La X non indica mai il punto dove atterrare


Landing Zone 1

Qualcuno ha detto che ho esagerato nel definire questo un traguardo storico nella storia dell’umanità e sicuramente è vero che non si tratta dello sbarco sulla Luna o su Marte.
Nonostante questo, il traguardo raggiunto da SpaceX la scorsa notte è qualcosa di straordinario.

Ricordiamoci che veniamo da anni in cui l’esplorazione spaziale è stata sostanzialmente inesistente per quanto riguarda i voli umani e un dettaglio di poco conto – pochi soldi e poche idee, nonostante risultati spesso di alto livello – per quanto riguarda le sonde robotizzate.
Se pensiamo che gli Stati Uniti da anni non hanno un mezzo per mandare astronauti in orbita e si affidano a vettori della Federazione Russa, viene un po’ da ridere e un po’ da piangere pensando agli anni in cui il “dominio” dello spazio era un obiettivo primario e un riflesso della influenza terrestre di quelle che erano le due superpotenze.

Dopo aver conquistato la Luna, ci siamo accontentati di spendere cifre, è il caso di dirlo, astronomiche per costruire stazioni spaziali e per continuare a inviare mezzi e persone in orbita, senza mai avere un piano serio di esplorazione, senza parlare di colonizzazione, oltre la Luna.

Poi è arrivata SpaceX: una azienda che non solo offre lanci spaziali a costi concorrenziali, ma che intende usare il suo know-how e i soldi che guadagna per avviare un progetto di colonizzazione dello spazio.
Abbiamo già avuto modo di parlare di SpaceX e dei suoi piani di rendere lo spazio più accessibile sopratutto tramite lo sviluppo e l’uso intensivo di vettori riutilizzabili, in questo caso non progettati al contrario come la Space Shuttle.

Dopo una serie di fallimenti, finalmente nella notte è successo quello che tutti pensavamo incredibile e fantascientifico: SpaceX ha lanciato con il nuovo vettore Falcon 9 v1.1 una piccola costellazione di satelliti di Orbcomm e contemporaneamente ha recuperato il primo stadio del razzo facendolo rientrare dallo spazio e atterrare – esattamente sulla X del logo 🙂 – nella cosiddetta Landing Zone 1 a Cape Canaveral.

Il lancio e il recupero sono avvenuti a notte fonda in Italia e forse non tutti sono rimasti svegli nonostante il richiamo del geek lo richiedesse, di conseguenza ecco qui sotto la replica completa dell’evento come pubblicato su YouTube (non sono riuscito a incorporare la diretta di Livestream).

Notate lo stile comunicativo di SpaceX: prima della diretta una serie di interviste e visite alle linee produttive, oltre che spiegazioni agli spettatori profani.
Prima e durante il lancio, in basso alla schermata è visualizzata una timeline commentata, in alto a destra i dati basici della telemetria e delle brevi spiegazioni su quello che sta accadendo, come fosse un liveblog.
Ciliegina sulla torta: un post di Elon Musk poco prima del lancio che si prende il disturbo di spiegare le basi della meccanica celeste al grande pubblico.

Si vede che sono un gruppo di persone che – per lo meno nelle posizioni chiave – sanno quello che fanno e ne hanno passione. Stanno perseguendo un obiettivo chiaro e ci mettono tutto il loro impegno.

Non commento oltre questo risultato che io continuo a ritenere straordinario: rimando il lettore interessato alla pagina sulla Wikipedia, all’accont di SpaceX su Flickr e alla pagina dell’evento su Livestream.

Chiudo con un elequente tweet del mattino dopo:


Una risposta a “La X non indica mai il punto dove atterrare”

  1. Sembrava un film di fantascienza, col razzo che atterra sul pianeta. In questo caso il nostro. Grande impresa!

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