Tag: giornalisti

  • La disinformazione è un male. Sempre!

    Un paio di giorni fa il ricovero ad Oristano di un bambino di 10 anni per infezione da tetano ha ulteriormente animato le discussioni relative ai vaccini. Peccato che a peggiorare la situazione (come se ce ne fosse bisogno) questa volta si siano messi di mezzo i media che con una buona dose di disinformazione hanno distolto l’attenzione dal vero e proprio problema spostandola su altri aspetti. (altro…)

  • Colpire la pancia per non far usare il cervello

    Ne ho parlato un paio di settimane fa, presentando l’evento “Stand Up For Science” che si è svolto a Milano il 18 Dicembre, ma mi vedo costretto a riparlarne anche oggi. Il 1° Gennaio 2017 entrerà in vigore il vergognoso Decreto Legislativo 26/2014 che, recependo male e in modo restrittivo la Direttiva Europea 2010/63/Eu, non solo ci metterà in mora (si parla di 150.000 €/giorno) dinnanzi all’Europa, ma fermerà ogni possibile ricerca, che coinvolge l’uso degli animali, sia sulle sostanze d’abuso che sugli xenotrapianti.
    E, puntuale come un orologio svizzero (altro…)

  • Tecnologia, ignoranza e il Corriere del Veneto

    articolo-ridicoloSarà, ma continuo a stupirmi nel vedere giornalisti che, prima di scrivere un articolo, non provano ad informarsi sull’argomento che vogliono trattare. Non pretendo certo di diventari degli esperti, ma almeno conoscere la basi di quello di cui si parla mi sembra il minimo sindacale.
    Troppo spesso mi imbatto in articoli imbarazzanti, come quello del Corriere del Veneto, postato su Facebook qualche giorno fa dall’amica Betta, dal titolo “Allarme bomba sotto il ponte, ma è un dispositivo per i Pokemon“. (altro…)

  • Vergogna. E basta!

    Fa piuttosto discutere una triste vicenda, raccontata per prima da “La Nuova Ferrara“, che vedrebbe coinvolta una mamma che avrebbe deciso di ritirare la figlia di dieci mesi e mezzo dall’asilo a causa della presenza all’interno della struttura, di una ausiliaria (altro…)

  • “Non mi piace” : la malafede e l’arte di non capire un beep

    Il 9 Settembre Mark Zuckerberg (che per chi ancora non lo sapesse, è il Signor Facebook), ha tenuto una delle solite sessioni di Q&A durante la quale è stata proposta una domanda piuttosto semplice:

    We need to have more options than just a “Like” button. Why don’t we have other options like “I’m Sorry”, “Interesting”, or “Dislike”?

    Mark ZuckerbergMark ha quindi esordito spiegando che (altro…)

  • Informarsi prima… no?

    Sono circa le sette di un normale lunedì, sono sulla strada del ritorno a casa e come faccio quasi sempre quando sono in Italia ascolto il GR di Radio 24. La voce principale di questa edizione è quella di Alesso Maurizi che, come sempre, inzia con la lettura dei titoli. Dopo quello ovvio sulla situazione in Grecia, il secondo parla di Uber. Ma qualcosa (altro…)

  • Umberto Eco e la conferma delle sue parole.

    umberto-eco-socialIl 10 Giugno scorso Umberto Eco ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Comunicazione e Cultura dei Media dell’Università degli Studi di Torino e, a seguire, ha incontrato i giornalisti parlando tra le altre cose del rapporto tra giornalismo e la rete.

    Molte fonti hanno voluto “sintetizzare” il contenuto di questo incontro riportando solo ed esclusivamente questa sua frase:

    (twitter, nda) da diritto di parola a legioni di imbecilli

    e, com’era facilmente prevedibile (altro…)

  • Odio dar ragione a Grillo ma…

    11 Giugno 2015. Il risveglio dal letto dell’albergo di Amburgo (che oramai conosco fin troppo bene visto che è da Gennaio che ci dormo 2 notti alla settimana) è tragico perchè quando butto un occhio sulle notifiche di Facebook trovo che diversi contatti hanno condiviso un articolo scritto da tale Filippo Facci dal titolo “La notte tamarra di Fedez, rissa e insulti alla polizia“.

    E’ vero, la testata già promette male. Si tratta di Libero, (altro…)

  • Senza Internet: chi per scelta chi per forza maggiore

    Sulla prima dell’edizione cartacea del Corriere di oggi c’è un richiamo ad un articolo interno il cui titolo è qui riprodotto.

    Come se non bastasse la versione cartacea, Beppe Severgnini ha riportato la sua esperienza anche in una pagina web.

    Da persona che ha a che fare ogni giorno con l’inadeguatezza dell’infrastruttura italiana, mi permetto di dire a Severgnini che il suo articolo suona un po’ troppo cyber-fighetto e se lo sarebbe potuto anche risparmiare.

    (altro…)

  • Rowan, senza saperlo hai aggiornato il tuo status

    Chimatemi scettico, chiamatemi come volete, ma quando leggo articoli che parlano di Facebook in un certo modo, faccio immensa fatica a credere alle buone intenzioni dell’autore, ma mi viene spontaneo pensare che dietro ci sia una forte necessità di un po’ di sana pubblicità… gratuita.
    Mi riferisco a questo articolo: Six reasons Why I’m Not On facebook, nel quale l’autore, che altro non è che il direttore di Wired UK, spiega i sei motivi per i quali lui non è su Facebook. E mi chiedo… perchè il direttore di una rivista dovrebbe dedicare un intero articolo per spiegare una sua scelta personale, se non per sfruttare proprio il fenomeno che l’articolo stesso osteggia ed ottenere un po’ di nuova visibilità in rete?

    Ho ovviamente letto queste motivazioni e la prima impressione è stata quella di qualche idea a cui è stata data una pennellata di moralismo … insomma, il minimo sindacale per scrivere un articolo ad effetto.

    1) Private companies aren’t motivated by your best interests
    Wow, che pensatona… Probabilmente la mia Nicole, di 5 anni, sarebbe già in grado di capire che lo scopo di una società privata è quella di fare soldi per far felice gli investitori. Se poi questo combacia con i migliori interessi di chi usufruisce del servizio, allora bene. Esattamente come Wired, che non è una rivista a scopo benefico. Per quale motivo, quindi, questo dovrebbe essere diverso per Facebook?

    2) They make it harder to reinvent yourself
    E perchè la gente dovrebbe reinventare se stessa? Per cancellare gli errori che uno ha fatto? E perchè? Ci viene insegnato che si impara dai propri errori… certo, bisognerebbe non farne, ma quando accade… perchè “reinventarsi”. Accettiamo l’errore e cerchiamo di non rifarlo più. Magari, bisognerebbe pensare più a lungo a quello che si condivide, non so… urlereste la stessa frase o fareste girare la stessa foto in mezzo ad uno stadio gremito? (e lo dice uno che di errori, su Facebook, ne ha commessi tanti, nda). Che Rowan abbia qualcosa da nascondere e abbia paura che andando su Facebook questi scheletri nell’armadio possano uscire e ‘rovinargli la carriera’?

    3) Information you supply for one purpose will invariably be used for another …
    4) … and there’s a good chance it will be used against you
    Dejavù… si diceva lo stesso quando, digitando su Altavista (si, quell’Altavista, quello a ‘altavista.digital.com’) un termine per una ricerca, ‘casualmente’ appariva un banner ad essa relativa. “Hey, loro guardano quello che fai… ti mandano la pubblicità in base alle tue ricerche.”
    E allora? Dov’è il male? Non metto in dubbio che sia possibile che qualcuno usi le mie informazioni per scopi “malevoli” ma, ripeto, basta usare un po’ il cervello e non rivelare troppo. Forse Rowan non è in grado di farlo?

    5) People screw up, and give away more than they realise
    Traduzione (non letterale): “gli altri sono ciula e si fanno fregare e per questo io non ci vado, perchè se mi faccio fregare faccio anche io la figura del ciula”.

    6) And besides, why should we let businesses privatize our social discourse?
    Per capire questo punto, è anche necessario aggiungere un pezzo della sua spiegazione: “Yes, it’s free to join — but with half a billion of us now using it to connect, it’s worth asking ourselves how far this ‘social utility’ (its own term) is really acting in the best interests of society“. Insomma siamo ad una differente versione di ciò che è stato espresso nel primo punto. Siccome Facebook si autodichiara ‘social utility’ da qualche parte nel sito, ed è gratuita, allora è deciso che lo sia e che debba funzionare per il bene della società. Scherza, vero? Ditemi che scherza e che il direttore di una rivista come Wired UK non può essere così ingenuo.

    Se non vuoi “andare su Facebook”, non c’è assolutamente nulla di male. E’ una scelta esattamente uguale a quella fatta da chi ci è andato. Nessuno ti contesta e se lo fa è un cretino. Lo trovi un giocattolo inutile? Può esserlo. Lo trovi solo una grande perdita di tempo? Possibile. Lo trovi stupido? Liberissimo di crederlo.
    Ma, per favore, non fare facili moralismi e usare banali luoghi comuni, perchè questo articolo non è molto diverso dallo scrivere sul tuo status “oggi ho sei motivi per non leggere wired”.