Nel campo della fotografia digitale, tutti sanno che esistono alcuni formati standard che negli anni sono diventati ubiqui: per citare i più famosi ricordiamo il TIFF e JPEG normalmente usati per la “fotografia” come generalmente intesa.
Per quanto questi formati siano compresi solo in maniera superficiale dagli utenti – provate solamente a menzionare la compressione lossy o lossless in una conversazione e i risultati saranno esilaranti – e di conseguenza spesso utilizzati a sproposito, si tratta ad ogni modo di sigle e concetti che sono più o meno entrati nel gergo comune, sia a casa che sul posto di lavoro.
La stessa cosa non può dirsi per quanto riguarda le immagini cosiddette RAW ovvero quei formati immagine (normalmente corredati da appositi meta-dati) che memorizzano i dati grezzi provenienti dai sensori di immagini delle fotocamere digitali. Per fare un confronto con la pellicola – per quanto in termini semplicistici – potremmo dire che un file RAW rappresenta la negativa mentre una immagine JPEG è più simile a una stampa.
L’immagine RAW contiene sostanzialmente tutte le informazioni catturate dal sensore ottico, una foto JPEG è il risultato di una elaborazione (e normalmente anche di una compressione lossy) di queste stesse informazioni: si tratta quindi di un prodotto finito creato però in base a parametri necessariamente meccanicistici dei processori di immagine all’interno della fotocamera. Per tornare alla metafora di prima, qualcosa di simile ai minilab che sviluppano e stampano le negative senza, o quasi senza, intervento umano. (altro…)
La notizia non è freschissima, ma io me ne sono imbattuto solo ieri.
Il neologismo “microblogging” non è mai entrato nell’uso comune quanto quello della sua killer application ovvero Twitter.
Questa settimana ho partecipato all’edizione Italiana del
Per chi si fosse perso l’evento, questa settimana dal 15 al 17 si è tenuta l’edizione 2013 del Google I/O.
Qualcuno dirà che è finita una epoca, e sarebbe difficile dargli torto.


