Che una sonda robotica sia atterrata sulla superficie di un nucleo cometario, ormai lo sanno anche i sassi, grazie anche a ottimi pezzi di giornalismo scientifico, come quello segnalato da kazuma qualche giorno fa.
Dato che purtroppo nessun giornalista aveva tempo di studiare scienza a scuola, né ha tempo ora di leggere e interpretare due pagine sulla Wikipedia, vale forse la pena fare un breve riepilogo del lato scientifico dell’impresa.
Ricordiamo che a sbarcare sul nucleo cometario della 67P/Churyumov Gerasimenko non è stata la sonda Rosetta, ma un lander che ha viaggiato inseieme a lei: Philae. La sonda ha ricevuto il nome dalla Stele di Rosetta mentre il lander ha preso il nome dall’Obelisco di File, un’altra opera d’arte che comprende iscrizioni in geroglifico egiziano e in un’altra lingua (greco antico) e che quindi ha contribuito alla decrittazione della antica lingua degli abitatanti delle sponde del Nilo.
Contrariamente a quanto molti pensano, questa non è la prima volta che un manufatto umano entra in contatto con una cometa, ma è la prima volta che si esegue un atterraggio morbido: nel luglio 2005 già la sonda Deep Impact aveva infatti rilasciato una sonda sulla cometa 9P/Tempel che però era un impattatore e aveva come scopo produrre un cratere ed espellere detriti “freschi” per uno studio da parte della sonda madre.
Philae, invece è una sonda progettata fin dall’inizio per atterrare in maniera controllata al nucleo, ancorarvisi ed effettuare ricerche scientifiche.