Tag: twitter

  • Oooopssss… you did it again… and again…

    Non so se sia veramente di Agatha Christie questa frase che le viene comunque attribuita:

    Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova.

    Sta di fatto che è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando sono venuto a conoscenza di questa “simpatica” vicenda.

    All’inizio di Luglio del 2014 una foto (altro…)

  • Combattere gli imbecilli 101

    Curt ShillingTanti anni fa (si parla dell’inizio degli anni 90, sigh) lo avevo ammirato nel suo ruolo di pitcher dei Philadelphia Phillies in una splendida finale di lega (National League Series) vinta contro gli Atlanta Braves ma francamente mai e poi mai avrei immaginato di poterlo ammirare anche sotto un altro aspetto legato al mondo dei social network.
    Sto parlando di Curtis Montague Shilling (più conosciuto come Curt) che dopo una bellissima carriera come lanciatore si è buttato, con poco successo, nel mondo dei videogames. (altro…)

  • Twitter spia l’elenco delle APP installate

    La storia di feature aggiunte e contrabbandate come miglioramento dell’esperienza dell’utente (user esperience) ha iniziato a diventare insopportabile tanto quanto la locuzione xxxxxx experience.

    Alcune APP guardano l’elenco delle APP installate apparentemente per profilare l’utente, la qual cosa è, francamente, oltre il limite della tolleranza. Quella di Twitter si è aggiunta da poco a questo gruppo di simpatiche APP che non si fanno gli affaracci loro.

    C’è un metodo a priori per bloccare questo comportamento di ogni APP. Dal momento che Twitter non ha ancora abilitato questa funzione, è il caso di agire subito. (altro…)

  • #StrakerEraPresenteQuando

    #StrakerEraPresenteQuando
    #StrakerEraPresenteQuando

    Non ho paura ad ammetterlo, credo e reputo Twitter una piattaforma social molto più narcisistica rispetto a Facebook, dove fare un confronto serio e costruttivo diventa quasi impossibile, sia per la modalità con cui avviene il “botta e risposta”, ma soprattutto per la limitatezza del linguaggio imposto dal limite dei 140 caratteri. Mi ero iscritto ai suoi arbori ma poi, sfiduciato, avevo cancellato il mio account poco dopo, pensando che non mi sarebbe stato utile.

    Recentemente però ho dovuto parzialmente ricredermi (sottolineo il parzialmente) e ricrearmi un account per poter utilizzare al meglio una piattaforma (Socialbombing.org), ma non ne ho mai fatto un uso serio, se non altro perchè continuo a non vederne l’utilità.
    Ieri sera, però, grazie ad una idea di Ambra Giulia Marelli (@AmbraGiulia) ecco che mi sono divertito ad utilizzarla un po’ con l’hastag #StrakerEraPresenteQuando.

    Il tutto nasce quando Ambra viene a scoprire che il mitico Straker, al mondo Rosario Marcianò, famoso per essere uno dei pochi esseri al mondo a conoscenza di tutti i complotti nazionali ed internazionali, era presente, per sua stessa ammissione, nel tunnel dove avvenne l’incidente che costò la vita a Lady Diana nel lontano 1997.
    E così, come spesso accade, l’hashtag si e diffuso sino a generare alcune battute assolutamente straordinarie, riprese anche in questo simpatico post della stessa Ambra.

    Ma vi consiglio di continuare a sbirciare perchè dalla pubblicazione del post ad ora, altri ne sono arrivati (anche con il mio contributo) e mi sa che… altri ne arriveranno. Per seguirli andate qui: #StrakerEraPresenteQuando.

     

     

  • Remix

    Il bello di Internet è che prende qualcosa, lo adatta per i propri scopi e lo utilizza per finalità non previste dall’inventore/creatore.

    Ci sono alcune ditte che detestano questo comportamento e fanno di tutto per impedirlo, ma sono problemi loro e di chi vuole essere legato ad un guinzaglio.

    Prendiamo Twitter, recentemente sbarcato in borsa con numeri da bolla .COM: quando era stato creato lo scopo era tra l’inutile e il pavoneggio perché sarebbe dovuto servire per dire “dove sono, cosa sto facendo”.

    Nel tempo qualcuno ha iniziato ad utilizzarlo per scopi più utili e adesso è diventato simile ad una grande agenzia stampa con notizie battute quasi prima su Twitter, quando Twitter stesso non è la fonte primaria. Verrebbe da supporre che se i creatori avessero vietato questa trasformazione e avessero imposto agli utenti di dire solamente “dove sono, cosa sto facendo”, il sito sarebbe stato abbandonato da tempo dagli utenti.

    Discorso analogo vale per github, un servizio nato per scrivere software in gruppo, in cui non solo vengono tracciate le modifiche ma che facilita e incoraggia i fork.

    Qualcuno ha pensato bene per usarlo in maniera alternativa, come creare un repository con tutte le ricette dei tacos.

    Anche in questo caso i gestori del sito non hanno vietato il remix. La pagina dedicata ai dati della pubblica amministrazione lo dimostra chiaramente.

    L’utilizzo alternativo di piattaforme o software è statisticamente più probabile dell’utilizzo canonico previsto dal suo creatore. Statisticamente perché un gruppo di poche persone, per quanto preparate, non può pretendere di avere più punti di vista e più idee del resto del mondo; è una mera questione di numeri.

  • Anche una MicroRisposta va bene

    Twitter-HelpIl neologismo “microblogging” non è mai entrato nell’uso comune quanto quello della sua killer application ovvero Twitter.
    Partito appunto con l’idea di diventare il corrispondente per internet dello SMS, si è evoluto poi in un social network di uso mondiale: ormai il termine tweet è entrato nell’uso comune e gli hashtag sono talmente ubiqui che strumenti di terze parti si sono adeguati fin da subito al loro utilizzo (Instagram) mentre altri hanno ceduto dopo anni (Facebook).

    Anche le  finalità di utilizzo si sono negli anni diversificate e sono quanto mai variegate: in tempi recenti non è strano vedere usare questo servizio come una sorta di e-mail.
    Si tratta infatti un modo semplice per inviare messaggi brevi con “allegati” a uno o più contatti.
    Altro uso ormai entrato nella prassi aziendale è quello di usare un account Twitter, non solo come strumento di marketing, ma anche per comunicare con i clienti: per dare assistenza, ricevere suggerimenti o lamentele.

    L’idea non è cattiva: il vantaggio per l’azienda è di costringere il cliente ad esprimersi in spazi del ristretti invitandolo quindi, idealmente, a usare oculatamente i suoi 140 caratteri venendo al dunque tralasciando fronzoli inutili. D’altra parte, il cliente dovrebbe beneficiare di una velocità di trattamento, oltre che della possibilità di essere aiutato volontariamente anche da soggetti terzi, eventualmente non legati all’azienda, ma semplicemente lettori casuali.

    Recentemente mi è capitato di usare Twitter per questi scopi, appunto, e ho tratto qualche conclusione che mi sembra opportuno condividere con i colleghi Geek.

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  • Citizen journalism

    Esiste anche una traduzione italiana del termine, ma non mi piace.

    Poco fa un Boeing 777 della Asiana Airlines ha avuto un incidente durante l’atterraggio all’aeroporto internazionale di San Francisco.

    Mentre iniziavano i lanci delle breaking news su You Tube apparivano i primi filmati e un passeggero scampato all’incidente twittava una foto:

    sfotwit1

    Nove minuti più tardi David Eun aggiungeva un commento con un ovvio (per un americano) termine di paragone:

    sfotwit2

     

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  • Autenticazione a due fattori per Twitter

    2 fattori twitterDopo vari incidenti anche Twitter ha annunciato di aver reso disponibile l’autenticazione a due fattori per i suoi utenti.

    L’annuncio è stato diramato ieri sera, ma solamente questa mattina ho potuto attivare l’autenticazione a due fattori sul mio account.

    Bisogna innanzi tutto dare a Twitter il numero di un telefono cellulare e validarlo seguendo le istruzioni riportate. Non è obbligatorio validarlo, ma è preferibile farlo, in quanto quel numero diventa parte del metodo di accesso al proprio account. Io avevo già fornito a Twitter un numero di cellulare, che era già stato validato in precedenza; chi fornisce un recapito mobile per la prima volta è obbligato a verificarlo con una procedura diversa.

    Dopodiché si può attivare il nuovo metodo di autenticazione abilitando l’opzione che si vede sopra disponibile appena sotto “Reimpostazione password”.

    Una volta attivata la funzione, Twitter invia al numero fornito un SMS di notifica. Et voilà!

    Finalmente anche Twitter dispone di un’autenticazione a due fattori, che riduce i problemi conseguenti alla violazione di account seguiti (e fidati) da molte persone.

    Aggiornamento 26/5/2013F-Secure ha fatto delle prove e ha scoperto che il metodo utilizzato da Twitter è sensibile al SMS spoofing attraverso il quale si può disabilitare l’autenticazione tramite cellulare.

  • L’idiozia degli URL shortener surrettizi

    Pochi minuti fa tutti gli URL presenti nei messaggi di Twitter hanno smesso di funzionare.

    Questo perché il social network avvolge in maniera surrettizia tutti gli URL dei twit nel proprio sistema di ridirezione/shortnening basato sul nome a dominio t.co

    Purtroppo i name server autoritari per t.co rispondono che il dominio non esiste (NXDOMAIN):

    $ dig -t ns t.co
    
    ; <<>> DiG 9.8.1-P1 <<>> -t ns t.co
    ;; global options: +cmd
    ;; Got answer:
    ;; ->>HEADER<<- opcode: QUERY, status: NXDOMAIN, id: 41775
    ;; flags: qr rd ra; QUERY: 1, ANSWER: 0, AUTHORITY: 1, ADDITIONAL: 0

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  • Tetяis in 140 caratteri

            function(a,b,c,d,e){return d+=c,
            e=a|b<<d,d<0|a&b<<d&&(a=e=
            parseInt((a|b<<c).toString(d=32)
            .replace(/v/,""),d),b=new Date%2?1:3),
            [a,b,d,e]}

    Questa funzione JavaScript di 140 caratteri scritta da Martin Kleppe è un piccolo Tetris giocabile.

    Il codice è disponibile in versione commentata per poter capire cosa c’è dietro quei 140 byte.

    Questo progetto fa parte di 140byt.es, un sito che promuove la creazione di frammenti JavaScript funzionanti che possono stare in un twit. (via Slashdot)