Non servono coltelli senza filo


Apple ha compiuto una mossa coraggiosa con la pubblicazione di una lettera aperta ai propri clienti (americani).

Nella lettera Apple rivela che l’FBI avrebbe chiesto, in sostanza, di indebolire la sicurezza dei dispositivi iOS e di creare una backdoor che permetterebbe agli agenti di accedere facilmente alle informazioni personali registrate su di essi. Questo è il testo dell’ordine emesso dal giudice.

Apple dice di non aver dato seguito a questa richiesta e chiede che venga aperto un dibattito tra gli Americani su questo tema.

Tempo fa Google aveva dichiarato di essersi opposto alle ingerenze dell’FBI e Microsoft si era unita a Apple nella protesta.

La resistenza alle pressioni federali delle grandi compagnie è fondamentale perché sono solamente loro che possono sperare di riuscire a contrastare le richieste federali e ad impedire che passino leggi dannose per tutti (non solo per gli Americani).

Indebolire la sicurezza crittografica di un dispositivo non permette agli inquirenti di arginare gli attentati tanto quanto la vendita di coltelli non affilati bloccherebbe i delitti con armi da taglio.

Tra i politici e assimilati c’è la presunzione che una crittografia forte sia uno strumento utilizzato solamente (o prevalentemente) dai malviventi. La linea di pensiero è “se i malviventi utilizzano la crittografia, allora posso impedirlo mettendo fuori legge la crittografia”. Quando un malvivente legge una cosa del genere si fa una risata, guarda il suo AK-47 con il numero di serie abraso e continua a contare i dollari falsi.

C’è di più: nell’era digitale la crittografia non è solamente una tutela di riservatezza, ma definisce anche identità e possesso.

È grazie ad algoritmi crittografici sempre meno attaccabili che possiamo essere certi che un sito internet sia chi dice di essere o una mail provenga effettivamente dal mittente indicato.

Gli stessi algoritmi vengono utilizzati per concedere l’utilizzo di un contenuto solamente a chi ne ha il diritto.

Inoltre quando viene creata una backdoor o una master key non c’è nessuna sicurezza che queste vengano utilizzate solamente dagli agenti federali o da chi ne ha il diritto legale, anzi c’è la ragionevole certezza che la utilizzino tutti: dal CSS dei DVD alla master key di HDMI alle chiavi dei lucchetti TSA, ci sono un sacco di esempi che lo dimostrano.

Se si indebolisce un sistema, le prime vittime sono sempre le persone oneste.


2 risposte a “Non servono coltelli senza filo”

  1. Sono dell’idea che ormai simili richieste dimostrino

    a. una sfacciataggine nel prevaricare certi diritti inviolabili degna della peggiore distopia orwelliana;
    b. una pericolosa ignoranza su meccanismi e sistemi ormai di uso comune.

    e di certo una cosa non esclude l’altra.
    Il rischio qui è anche di sviare l’attenzione colpevolizzando, in questo caso la Apple, di mancata collaborazione nelle indagini doverose. Che in fondo è quello su cui uno stato di polizia farebbe leva…

  2. Ciao Luigi,
    un pedantissimo commento tecnico: se per «AK-47» ti riferisci ad un arma che spara a raffica, non c’è bisogno di limare la matricola per essere fuori dalle regole; a chi delinque con dollari falsi, non occorre un AK. Funziona così.
    😉

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