Tag: crittografia

  • Non servono coltelli senza filo

    Apple ha compiuto una mossa coraggiosa con la pubblicazione di una lettera aperta ai propri clienti (americani).

    Nella lettera Apple rivela che l’FBI avrebbe chiesto, in sostanza, di indebolire la sicurezza dei dispositivi iOS e di creare una backdoor che permetterebbe agli agenti di accedere facilmente alle informazioni personali registrate su di essi. Questo è il testo dell’ordine emesso dal giudice.

    Apple dice di non aver dato seguito a questa richiesta e chiede che venga aperto un dibattito tra gli Americani su questo tema.

    Tempo fa Google aveva dichiarato di essersi opposto alle ingerenze dell’FBI e Microsoft si era unita a Apple nella protesta. (altro…)

  • False promesse

    Molte persone non tecniche credono che un algoritmo di crittografia inattaccabile in tempi ragionevoli favorisca solamente i criminali.

    Chiariamo subito che la frase “se non hai nulla da nascondere, non devi nascondere nulla” è tipica dei regimi dittatoriali o totalitari e deve essere ribaltata in “se non ho nulla da nascondere non devi venire a cercare nulla qui da me”.

    Dobbiamo partire dal principio inviolabile che la privacy sia un diritto non negoziabile e mantenere saldo questo principio, ad ogni costo.

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  • SHA-3

    Il NIST ha scelto l’algoritmo da utilizzare per la funzione hash SHA-3: la funzione Keccak (pron. [kɛtʃak] come ketchup) ideata da Guido Bertoni, Joan Daemen, Michaël Peeters e Gilles Van Assche.

    Gli algoritmi di hash sono molto utili nell’informatica e nella crittografia.

    In informatica si possono usare per confrontare più velocemente stringhe più lunghe: se voglio, ad esempio, individuare tutti i file uguali tra loro su un disco mi conviene creare un hash associato ad ogni file (con il suo path), metterli in ordine e verificare i doppi. Questo permette di elaborare delle stringhe di pochi byte anziché file considerevolmente più grossi.

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  • Un https migliore

    Tutti sappiamo che il protocollo https permette ad Alice e Bob di scambiarsi messaggi senza che Charlie, costantemente in ascolto sulla linea, li legga.

    Ogni browser utilizza degli espedienti grafici per indicare che la connessione in corso non è facilmente intercettabile e leggibile.

    Ma c’è un tipo di https che offre una sicurezza maggiore rispetto ad un altro e, per ora, i browser non hanno sistemi di avviso immediatamente riconoscibili per informare l’utente in merito.

    Innanzi tutto, una carrellata su come funziona il protocollo https. I due attori in gioco (Alice e Bob) sono il client (browser dell’utente) e il server. Lo scopo è fare in modo che Charlie non legga i dati che passano in ciascuna delle due direzioni.

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