunque se volete esercitare la memoria c’è sempre La Settimana Enigmistica. Senza contare che questo è un comportamento molto egocentrico da parte di chi si ricorda i numeri.

Non esistono regole generali per battezzare gli host di una LAN ma solamente esempi di come le cose possono andar bene o possono andar male.

Nomi generici e numeri progressivi – È il metodo più blando e lineare, poco incline a errori. I computer si chiamano PC, i server SERVER, le stampanti STAMPANTE (o LASER), gli switch SWITCH. Al nome viene aggiunto una numerazione riempita da zeri a sinistra, quindi PC001, PC002, SERVER01, STAMPANTE01 eccetera. Tenetevi dello spazio per i numeri perché potreste voler saltare da PC025 a PC50 o PC100 se volete marcare una differenza. Questo metodo ha pregi e difetti del fatto di essere generico.

Nomi per funzione o posizione – Il file server viene chiamato FILE, il web server WEB, i PC e le stampanti hanno i nomi delle divisioni (AMMINISTRAZIONE, MAGAZZINO, PRODUZIONE) oppure delle posizioni (PT, 1P, CAPANNONE1, UFFICI); opzionalmente l’host ha anche un numero progressivo. Qui la gestione diventa più complessa: se un host (tipicamente una stampante) viene spostato spesso il nome non viene cambiato per evitare di dover fare il giro dei PC per rimappare la risorsa; oppure se un utente viene spostato si porta appresso il suo PC, che non viene rinominato. I server, specialmente quelli fisici, soffrono del fatto di avere più funzioni, quindi il file server può essere anche web server, o il database server può essere anche printer server eccetera. Questo metodo è perfetto quando viene introdotto ed è già un delirio un anno dopo.

Numeri di inventario – Metodo non proprio user friendly ma molto efficiente: ogni host ha come nome il numero di inventario (o di cespite o come accidente viene chiamato) riportato anche nell’apposita etichetta. Il vantaggio è che il nome è assolutamente univoco e nel momento della gestione del cespite l’amministrazione non può lamentarsi di dover compiere missioni di speleologia nell’archivio fatture. Inoltre il nome dell’host è un backup dell’etichetta del cespite (che spesso fa una brutta fine entro i primi sei mesi). Metodo molto comodo per PC, apparati di rete e stampanti perché il nome rispecchia sempre l’etichetta che dovrebbe essere attaccata all’oggetto, forse un po’ meno per i server.

Nomi di fantasia –  Tanto tempo fa erano quasi obbligatori i nomi di ispirazione astronomica per i server. Negli anni ne ho viste di ogni: dalle isole italiane, ai personaggi della mitologia greca ai Pokemon con un poster dei personaggi su cui ciascuno aveva scritto il proprio nome vicino al personaggio per capire a chi apparteneva il PC. Ammetto di essere caduto anche io in questa trappola nel 1995 quando ho lavorato presso un ISP in cui avevo usato nomi di divinità e regnanti dell’antico Egitto; un controllo del DNS mi dice che due di quei nomi sono ancora nella zona dell’ISP e uno pinga, a testimonianza di come possano sopravvivere certe idee malsane. Se volete farlo, fatelo a casa vostra, in azienda è una pessima idea e rischiate di esaurire lo spazio dei nomi, tipo usare i pianeti del sistema solare e dover battezzare più di 9 server. Lasciate perdere.

Nomi legati al brand o al sistema operativo – Altra pessima idea: cose tipo PROLIANT01, CISCO, COMPAQ02, SBS2011, WINDOWSNT, HPLJ4100 eccetera. Poco pratico perché mi è capitato di dover ribattezzare un server 2003 con il nome che conteneva NT perché era obbligatorio mantenere il nome; inoltre se il server viene virtualizzato si perde il riferimento alla marca/modello. Ci potrebbe anche essere un blando problema di sicurezza perché chiunque con un colpo d’occhio all’elenco degli host sa che modelli di hardware sono installati.

Nomi degli utenti – All’inizio sembra una bella idea, poi il PC ROSSI passa a BIANCHI per un normale avvicendamento di personale; oppure viene assunto un omonimo di VERDI che avrà come PC VERDI1. Peggio ancora: tutti sanno qual è il PC dell’AD o del responsabile del personale, eccetera. Poco bello dal punto di vista della sicurezza e poco pratico.

I codici fiscali – Questo è un metodo che si può applicare a ciascuno degli altri ed è un inutile livello di complessità aggiuntivo. Si tratta di creare nomi compressi eliminando lettere più o meno a caso o invertendo delle lettere. Quindi SERVER diventa SVR, SRV, SRVR a cui magari si aggiunge LNX, LIN, LN, RH, DBN, WIN, WND, W2K, W2K8, W2KSBS, W2K8ENT, W2K8R2 e magari anche la posizione (1P, PT, CORR, PROD) e poi anche il numero, quindi qualcosa come SRV2K01 o SWHP1P01. Se poi ci si inventa qualcosa anche per la funzione il teatrino è compelto: SVRHFW01, SRWNDFIL02.  Ovviamente l’algoritmo di naming è in testa ad una sola persona, la quale non è nemmeno detto che mantenga nel tempo la coerenza dei nomi. Ma perchè? PERCHÉ?!

Quando si battezzano gli host bisogna tener presente almeno questi fattori: predicibilità, praticità, coerenza, ma soprattutto semplicità. Deve essere facile ricordare un nome, dettarlo al telefono o farlo imparare a chi è nuovo.

Tutto questo vale per le LAN, in caso di reti geografiche o comunque organizzazioni con sedi diverse le regole possono essere totalmente diverse, in quanto si inseriscono altri livelli di complessità.


2 risposte a “Nomi degli host in LAN”

  1. La morale di questo articolo e` che non esiste un metodo sensato per nominare gli host. Ogni metodo ha i suoi difetti, grandi o enormi. Mai piccoli.

    Credo anche io che i santi possano essere di aiuto, se non altro per la sanita` mentale dell’admin.

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