Categoria: Internet

  • GOV.UK

    Approccio pragmatico e orientato al servizio quello del nascente sito GOV.UK: grafica leggera e leggibile, home page eterea, informazioni al posto di propaganda della PA.

    Una delle parti interessati per tutti i professionisti del web è l’elenco (sempre suscettibile di modifica) delle linee guida che merita di essere tradotto perché valido per ogni sito della PA (e non) anche dall’altro lato della Manica.

    Da notare come l’accento sia posto veramente sull’utilizzatore, come sia valorizzato il concetto di open (open data, open source…) e come sia scoraggiata l’autoreferenzialità.

    Finito di leggere questo decalogo andate a fare un giro su un sito della PA italiana, uno qualsiasi.

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  • La censura su Internet

    Il 5 aprile u.s. i gestori di www.dplmodena.it hanno ricevuto una comunicazione da parte del Segretario generale del Ministero del Lavoro che richiedeva la chiusura del sito il cui nome a dominio risulta intestato a Eufranio Massi. Il giorno successivo il sito veniva messo offline e al suo posto appariva la pagina rappresentata a lato.

    Il sito, che fa capo alla Direzione Provinciale del Lavoro di Modena, forniva informazioni riguardanti la giungla legislativa del mondo del lavoro e, a quanto è dato sapere, non conteneva informazioni illegali o che incitassero l’illegalità.

    Ovviamente, la chiusura ex auctoritate non impedisce che i contenuti del sito siano ancora consultabili.

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  • Mascherare il traffico Tor

    Tor è un software per anonimizzare l’accesso a host Internet che si basa su una rete volontaria di computer.

    L’utilizzo di Tor permette di rendere meno tracciabile la comunicazione tramite Internet o di aggirare le limitazioni di accesso ai siti che si basano sull’IP di provenienza.

    Tor serve, quindi, ad aggirare le censure, siano esse imposte dagli Stati assolutisti, o da chi esercita diritti di gestione dei contenuti discriminano la zona geografica del fruitore.

    Dal sito dell’università canadese di Waterloo è possibile scaricare SkypeMorph, un plugin per Tor che veicola il protocollo utilizzando il network Skype.

    Per utilizzare SkyperMorph è necessario ottenere un ID di SkypeKit, che richiede un account di Skype con almeno 5 dollari USA di credito.

    Il sistema non è né lineare né gratuito, ma dimostra come la fantasia degli sviluppatori riesca a scardinare le limitazioni di chi vuole limitare Internet. (via Stefano Quintarelli)

  • Edicola Italiana

    Il 31 marzo è stato definito attraverso una lettera di intenti il consorzio Edicola Italiana.

    I fondatori sono il Gruppo Sole 24 Ore, L’Espresso, Mondadori e RCS; lo scopo del consorzio è di creare una struttura per poter erogare contenuti con queste caratteristiche:

    • supporto del maggior numero di ambienti possibili (smartphone, PC…);
    • libro accesso ad altri partecipanti che vogliono entrare nel consorzio;
    • gestione affidata ad una società terza rispetto ai partecipanti.

    Edicola Italiana si prefigge lo scopo di diventare la piattaforma di riferimento per la vendita di contenuti digitali in lingua italiana.

    L’iniziativa per ora è limitata ad un memorandum di intenti in quanto coinvolge aziende quotate. Un una prima fase lavoreranno gli avvocati per definire gli aspetti legali, i tecnici entreranno in gioco in un secondo tempo. (via Stefano Quintarelli, Il Sole 24 Ore)

  • Come una grossa azienda italiana vede Internet

    Il Correre online riporta la notizia che Mediaset ha perso il nome a dominio mediaset.com

    Non l’ha perso per motivi legali o cause indipendenti dalla sua volontà, bensì perché qualcuno non solo se è dimenticato di rinnovare l’iscrizione, ma ha ignorato tutte le mail di avviso (era configurato bene il WHOIS, come da regolamento IANA, vero?), tutte le mail di scadenza e tutte le mail di avvertimento.

    Ho un po’ di nomi a dominio intestati a mio nome e solo chi è nelle mie stesse condizioni sa quanto i fornitori si adoperino per evitare che succeda un caso come quello citato e come solamente ignorando sistematicamente ogni comunicazione (o avendo il WHOIS mal configurato) sia possibile cadere in un errore così grossolano.

    Non basta dire “noi siamo Mediaset, ridateci il nome a dominio” al collegio arbitrale americano perché la risposta non è quella che ci si aspetta di ricevere in Italia.

    Ci sono aziende italiane, non necessariamente di comunicazione o del settore IT, che curano la propria presenza online più di ogni altro aspetto di marketing e PR perché hanno capito che su Internet l’audience è letteralmente mondiale. Evidentemente a Mediaset non interessano queste cose e queste sono le conseguenze, si vede che si accontentano del nome a dominio mediaset.it

  • StackExchange

    StackExchange è una rete di siti supportati dalla comunità dove chiunque può trovare risposte a temi specifici.

    Tutto nasce da un’idea di Jeff Atwood e Joel Spolsky, che nel 2008 aprono Stack Overflow, un sito in cui i programmatori potevano trovare risposte alle loro domande. In seguito al successo del sito, Union Square Ventures ha deciso di investire sei milioni di dollari per permettere a Atwood e Spolsky di espandere il progetto. Nel 2010 è nata la nuova struttura, con un framework di base e vari siti che trattano temi specifici.

    In questo momento ci sono un’ottantina di siti dedicati, in cui ciascuno può formulare delle domande e gli altri utenti forniscono le risposte. Il tutto è regolato da un sistema social di punteggi e riconoscimenti ben consolidato. Ovviamente si può utilizzare il medesimo account per accedere a tutti i siti, anzi la pratica è incoraggiata in quanto se si accede ad un sito del gruppo utilizzando un account esistente si parte da 100 punti.

    Anche la creazione di nuovi sottositi di StackExchange è governata da regole social: la sezione Area 51 permette di proporre un nuovo tema alla comunità, la quale valuta quanto la proposta sia interessante.

  • Vulnerabilità critica nel remote desktop

    Microsoft ha rilasciato una patch che interessa tutti i sistemi operativi supportati per correggere un problema grave del protocollo RDP.

    Questo protocollo era già stato oggetto di precedenti attacchi, ora Microsoft sembra che sia arrivata per tempo per scongiurare problemi, posto che vengano installati gli aggiornamenti di questo patch tuesday.

    I computer con il protocollo RDP esposto direttamente a Internet sono più di quelli che si possa pensare, la maggior parte sono PC di privati o di piccole organizzazioni.

    Anche chi ha attivato il RDP all’interno dell’azienda dovrebbe applicare le patch quanto prima per evitare problemi.

  • Goofile

    Goofile è una piccola utility a riga di comando (niente interfaccia touch, sorry) di Thomas (G13) Richards che produce un elenco di file di un certo tipo indicizzati da Google in un determinato nome a dominio.

    L’utilizzo è assolutamente semplice perché l’utility ha bisogno di soli due parametri:

    ./goofile.py -d siamogeek.com -f pdf

    Questo comando elenca tutti i file PDF indicizzati da Google nel nome a dominio di questo blog.

    Di per se non c’è nulla di particolare, dal momento che un elenco simile può essere ottenuto utilizzando i parametri noti di Google. La parte utile di Goofile è che può essere utilizzato in uno script per elaborare i suoi risultati. (via Darknet)

  • Rete mesh in Austria

    In Austria sta prendendo vita FunkFeuer, una rete mesh analoga a FabFi.

    A differenza della controparte afghana, FunkFeuer per ora non si propone di sopperire alle carenze infrastrutturali, ma è un puro esperimento portato avanti da entusiasti della tecnologia.

    In maniera non dissimile ai gruppi di radioamatori e ai gruppi di SysOp e utenti di FidoNet e reti assimilate, alla base di questo progetto c’è tanta voglia di sperimentare, di imparare e di condividere le esperienze. Non per nulla il primo passo per entrare a far parte di FunkFeuer è partecipare agli incontri del lunedì.

    I costi da sopportare per diventare un nodo sono relativamente bassi e tutti a carico degli operatori dei nodi.

    A molti potrà sembrare un gioco, ma con giochi come questi si sono fatti le ossa molte persone che hanno creato e gestito le prime infrastrutture di Internet sicuramente in Italia e probabilmente in altri Paesi.

    L’unico problema di una rete simile è che non può essere controllata o censurata centralmente. C’è da scommettere che prima o poi arriverà qualche solerte legislatore a regolamentare queste brutte abitudini dei cittadini.

  • Nginx sorpassa MS IIS

    Secondo Netcraft all’inizio del 2012 Nginx ha sopravanzato IIS  nella classifica dei siti attivi.

    E’ solo un primo sorpasso in quanto nelle altre classifiche (Top Server /Top Servers Across the Million Busiest Sites) il webserver di Microsoft mantiene momentaneamente il secondo posto dietro all’ottimo Apache.

    Ma è solo questione di tempo in quanto il trend di crescita di Nginx lascia ben sperare…

    Per chi non conoscesse Nginx si tratta di un webserver opensource ad altissime prestazioni.

    Rilasciato nel 2004 è cresciuto costantemente. Attualmente è l’unico prodotto di questa categoria ad avere un trend di crescita positivo.

    E’ utilizzato da numerosi siti ad alto traffico tra i quali  WordPress,  Github,  SourceForge.

  • Apache server 2.4.1

    E’ uscita l’attesa major release (2.4.1) del più diffuso webserver al mondo.

    Potete leggere qui in dettaglio le numerose novità introdotte dalla nuova versione.

    Si notano ottimizzazioni delle prestazioni (p. es minor uso della memoria) nuove direttive per la configurazione e una quantità non indifferente di nuovi moduli oltre che miglioramenti per quelli già presenti nelle versioni precedenti.

  • Quaresima 2.0: a chi giova?

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    Non sempre mi piace quello che scrive il noto giornalista italiano Giuseppe Severgnini, però leggo i suoi articoli con una certa regolarità. Stamattina mi ha attirato la sua lunga apertura su La lettura, settimanale del Corriere della Sera dedicato alla cultura, ai libri e ai media in generale.
    L’articolo intitolato Sette giorni fuori rete tratta appunto del test effettuato dalle stesso autore di rimanere disconnesso da Internet per uan settimana.
    La riproduzione dell’articolo è disponibile anche sul sito del giornale.

    Severgnini inizia il 9 febbraio a spegnere 3G e WiFi sull’iPhone, a mettere un messaggio out-of-office sulla casella di posta elettronica e a consegnare l’iPad al figlio perché glielo sequestri.
    Come potrete leggere nell’articolo, nei giorni seguenti il giornalista cerca di darsi da fare utilizzando sempre la tencologia, ma senza collegarsi a internet.
    Fa delle telefonate, si fa mandare dei fax, guarda la televisione, si fa racconare dai colleghi quello che succede e si informa come si faceva una volta: aspettando il telegiornale delle 20:00.
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