Categoria: Hardware

  • Techsoup

    Techsoup ItaliaTechSoup Italia, partner di TechSoup Global,  è un’organizzazione che permette alle ONLUS e assimilati di acquistare materiale tecnologico a bassissimo prezzo.

    Di particolare interesse per molte realtà è la versione di Microsoft Office a prezzo molto conveniente. Ci sono contesti in cui Office è utilizzato dai vecchi computer e la migrazione a sistemi open potrebbe comportare disagi per i volontari; oppure l’organizzazione potrebbe avere molti documenti in formato Publisher e potrebbe avere il personale già abituato a quel programma.

    Anche i costi dell’antivirus sono molto contenuti e una protezione di Symantec potrebbe essere sempre migliore di quella di un antivirus gratuito o di nessun antivirus.

    La selezione per l’eleggibilità a partecipare all’iniziativa è molto severa, ma le organizzazioni che hanno le carte in regola vengono abilitate in tempi relativamente rapidi, di solito meno di un mese. Le scuole e tutti i contesti analoghi non sono inclusi, in quanto non rientrano nel terzo settore e molti vendor hanno programmi specifici per il settore education.

    Se conoscete realtà no profit o se le avete tra i vostri clienti, potrebbe essere il caso di segnalare loro l’esistenza di Techsoup.

  • Attacchi ai router ADSL

    luce rossaTeam Cymru ha pubblicato un report [PDF] che descrive una serie di attacchi portati ai router ADSL di fascia casalinga o SOHO.

    I dispositivi coinvolti sono di molte marche tra cui TP-Link, ZxXEL, D-Link, Micronet, Tenda. Le vittime di questi attacchi sono concentrate in pochi Stati, tra cui anche l’Italia.

    L’attacco sfrutta delle vulnerabilità del firmware dei dispositivi che permettono di modificare la configurazione dei dispositivi da remoto senza conoscere la password di accesso. Questi router permettono di modificare la configurazione da un IP esterno alla LAN per consentire al provider o comunque a chi fornisce il supporto di modificare le impostazioni senza intervenire sul posto. (altro…)

  • La cascata dei catorci

    Computer-TrashOggi voglio parlarvi di una pratica aberrante, che io definisco “la cascata dei catorci”.

    Quando un computer di qualche impiegato si rompe o e` troppo lento per le sue necessita`, anziche` comperare un computer nuovo all’impiegato in oggetto  l’azienda comprera` un computer nuovo per il titolare, quindi dara` l’ ex-pc del titolare alla persona subito sotto di lui, l’ ex-pc di questa persona alla persona subito sotto di lui, e cosi` via, fino ad arrivare a sostituire il pc troppo lento in oggetto.

    In pratica il PC nuovo viene inserito al vertice dell’organigramma, e tutti i vecchi PC piu` in basso cadono, a cascata, verso il gradino piu` basso dell’organigramma stesso. (altro…)

  • 1984

    1984«Today we celebrate the first glorious anniversary of the Information Purification Directives.
    We have created for the first time in all history a garden of pure ideology, where each worker may bloom, secure from the pests of any contradictory true thoughts.
    Our Unification of Thoughts is more powerful a weapon than any fleet or army on earth.
    We are one people, with one will, one resolve, one cause.
    Our enemies shall talk themselves to death and we will bury them with their own confusion.
    We shall prevail!»
    On January 24th Apple Computer will introduce Macintosh. And you’ll see why 1984 won’t be like 1984.

    Questo è il testo del celebre spot di Apple (video) andato in onda sulla CBS il 22 gennaio 1984 durante il XVII SuperBowl.

    Il Grande Fratello (non scherziamo: si fa riferimento al romanzo di Orwell) del periodo era IBM, il nemico di tutti in quegli anni.

    In ossequio alla frase when you become obsessed with the enemy, you become the enemy (Jeffrey Sinclair, Infection), negli anni successivi Apple non è diventata esattamente un modello di apertura.

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  • L’Internet delle cose insicure

    L’elettrodomestico e la casa in rete è un ritornello più vecchio della diffusione di massa di Internet.

    A questa promessa abbastanza inutile si sono aggiunte negli ultimi anni e nelle ultime settimane le promesse che tutti gli oggetti saranno online: termostati, orologi, frigoriferi, lampadine, calzini…

    Bisogna riconoscere che adesso la tecnologia c’è quasi tutta per rendere veritiere queste promesse: ogni casa tecnologica ha una connessione a Internet con un access point. Il prossimo protocollo IPv6 permetterebbe, allo stato attuale, di assegnare non meno di 264 indirizzi univoci ad ogni abbonamento residenziale.

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  • È una questione di cultura, non di età

    Paolo ha ben commentato il mito della competenza informatica delle nuove generazioni, oggi ho avuto una prova in prima persona.

    Il fornitore porta da un cliente una stampante multifuzione ricondizionata. La configuriamo, la provo e la scheda di rete risulta guasta. Purtroppo per cambiare la scheda di rete bisogna cambiare la board che contiene tutta la logica di I/O (l’altra board contiene la logica di controllo della multifunzione), il fornitore si scusa e promette di tornare più tardi.

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  • FreeBSD abbandona i RNG sui chip

    Il gruppo di lavoro che si dedica alla sicurezza di FreeBSD ha deciso di abbandonare l’utilizzo del generatore di numeri casuali (RNG) presente sui chip.

    Il motivo principale di questa scelta risiede nel timore che tra le attività della NSA rivelate da Snowden ci sia stata anche quella di indebolire l’entropia di questi generatori come è successo con gli standard di crittografia del NIST.

    Al posto del supporto del RNG sul silicio ci sarà un software che potrebbe essere Yarrow oppure il suo successore Fortuna.

    Nella versione 10 di FreeBSD RdRand di Intel e Padlock di Via Technology verranno, quindi, abbandonati e sostituiti con un generatore via software; gli applicativi potranno comunque continuare ad utilizzare quelle funzioni al posto di /dev/random

    Linux continua ad utilizzare i RNG sui chip, ma non come uniche fonti di entropia, contenendo l’eventuale (ma non ancora dimostrata [PDF]) limitazione artificiale del generatore di numeri casuali. Una possibile soluzione, specialmente per le macchine virtuali, potrebbe essere haveged, anche se la materia è ancora oggetto di discussione.

    Una buona generazione di numeri casuali è fondamentale per garantire la sicurezza delle trasmissioni crittografate, quindi non si tratta di una questione di pura estetica.

  • Blackout dei sistemi SOGEI

    Una notizia riportata da pochissimi: il 25 novembre i server di SOGEI sono andati offline.

    SOGEI negli anni ha propagandato la sua grandeur raggiunta con i soldi dei contribuenti con lo scopo (anche) di spiare i contribuenti.

    Pochi giorni dopo l’audizione autocelebrativa dell’AD di SOGEI in Commissione Vigilanza, i server si sono spenti.

    Il comunicato stampa che ne è seguito è uno spaccato di burocratese da nomenklatura sovietica in cui si tenta di spiegare che i server si sono spenti perché il cielo ci è caduto sulla testa mentre era in corso un’invasione aliena durante un allineamento planetario poco favorevole. John Belushi davanti a Carrie Fisher era un dilettante. Leggete il comunicato stampa, ne vale la pena: è il tipico scritto dell’ente pubblico italiano che non perde occasione di pavoneggiarsi, anche quando farebbe meglio a soprassedere.

    Altre fonti riportano che il sistema di backup elettrico automatico non funzionava.

    Edoardo Narduzzi commenta bene questa figuraccia della tipica società pubblica bravissima a fare la ruota vantandosi di spendere fiumi di denaro pubblico, ma pavida e restia nella trasparenza e nell’efficienza che ci si aspetta da una società in cui “le migliori soluzioni tecnologiche siano poste, sempre, al servizio della collettività“.

  • Porta USB di Android

    usb uartL’acceso fisico ad un computer equivale all’accesso di root.

    Sebbene questo sia il mantra che viene ripetuto da chi si occupa di sicurezza, c’è la presunzione che cellulari e tablet siano meno attaccabili di un normale computer sotto questo aspetto. Illusi.

    I sistemi di estrazione dei dati dai cellulari sono relegati alle apparecchiature per l’uso forense, che costano (quelle belle) oltre diecimila euro, escluso l’abbonamento annuale per gli aggiornamenti.

    Michael Ossmann e Kyle Osborn hanno dimostrato {video} come sia possibile con costi contenuti e con materiali facilmente reperibili accedere alla console di debug di Android di molti dispositivi, anche se la funzione di debug è disabilitata. Il metodo utilizzato è semplicissimo, una volta che si conosce come funzionano le cose.

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  • Lo strano caso di #badBIOS

    MicrocontrollerLa notizia non è freschissima, ma io me ne sono imbattuto solo ieri.
    Ammetto che, a un primo sguardo, potrebbe sembrare una bufala di proporzioni colossali che ogni professionista del IT sarebbe tentato di ignorare con una alzata di spalle, ma pare che sotto in effetti ci sia molto di più.
    E no, non è un pesce di Halloween.

    Tutto inizia tre anni fa, ma sale agli onori della ribalta con questo tweet

    https://twitter.com/alexstamos/status/393027135377399808

    Questo articolo su ArsTechnica racconta la storia di un misterioso malware che si è riprodotto per anni sui computer di Dragos Ruiu, un noto e rispettabile consulente di sicurezza informatica.
    Il malware pare responsabile per la cancellazione di files dalle memorie, di massa, la modifica di firmware di alcuni microcontroller all’interno del PC e per la capacità di impedire il boot di alcuni sistemi operativi o l’avvio da un disco ottico. (altro…)

  • Buffalo e la concorrenza

    Sei o sette anni fa i NAS Buffalo erano quanto di meglio si potesse comperare nella fascia SMB o SOHO.

    Non erano esattamente a buon mercato e utilizzavano dei dischi certificati da loro che garantivano una certa stabilità di prestazioni e di affidabilità. Erano considerati ottimi prodotti semplicemente perché l’alternativa era spenndere molti più soldi e andare fuori budget oppure rivolgersi verso soluzioni di fascia nettamente inferiore sia come prestazioni sia come affidabilità. Per lo standard del periodo il software di gestione era “buono”, anche se poteva migliorare.

    Poi sono arrivati altri storage di quella fascia, tra cui i QNAP. All’inizio i QNAP avevano un software veramente spartano, ma avevano il vantaggio di registrare il firmware su uno storage allo stato solido (quello dei Buffalo è sugli hard disk e se dovete ricaricarlo tanti auguri!) e i QNAP arrivano senza dischi, sta all’utente (o al rivenditore) popolarli. Esiste una HCL per i QNAP, ma da esperienza personale anche quelli non presenti vanno benissimo.

    Il nuovo software di gestione 4.0 di QNAP è un vero salto in avanti e fa veramente un sacco di cose, forse troppe per alcuni usi aziendali, ma si possono disattivare le funzioni superflue o rimuovere i pacchetti non utilizzati per alleggerire il sistema.

    TeraStation statusE Buffalo? Loro sono ancora fermi a 7 anni fa, non è cambiato praticamente nulla. Alcune funzioni considerate oramai necessarie come la gestione dell’autoaccensione in caso di blackout non sono ancora disponibili. Ma la cosa peggiore è una cronica assenza di un sistema decente per informare l’utente. Si può attivare il log, per nulla informativo, su un target syslog oppure su uno share del disco.

    Se un disco ha problemi bisogna divinare lo stato del NAS. Questo a fianco è tutto quello che appare nella console web quando un disco di una TeraStation ha problemi. Mi ero accorto del guasto non perché il Buffalo mi abbia tempestato di mail di segnalazione, ma perché un rsync che ha sempre durato mezz’ora ha iniziato a durare otto ore.

    È facile indovinare da che marca verrà sostituita quella TeraStation dopo 7 anni di onorato servizio.

  • Jurassic news, Back to the 80′

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    Era una sera dove, come spesso avrei dovuto fare un sacco di cose, ma altrettantemente non avevo voglia di fare un bel niente. Mentre vagavo astrattamente su alcuni siti, non so come e non so perché mi si è materializzata una immagine di una vecchio computer di cui ricordavo con precisione il nome e l’aspetto, e che ai suoi tempi, non ero mai riuscito ne a toccare ne a vedere dal vivo. E’ rimasto per sempre una specie di chimera. Tale computer si chiamava New Brain ed aveva un display VFD alfanumerico con un paio di righe per una manciata di caratteri e una piccola tastiera.

    Ho quindi concentrato le mie forze al fine di trovare un po’ di informazioni su quel computer, per vedere quale sia stata la sua sorte e quali erano le sue caratteristiche.
    Googla… Googla… ed arrivo ad un sito che mi attira particolarmente, lo studio meglio e non riesco più a staccarmi. Il sito in questione si chiama Jurassic News e come tanti altri siti è orientato al retrocomputing, con però una marcia in più.

    Il sito gestito da un gruppo di appassionati di lunga data, che grazie alla loro esperienza e passione cercano di mantenere attivo un patrimonio che è in via di estinzione
    attraverso delle ben fatte fanzine gratuite che ad ogni numero tratta in modo dettagliato una serie di dispositivi che vanno dalle prime schede di sviluppo con microprocessori tipo Z80, 6502, 6800, ai veri e propri computer sia piccoli HP41C che più grandicelli CRAY.

    Una delle cose che più mi ha colpito è la precisione e il dettaglio tecnico con cui vengono presentati i dispositivi. E’ evidente che chi scrive gli articoli sa bene di cosa si sta parlando.

    Inoltre vengono trattati corsi di linguaggi di programmazione estinti, curiosità ed aneddoti vari, vengono presentate le più diffuse testate dell’epoca, interviste a personaggi che diedero il loro contributo in quegli anni e molte altre cose ancora tutte succulente e curiose.

    Leggendole si viene letteralmente proiettati in periodi i quali per me, come per molti di voi, sono stati tra i più belli dell’incalzare del mondo dei computer.

    Questa estate mi sono farcito il mio tablet di tutti i numeri e mi sono fatto una full immersion avendo proprio l’impressione in alcuni momenti di essere tornato indietro nel tempo. Il sito offre anche un interessante archivio di riviste dell’epoca oramai estinte.
    Per certi versi è stato per me come aver trovato una macchina del tempo.
    Consiglio a tutti quelli che come me quando avevano 16 o 17 anni passavano i pomeriggi alla GBC smanettando sui PET e sui VIC20, diventando a lungo andare promotori involontari (e non stipendiati) della GBC.

    Buona immersione su JURASSIC NEWS