Sulla disinformazione e sulla giustizia.


Giustizia?Immaginate, un giorno, di essere uno degli imputati di un processo, un processo dove i periti scelti dalla procura sono solo ed esclusivamente periti della parte avversa.
Immaginate che nei mesi prima e in quelli durante lo svolgersi delle udienze i media tradizionali (stampa e televisione) diano ampio spazio alla vicenda raccontandone, ma sempre in modo superficiale, solamente alcuni frammenti arricchiti di bugie e di falsità che sono supportate da interviste alla parte a voi “avversa”. Il tutto con l’unico scopo di farvi apparire come dei mostri agli occhi dell’opinione pubblica.

A dire il vero non c’è affatto bisogno di immaginare nulla, perchè quelli che ho appena descritto sono i due punti focali del cosiddetto “Processo Green Hill” che si è concluso il 23 Gennaio 2015 con la sentenza di condanna (inferiore alle richieste del PM) di 3 dei 4 imputati, sentenza che è poi stata festeggiata su tutti quei media nazionali che, sin dall’inizio, avevano già deciso chi fosse il colpevole.

L’intera vicenda ha inizio qualche anno fa, con le prime proteste e i primi esposti fatti da alcuni gruppi di animalisti, supportati sia dai video di quel tale Edoardo Stoppa di cui ho già parlato per le sue bugie contro la ricerca sia da alcuni “nomi noti” come quello di un ex ministro, fervente animalista ma socio fondatore di un azienda di commercio ittico a fini alimentari.
Il 28 Aprile 2012 alcuni animalisti fecero una vera e propria irruzione all’interno dell’allevamento, “liberando” alcuni beagle, contaminando e di conseguenza danneggiando alcune parti della struttura. Il tutto ovviamente di fronte alle telecamere di alcuni media nazionali.
Per questo atto gli autori sono giustamente finiti sotto processo con accuse che vanno dalla violazione di domicilio alla rapina, dal danneggiamento al furto. Ma durante le udienze, però, l’avvocato della difesa ottiene dal giudice il permesso di accedere all’allevamento solo ed esclusivamente con un proprio perito e redige un verbale dove si sottolineano presunte violazioni alle leggi in vigore in relazione alle gravi condizioni in cui venivano tenuti gli animali. Il Pubblico Ministero decide quindi di aprire un nuovo filone di indagini per “maltrattamento e uccisione immotivata degli animali” e, quindi, parte il processo “contro Green Hill“.

Prima ancora dell’inizio di questo processo e per tutta la durata dello stesso, i media nazionali hanno spesso trattato l’argomento in modo poco obiettivo, spesso raccontando bugie. L’importante, infatti, non era fornire una onesta visione della realtà, ma colpire “la pancia” del pubblico fornendo informazioni, anche false, nella speranza che a nessuno venisse la voglia di approfondire la vicenda e magari scoprire la verità… insomma il tipico atteggiamento di chi, per portare avanti una tesi, è costretto a mentire oppure semplicemente a cambiare la realtà.
Un piccolo esempio lo fornisce questo articolo, dove sono raccolte le 10 più incredibili falsità che sono state diffuse e che nonostante la gravità non sono arrivate nel dibattimento del processo.

Qualche giorno fa sono anche state rese pubbliche le motivazioni della sentenza del processo e da una prima analisi ci sono molti punti che possono lasciare un po’ sconcertati. E’ anche vero che avendo seguito il processo con attenzione avevo già notato alcune aspetti che ho sempre personalmente reputato come… strane imparzialità.

Prendiamo ad esempio le ispezioni che venivano fatte all’allevamento.
A fronte di 68 ispezioni fatte nel corso degli anni, il giudice sembra aver tenuto conto solo dell’ultima. Tra quelle che non sono state tenute nemmeno in considerazione c’è quella più importante in quanto effettuata dall’’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna che è certamente la massima autorità italiana in materia. L’esito di questa ispezione, arrivata a sorpresa (l’allevamento ha ricevuto la notifica solo 30 minuti prima) il 23 Gennaio 2012 e che è durata ben 7 ore, è stato più che positivo. Ma il giudice forse ha ritenuto che il preavviso di 30 minuti potesse permettere ad un gruppo di maghi illusionisti di rendere idonea una struttura che conteneva 2300 animali e pertanto pare che ne abbia totalmente ignorato gli esiti positivi, che dimostravano quanto l’allevamento fosse in linea con la legge e con le norme ad essa collegate.
L’unica ispezione che è stata ritenuta valida è stata quella effettuata dal Corpo Forstale dello Stato con l’ausislio di 2 veterinari molto particolari, uno famoso per le sue battaglie animaliste, mentre l’altro partecipava regolarmente a tutte le manifestazioni contro l’allevamento di Green Hill.
Se si mette in dubbio la professionalità dell’IZSLER e dei veterinari che hanno svolto le precedenti 66 ispezioni, credo che sia lecito avere dubbi sull’obiettività di una sola ispezione fatta solo con veterinari di parte.

Ma quello che io reputo un atteggiamento imparziale non l’ho notato solo nel discorso ispezioni, ma anche nel modo con cui è stata trattata l’imputazione relativa all’uccisione non necessaria dei cani. In tre anni a Green Hill vengono effettuate 44 eutanasie a fronte dei 9000 cani. Il giudice, nonostante la difesa abbia portato a processo tutti i documenti ed i dati scientifici che ne hanno dimostrato la necessità, sembra aver preferito solo ed unicamente la scelta della perizia di un veterinario che è dal 2010 socio onorario della LAV che è stata parte civile al processo. Sul sito dello stesso veterinario ci sono numerosi link ad altri siti che sono apertamente schierati contro la Sperimentazione sugli Animali, il che mi rende difficile accettare l’imparzialità delle sue valutazioni.
A conferma della mia impressione su questo discorso, noto come non sia stato effettuato alcun esame necroscopico sulle carcasse (che erano presenti nelle celle frigorifere dell’allevamento) e vengo particolarmente colpito dal fatto che questo esame era stato originariamente chiesto dal PM ma quando la Marshall ha richiesto la presenza di un proprio perito, l’esame è immediatamente diventato non più necessario.

44 eutanasie in tre anni a fronte di 9000 cani. Calcolatrice alla mano si parla di poco meno dello 0,5%. Un dato che mi piacerebbe mettere a confronto con tutti quegli allevamenti di cani che vengono sponsorizzati proprio dalla LAV e dalle altre associazioni animaliste. E non solo, perchè proprio questo argomento mi porta a ragionare su un altro esempio di disinformazione o, più precisamente, informazione incompleta sulla vicenda.
Come recentemente riportato dall’Ansa, la LAV ha denunciato oltre 6000 uccisioni di Beagle nel corso degli anni. Queste, però, sono non sono mai arrivate a processo e, nonostante la LAV le abbia usate per commentare la sentenza ha ovviamente omesso che queste si riferivano ad un periodo di 5 anni e soprattutto al dato della normale mortalità da parto per la specie, come la Marshall stessa ha dichiarato in un comunicato stampa che fa riferimento proprio agli atti del processo… comunicato che ovviamente non è stato diffuso da alcun media. Chissà come mai.
D’altronde i media hanno anche volutamente ignorato di raccontare la verità su Vegan, la prima cagnolina che fu “liberata” e che a causa della necessità di utilizzarla come propaganda con i media, è stata per diverse ore sotto il sole al punto tale che la sua cucciolata ha avuto un altissimo tasso di mortalità.

E proprio il tasso di mortalità dei cuccioli dopo il parto è un altro argomento di cui si sa molto poco, nonostante sia effettivamente una informazione piuttosto importante per capire la differenza di trattatamento tra Green Hill e il successivo custode giudiziario.
La media dei cuccioli partoriti da quella sottorazza di Beagle (creata e brevettata dalla Marshall stessa) che sopravvive dopo sei mesi dal parto è di 6 cuccioli. Prima del sequestro dei cani da parte della Forestale e pertanto quando i cuccioli erano a Green Hill, il tasso di sopravvivenza dopo 6 mesi era piuttosto alto, con una media di 4,8 cuccioli. Ma una volta affidati al custode giudiziario (che mi risulta essere la LAV) e utilizzando proprio i dati e le informazioni fornite dalla stessa LAV, questo tasso di sopravvivenza è crollato sino al valore di 1,5 cuccioli.
Personalmente lo trovo tristemente basso per chi dice di combattere per gli animali, o sbaglio?

Esiste anche una strana “anomalia” che nessuno ha voluto riportare, ma che risulta tra i dati e documenti del processo. Quando la Forestale ha effettuato il sequestro preventivo dei 2639 Beagle, ha prestato molta attenzione alla verifica di tutti i numeri di identificazione (a norma di legge devono essere indicati o con un tatuaggio o con un microchip) e li ha segnati in un elenco che è stato poi consegnato alla LAV in qualità di custode giudiziario. Durante il dibattimento, però, la difesa ha sottolineato come grazie a qualche strana magia, alcuni dei codici in mano al custode giudiziario non corrispondevano più ai Beagle originali, ma a dei cani di razze completamente diverse… e in un caso anche di un gatto.

L’associazione Pro-Test Italia ha seguito tutta la vicenda con grande attenzione e, oltre ad aver assistito alle udienze del processo, ha iniziato una attenta analisi delle motivazioni della sentenza, confermando quello che è stato il pensiero comune di tutti coloro che hanno voluto seguire tutta la storia con un occhio più critico e senza farsi prendere dalla pancia, ossia che questo processo non sembra affatto essere contro la Marshall Bioresources (proprietaria dell’allevamento Green Hill), ma contro la Sperimentazione Animale al punto che sembra che sia stata usata una legge disegnata per gli animali d’affezione poichè per quella a cui dovrebbe essere sottoposto un allevamento non sembra risultassero alcune violazioni.

Ma ovviamente la disinformazione su questa vicenda e sull’argomento Sperimentazione Animale in genere è incredibilmente forte. I media continuano ad ostacolarla, colpendo la pancia di chi legge o ascolta le notizie chiamandola “vivisezione”, spesso denigrandola, evitando di affrontarne il discorso in modo serio e obiettivo ammettendo che, volenti o nolenti, oggi come oggi è uno strumento necessario.

Già… necessario. Ma tornerò sull’argomento in futuro.

 


2 risposte a “Sulla disinformazione e sulla giustizia.”

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