Autore: D Gatti

  • SIAE Una inutile società ferma al 1960

    10572039_10203275521666965_4353595355275909131_oPremetto che per la SIAE io sono sostanzialmente il sig. nessuno. Sono un autore compositore melodista che ha depositato svariati brani alcuni dei quali pubblicati su Itunes e simili.
    Premetto inoltre che per ogni vendita digitale, la SIAE mi riconosce un abbondante 0,03€ medio a brano (e prendo i 24/24). Da alcuni anni, mi arriva semestralmente il rendiconto, che quando va bene è composto da una dozzina di pagine fronte e retro a colori (1hg di carta).
    Il saldo è mediamente positivo di 0,5 o 1€ e quindi non mi vengono retribuiti in quanto inferiori a 15€. Tra costi di spedizione stampa normalmente alla SIAE costa più documentarmi che pagarmi. Se quello che succede a me che sono il Sig. nessuno, succede ai tanti altri Sig. nessuno saranno migliaia gli euro buttati in carta e spedizioni. Oggi incredibilmente mi arriva un plico un po’ più cicciotto, 16 pagine fronte e retro a colori e INCREDIBILE, un saldo positivo di oltre 20€. Sono andato subito a controllare, e scopro che ho ricevuto quella cifra per una canzone (che a loro dire è stata ‘rilevata’ in una trasmissione dal vivo, che ho depositato anni fa, ma che non è mai stata pubblicata. In conclusione, la SIAE, mi foraggia di carta ogni 6 mesi e si trattiene i miei euro (inferiori a 15) finché non diventano > 15. Nell’unica occasione in cui la cifra è diventata spaventosamente più grande (oltre 20€ !!), si tratta di un errore, ma dico io, A CHE CACCHIO SERVE LA SIAE.
    Speriamo solo che non arrivino altre 20 pagine per un’eventuale storno, nel caso remotissimo in cui si accorgano dell’errore. Ah, dimenticavo, l’importo è ritirabile entro 30 giorni presso qualsiasi ufficio postale presentato il foglio opportuno che mi è stato allegato, un sistema che andava di moda nel 1960, qualche anno dopo hanno cominciato ad andare di moda i comodi bonifici bancari, ma alla SIAE non piace correre. I geni della SIAE dovrebbero concentrarsi di più a tappare i buchi della cisterna piuttosto che aumentare il flusso, per tenerla piena.

    Al posto di studiare per mesi una nuova tassa sulla ‘copia privata’ avrebbero potuto semplicemente commissionare il ‘progetto innovativo’ per l’invio mediante PDF dei rendiconti e fare uno studio approfondito per i sistemi di pagamento elettronico, avrebbero risparmiato più di quanto incassano con la copia privata, facendo pure un figurone, ma purtroppo, il culo è troppo pesante, ASINI.

  • Jurassic news, Back to the 80′

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    Era una sera dove, come spesso avrei dovuto fare un sacco di cose, ma altrettantemente non avevo voglia di fare un bel niente. Mentre vagavo astrattamente su alcuni siti, non so come e non so perché mi si è materializzata una immagine di una vecchio computer di cui ricordavo con precisione il nome e l’aspetto, e che ai suoi tempi, non ero mai riuscito ne a toccare ne a vedere dal vivo. E’ rimasto per sempre una specie di chimera. Tale computer si chiamava New Brain ed aveva un display VFD alfanumerico con un paio di righe per una manciata di caratteri e una piccola tastiera.

    Ho quindi concentrato le mie forze al fine di trovare un po’ di informazioni su quel computer, per vedere quale sia stata la sua sorte e quali erano le sue caratteristiche.
    Googla… Googla… ed arrivo ad un sito che mi attira particolarmente, lo studio meglio e non riesco più a staccarmi. Il sito in questione si chiama Jurassic News e come tanti altri siti è orientato al retrocomputing, con però una marcia in più.

    Il sito gestito da un gruppo di appassionati di lunga data, che grazie alla loro esperienza e passione cercano di mantenere attivo un patrimonio che è in via di estinzione
    attraverso delle ben fatte fanzine gratuite che ad ogni numero tratta in modo dettagliato una serie di dispositivi che vanno dalle prime schede di sviluppo con microprocessori tipo Z80, 6502, 6800, ai veri e propri computer sia piccoli HP41C che più grandicelli CRAY.

    Una delle cose che più mi ha colpito è la precisione e il dettaglio tecnico con cui vengono presentati i dispositivi. E’ evidente che chi scrive gli articoli sa bene di cosa si sta parlando.

    Inoltre vengono trattati corsi di linguaggi di programmazione estinti, curiosità ed aneddoti vari, vengono presentate le più diffuse testate dell’epoca, interviste a personaggi che diedero il loro contributo in quegli anni e molte altre cose ancora tutte succulente e curiose.

    Leggendole si viene letteralmente proiettati in periodi i quali per me, come per molti di voi, sono stati tra i più belli dell’incalzare del mondo dei computer.

    Questa estate mi sono farcito il mio tablet di tutti i numeri e mi sono fatto una full immersion avendo proprio l’impressione in alcuni momenti di essere tornato indietro nel tempo. Il sito offre anche un interessante archivio di riviste dell’epoca oramai estinte.
    Per certi versi è stato per me come aver trovato una macchina del tempo.
    Consiglio a tutti quelli che come me quando avevano 16 o 17 anni passavano i pomeriggi alla GBC smanettando sui PET e sui VIC20, diventando a lungo andare promotori involontari (e non stipendiati) della GBC.

    Buona immersione su JURASSIC NEWS