Backup su storage online

In questo contesto online non è da intendersi come “su un qualche server di Internet”, ma “su un server accessibile in maniera automatica con comandi appositi (mount, rsync, net use) senza l’intervento umano indipendentemente dalla sua collocazione fisica”. Se avete in testa la parola cloud state leggendo la pagina sbagliata, circolare! circolare!

Una volta backup implicava “supporti rimovibili” (floppy o nastri che fossero). A parte storie più o meno leggendarie di maltrattamenti e mutilazioni involontarie dei supporti, era un sistema relativamente sicuro (a meno di non usare i DAT a 4mm, nel qual caso era sicuro che i dati erano persi…) perché qualsiasi evento che avesse come vittima i dati salvati non poteva fisicamente raggiungere i dati salvati. In poche parole un’azione che portava alla cancellazione di tutti i dati non poteva cancellare le copie degli stessi salvate sui supporti rimovibili.

Negli ultimi anni c’è stato uno spostamento dei backup, almeno quelli di prima generazione (la copia dai dati vivi verso il backup) verso gli storage su disco sia perché i nastri sono diventati oltraggiosamente cari sia perché lo storage su disco è più versatile.

Questo metodo ha un primo innegabile vantaggio di non dipendere dall’azione umana: non è più necessario che un addetto cambi le cassette periodicamente perché il backup vada a buon fine e i problemi ci sono solamente se lo storage si riempie, si guasta o va offline per altre ragioni. Inoltre il backup potrebbe trovarsi fisicamente ovunque purché raggiungibile via TCP/IP.

Questa soluzione, se applicata da sola, nasconde però una terribile insidia.

I dati sono comunque online e, quindi, accessibili a programmi (ad esempio ransomware) o persone animate da scopi nefasti (attaccanti che hanno penetrato il sistema o collaboratori infedeli), che in poche ore possono azzerare dati e backup.

Sebbene non con la frequenza di una volta, è sempre comunque consigliabile di implementare una procedura che copi i dati su uno storage che viene in seguito staccato fisicamente dalla rete e riposto in un luogo sicuro. Con gli storage NAS di adesso è sufficiente avere qualche disco USB 3.0 per copiare velocemente anche una gran quantità di dati.

Va da sé che, se si adotta la soluzione dei i dischi esterni questi devono essere almeno due perché altrimenti per alcuni periodi di tempo si verifica la condizione che tutti i backup sono online.

Potrebbe essere paranoico, ma con i costi attuali dei dischi esterni vale la pena di investire in questa soluzione, che, come tutti i backup, deve essere testata periodicamente perché non dimentichiamo che lo scopo ultimo del backup è il restore.


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Commenti

6 risposte a “Backup su storage online”

  1. Avatar Kurgan

    La mia procedura di backup standard per piccole installazioni comprende BackupPC (online e storicizzato) e un backup con tar su dischi USB che vanno scambiati con altri (minimo due dischi). Purtroppo pero` troppo spesso i clienti si dimenticano (leggasi, gli fa fatica) di cambiare i dischi USB esterni, lasciandomi cosi` di fatto con due backup, tutti e due online.

    1. Avatar Luigi Rosa

      Distinguerei i limiti di un’implementazione dall’incuria dell’utente. Sappiamo bene che nessuna tecnologia resiste ad un utente che gli rema contro 🙂

      1. Avatar Gino

        Esiste anche qualche altro tipo di utenti?

  2. […] backup devono essere offline. Che si utilizzi la sincronizzazione su un NAS o un servizio online, esiste il rischio che un malware o il furto di credenziali distrugga tutti i dati. Per funzionare […]

  3. […] prima è che ci devono esistere sempre comunque e ad ogni costo dei backup offline. Sia per i problemi di ransomware sia per problemi di sicurezza, il modaiolo backup nel cloud o […]

  4. […] per cui non è proprio una bella idea utilizzare un backup online per i propri dati di lavoro. Il miglior backup resta sempre quello su un dispositivo normalmente offline e non alimentato, anche se molti utenti […]

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