Categoria: Hardware

  • Un miliardo di frame al secondo

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  • Microprocessore quantistico

    Un gruppo di studiosi dell’università di Bristol (UK) ha messo a punto il primo chip quantico a fotoni riprogrammabile che sfrutta l’entanglement quantistico per eseguire le operazioni di calcolo.

    Tra i passi in avanti rispetto ai prototipi precedenti ci sono le dimensioni: questo chip ottico è grosso solamente 70×3 millimetri, un notevole passo in avanti rispetto ai precedenti le cui dimensioni si misurano in metri.

    Questo chip potrebbe essere l’equivalente ottico dei primi chip elettronici, in quanto potrebbe portare per la prima volta questo tipo di tecnologia all’interno dei normali computer.

    I campi applicativi di questo tipo di processore sono ancora tutti da esplorare. I qubit, l’unita di informazione dei chip quantistici può assumere i valori 0, 1 o, a differenza dell’omologo bit, la sovrapposizione quantica dei due valori. Gli algoritmi per sfruttare questa tecnologia sono ancora allo stato larvale ed è solamente con i primi usi pratici che si potrà iniziare ad esplorare questo campo.

    Nel frattempo qualcuno ha già postulato l’equivalente quantistico della legge di Moore. (via Slashdot)

     

  • Idee geniali ma non pratiche?

    Girovagando nella rete ho incontrato questo link.
    Come si può vedere, è un concept art per delle pile ricaricabili mediante USB. Alla mia mente quasi del tutto ignorante sulle dinamiche di queste cose è parsa un’ottima idea ma la lettura dei commenti al post mi hanno fatto sorgere dei dubbi sulla sua attuabilità. Ma la domanda che mi chiedo più di tutte è forse la più banale: ma le pile per loro natura non devono essere del tutto chiuse? Nel senso, un’apertura laterale può inficiare le capacità di una pila? Al punto che forse un semplice caricabatterie USB da computer forse è un’idea più pratica… Specifico forse che a me le idee strampalate piacciono al di là della loro praticità e attuabilità…

  • Un concetto antiquato

    Primo piano della consolle del navigatore di una nave stellare classe ExcelsiorNegli ultimi due fine settimana ho dedicato qualche ora alla visione delle sessioni registrate durante la BUILD developer conference dello scorso Settembre e a provare un poco la preview di Windows 8 (no, niente di illegale).
    E’ stata una interessante visione sul futuro. Si tratta senza dubbio di una rivoluzione non solo in Windows come prodotto, ma nell’essenza stessa dell’informatica per come Microsoft l’ha sempre concepita. Semplicisticamente si potrebbe dire che la Microsoft sta imparando dall’esperienza di Apple nel mondo dei tablet, degli smartphone e delle apps.
    In effetti il nuovo Windows 8 è progettato per funzionare sui tablet così come sui PC da tavolo: si è puntato molto sul concetto che tipi diversissimi di computer – dal tablet con microprocessore ARM alla workstation professionale o per il gaming estremo – facciano comunque girare lo stesso Windows 8 con la stessa interfaccia.
    L’interfaccia appunto non è più basata sul binomio Desktop/Menu Start, ma su una schermata piena di active tiles, piastrelle che rappresentano apps, ovvero applicazioni di ogni genere o parti dell’interfaccia di una applicazione. (altro…)

  • Computer in viaggio

    Può capitare di dover andare all’estero per lavoro e verificare sul campo che, come al solito, il bello degli standard è che ce ne sono tanti tra cui scegliere.

    Se, fortunatamente, tutto il mondo civile ha oramai i plug RJ-11 per il telefono (le poche volte che serve), non ci siamo ancora accordati sullo standard dei connettori di alimentazione.

    Una soluzione che ho implementato da un paio d’anni è costruirmi un adattatore universale come quello raffigurato nella fotografia.

    Ho riciclato un cavo con connettori IEC 60320 C13 e C14 pressofusi in cui al posto del connettore C13 ho messo una presa CEI 23-16/VII a 10A. Il cavo C13-C14 era utilizzato, prima che diventasse illegale, per collegare il monitor all’alimentatore del PC. Adesso è utilizzato principalmente per collegare i dispositivi agli UPS o ai PDU.

    L’assunto che sta dietro questo tipo di cavo è che in ogni ufficio del mondo c’è scarsità di adattatori per i cavi di alimentazione stranieri, ma c’è sovrabbondanza di cavi locali per PC con la spina locale e la presa C13.

  • Il robot ciclista

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    Un androide in grado di utilizzare una bicicletta e di mantenere, secondo il suo sito, l’equilibrio solamente utilizzando lo sterzo anteriore della bicicletta.

    Ok che è un modello in scala ridotta, ma la soluzione di un problema simile è tutto fuorché banale. (via Stefano Quintarelli)

  • Tutto con un solo pulsante

    Se c’e` un paradigma sbagliato nel mondo della tecnologia, questo  e` “meno pulsanti = piu` facile”.

    Televisori, radio, media player, e anche dispositivi decisamente meno “consumer” come i caricabatterie da modellismo o le radio da radioamatori, hanno tutti una tragica mancanza di pulsanti. Spesso basterebbero uno o due pulsanti in piu` per rendere l’interfaccia intuitiva e comoda da usare, ma a quanto pare chi disegna le interfacce pensa che “meno pulsanti” significhi “piu` facile”.

    E cosi` ho un caricabatterie che ha 4 pulsanti al posto di 6, e a causa di questa limitazione ognuno dei pulsanti ha 3 funzioni che cambiano (senza alcuna indicazione visibile) a seconda del “contesto” in cui ci si trova nel menu`. Se ne avesse avuti 6 (e una migliore logica nei menu`) ogni pulsante avrebbe avuto la sua funzione che non cambia mai.

    E allo stesso modo ho una radio che ha una trentina di pulsanti e manopole, ma se ne avesse 40 sarebbe molto piu` rapida da usare, senza entrare e uscire continuamente dai menu` per selezionare funzioni che si usano spesso, come la larghezza del filtro di ingresso o il notch.

    Un frullatore che abbia una sola velocita`, sara` perfetto con un solo interruttore. Ma se il frullatore ha 6 velocita`, e` piu` comodo avere 6 pulsanti uno per velocita`, oppure dover premere l’unico pulsante 6 volte per andare alla velocita` massima, e 1 volta per andare alla minima? A me la risposta sembra ovvia, ma a chi costruisce il frullatore, sembra altrettanto ovvio che la risposta sia “un solo pulsante”.

    Ditemi voi, sono io che penso in modo sbagliato?

  • La sindrome da hard disk pieno

    Io la chiamo così. È una sindrome, ovviamente, ed è estremamente facile da diagnosticare.

    Hai un hard disk da 20 MB? Hai 21 MB di dati da mettere sull’hard disk.

    Hai un hard disk da 128 GB? Hai 129 GB di dati.

    Hai un hard disk da 6 TB? Hai 7 TB di dati.

    (altro…)

  • Chiavetta USB originale

    Finished 1Si trovano in giro moltissime chiavette USB, più o meno originali o divertenti.

    Evil Mad Science Laboratories propone un’alternativa divertente alla solita chiavetta USB.

    Per realizzare questo progetto serve una chiavetta sottile e un cavo USB da rottamare. (via Mikko Hypponen)

  • Mouse di Troia

    Oramai il vettore di penetrazione a mezzo chiavette USB disseminate nel parcheggio o spedite per posta è noto a (quasi) tutti: le persone che lavorano in ambienti sensibili sanno che eventuali chiavette USB di provenienza ignota devono essere analizzate prima dal personale IT.

    Netragard era stata incaricata di eseguire un test di penetrazione in una ditta in cui le persone erano difficilmente ingannabili con la solita chiavetta persa nel parcheggio. I termini dell’incarico prevedevano che non venissero utilizzati metodi di social engineering, mail, telefoni o accessi fisici alla vittima.

    I tecnici di Netragard hanno, quindi assemblato con materiale off the shelf un mouse all’interno del quale si trovava un hub USB e una flash USB. Collegando il mouse al computer si collegava, in realtà un hub USB a cui erano collegati il mouse e una chiavetta USB con del malware costruito ad hoc.

    Il tutto è stato confezionato in un confezione regalo con depliant e documentazione fasulli e inviato per posta alla vittima. Inutile dire che l’attacco è riuscito. (via Netragard Blog, con molti dettagli tecnici)

     

  • Standardizzazione: cui prodest?

    Siamo nel 2011, ma a giudicare da alcuni avvenimenti sembra proprio che qualche entità, anche di grosse dimensioni sia rimasta negli anni ’40… del secolo scorso.
    Mi riferisco in particolare alla recente vicenda che ha contrapposto il veterano del caffè in Italia, l’azienda Vergnano, al colosso alimentare elvetico Nestlè.
    Per riassumere molto brevemente la vicenda, pochi giorni fa il produttore italiano ha lanciato una linea di cialde monodose per caffè compatibili con il sistema Nespresso (What else?).
    La pubblicità recita così:

    E’ arrivato.
    E’ italiano.
    E’ al supermercato.
    Èspresso le capsule sono compatibili con le macchine da caffè Nespresso

    Il mercato delle cialde monouso al momento rappresenta poco più del 3% del consumo di caffè in italia, ma l’azienda Vergnano ha deciso di buttarsi in questo mercato visto i tassi di crescita di questo – solo per ora – piccolo mercato. Con intelligenza, l’azienda italiana ha deciso di non reinventare la ruota e di non sfidare il gigante – come ha fatto Lavazza – inventandosi la ruota daccapo, ma si attaccata invece al carro dei vincitori, quelli che a colpi di boutiques e spot milionari (girati a Milano, ma  con cast Hollywodiani) dominano il mercato del caffè “semplice da fare”.

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  • Le fiere-mercato della fuffa elettronica

    Erano nate come mercati dell’elettronica per radioamatori e appassionati di elettronica autocostruita, a partire dallo storico Radiant e sono diventati dei mercati di ogni tipo di immondizia elettronica e non.

    Eppure sono divertenti, se prese a piccole dosi e visitate in compagnia.

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