Tag: legge

  • Fare e disfare è tutto un decretare

    Sabato 15 giugno u.s. il Consiglio dei Ministri ha varato il cosiddetto decreto fare.

    L’articolo 10 contiene delle novità che potrebbero essere interessanti. Il condizionale è d’obbligo sia perché l’articolato potrebbe cambiare sia perché nel nostro ordinamento un decreto legge ha sì forza immediata dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma deve essere confermato dal Parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione. Quindi aspettiamo a cantare vittoria.

    Le novità interessanti sono due:

    • cade definitivamente il tristemente famoso decreto Pisanu per l’identificazione obbligatoria di chi utilizza in WiFi nei locali in cui la connessione a Internet non rappresenta il core business (ad esempio locali pubblici, centri commerciali, negozi vari);
    • viene cancellata quell’idiozia legislativa che obbligava a possedere un’oscura certificazione di installazione per connettere dispositivi in LAN.

    Il testo definitivo del decreto non è ancora disponibile online, Stefano Quintarelli mi ha cortesemente fornito l’ultima copia disponibile per poter verificare il testo. (via Stefano Quintarelli)

    Aggiornamento 22 giugno – Come era ovvio aspettarsi c’è stato un cambiamento. Il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale contiene un’aggiunta: “resta fermo l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità del collegamento (MAC address)”.

    Ora che avete finito di ridere fino alle lacrime potete continuare a leggere.

    Il MAC address di un dispositivo è tutto fuorché immutabile: il MAC spoofing non è illegale e serve proprio a proteggere i collegamenti dalla tracciabilità da parte di chicchessia. Ovvio che l’utilizzatore quadratico medio non sa nemmeno cosa sia il MAC address, ma l’utilizzatore quadratico medio non è un criminale ed è una persona onesta fino a prova contraria (con l’onere della prova in carico all’accusa). Il malvivente snifferà un po’ il WiFi, registrerà qualche MAC, configurerà il suo dispositivo per usare uno di quei MAC e compirà le sue malefatte.

    Registrare il MAC per scopi di sicurezza e tracciabilità è quanto di più inutile si possa pensare, serve solamente a far aumentare i costi di gestione di un servizio WiFi e, quindi , a dissuadere gli esercenti dall’offrirlo.

    In questo caso il “decreto fare” non fa un accidente di buono.

  • Open source nella PA

    Il Decreto Sviluppo 2012 all’articolo 22 comma 10 contiene una modifica al comma 1 dell’articolo 68 del codice dell’amministrazione digitale che ridefinisce l’ordine di priorità con cui la Pubblica Amministrazione (PA) deve scegliere il software.

    Il nuovo ordine di priorità è il seguente:

    1. software sviluppato per conto della pubblica amministrazione;
    2. riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica amministrazione;
    3. software libero o a codice sorgente aperto;
    4. software combinazione delle precedenti soluzioni.

    La modifica di cui sopra include anche questa frase: solo quando la valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico dimostri l’impossibilità di accedere a soluzioni open source o già sviluppate all’interno della pubblica amministrazione ad un prezzo inferiore, è consentita l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso.

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  • La SOPA de noartri

    Mentre negli USA la SOPA ha subito una battuta d’arresto, in Italia c’è il pericolo che venga silenziosamente introdotta una norma simile.

    Stafano Quintarelli segnala che una commissione parlamentare ha dato parere positivo ad una modifica normativa del DLGS 70 del 9/4/2003.

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  • Newton al comando

    Ieri ho assistito alla conferenza che Paolo ha tenuto al Brallo (PV) e alla successiva serata di osservazione organizzata da Astrobrallo: guardare le stelle è sempre un’emozione, se poi lo si fa in amicizia e con persone simpatiche l’emozione viene elevata al quadrato.

    Sia durante la conferenza che durante la grigliata che ha accompagnato l’osservazione astronomica ho notato che qualcuno spesso non tiene conto dell’ineluttabilità delle leggi fisiche del moto. Probabilmente ciò è anche colpa del fatto che utilizziamo lo stesso termine per spiegare un fenomeno fisico e per definire un insieme di regole stabilite da un organo dello Stato. Ma purtroppo non c’è nessun TAR del Lazio che può annullare una legge fisica in uno spazio newtoniano: quella è, che vi piaccia o no.

    Benché la meccanica newtoniana sia un pochino più complessa di quella classica per via del calcolo infinitesimale, è pur sempre una disciplina deterministica, che ha dato, per qualche secolo, agli uomini l’illusione di vivere in un mondo assolutamente deterministico.

    Nello spazio, sempre a velocità e sulle scale dei mezzi di trasporto umani, in cui non c’è la variabile dell’atmosfera planetaria a complicare la vita, le leggi fisiche sono assolutamente deterministiche e prevedibili, ed è proprio questo che ha portato il LEM dell’Apollo XII ad allunare esattamente (con un trascurabile margine di errore) dove era stato stabilito che allunasse. È anche per questo che gli americani nelle missioni Gemini sono riusciti a compiere nel 1966 in rendezvous con un veicolo in orbita lanciato in precedenza. Alla fine è solamente una questione di fare dei rilievi e dei calcoli.

    Certamente, negli anni ’60 del secolo scorso la possibilità di macinare i numeri nelle quantità e nei ritmi richiesti da una missione spaziale non era da tutti. Secondo alcuni (Gene Kranz o Chris Kraft nei loro libri, non ricordo esattamente chi dei due) uno dei fattori determinanti che ha fatto vincere agli USA la corsa verso la luna è stato proprio il fatto di avere a disposizione computer molto potenti in grado di eseguire i calcoli necessari per risolvere le equazioni newtoniane.

    Per ora, nei voli spaziali umani Newton è e rimane al comando e i piloti devono per forza parlare con lui per scegliere dove andare.

  • Non solo in Italia le cazzate legislative

    PasswordCome dice Luigi quiogni tanto qualche legislatore ha la bella idea di regolamentare qualche aspetto dell’informatica“.

    E’ notizia di circa un mese fa che il governo francese ha deciso di proibire che le password all’interno di un sistema informatico vengano conservate criptate.

    Secondo la BBC la legge obbliga i siti di e-commerce, i servizi di video, music ed i provider webmail di mantenere alcuni dati degli utenti. Questi includono il nome completo, indirizzo, numeri di telefono e password. Ovviamente i dati devono essere passati alle autorità su richiesta. Polizia, dogana ed ufficio delle imposte hanno diritto ad accedere a quei dati.

    Alcuni big della rete come Google, Ebay si sono attivati al fianco dell’associazione francese per i servizi alla Internet community (ASIC) per una battaglia legale. Alcuni hanno dichiarato che potrebbero anche chiudere completamente i propri servizi agli utenti transalpini.

    (via Napolux)