• Virtualizzazione: progettare sempre

    Fin dal mio primo progetto di virtualizzazione per un cliente (ma anche prima della virtualizzazione, ad essere onesto), quello che commercialmente è un’offerta di un fornitore, dal punto di vista IT l’ho sempre vista come l’ultimo passo di un progetto.

    Quando si deve mettere mano all’infrastruttura IT o se ne deve creare una ex novo è sempre importante partire da un progetto, indipendentemente dal fatto che si stia parlando di un piccolo server per tre utenti o di una multinazionale con sedi sparse in tutto il mondo (alcune delle quali in movimento).

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  • Movies {as code}

    moviesascodeMovies {as code} è un sito creato da Ben Howdle con una raccolta di film e telefilm raccontati attraverso vari linguaggi di programmazione.

    Il concetto di “linguaggio” è molto elastico perché si va da C al CSS.

    Ci sono delle idee veramente geniali, ne riporto di seguito alcune, ma il sito merita davvero una visita.

    Il sito permette, ovviamente, di proporre delle proprie versioni dei film.

    public final class EpisodeVI {
      public static Movie theJedi;
      public Movie starWars() {
        return theJedi;
      }
    }

     

    .titanic {
        float: none;
    }

     

    var name = ["James","Bond"]
    alert(name[1]+', '+name[0]+' '+name[1])

     

    man tail

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  • I/O 2013

    Per chi si fosse perso l’evento, questa settimana dal 15 al 17 si è tenuta l’edizione 2013 del Google I/O.
    Si tratta della conferenza denominata appunto “Innovation in the Open”, dedicata agli sviluppatori interessati alle tecnologie di Google e Android.

    Un po’ come le presentazioni dei prodotti Apple, la I/O è una conferenza sempre piuttosto interessante per gli argomenti discussi. A volte presenta buchi nell’acqua clamorosi – come il quasi defunto Google Wave, appunto presentato qui nel 2009 – ma è sempre un importante forum di discussione nel campo della tecnologia IT a cui vale la pena prestare attenzione.

    Per chi non si fosse interessato alla conferenza in diretta, segnalo qui di seguito qualche link utile.
    La pagina ufficiale dell’evento è https://developers.google.com/events/io/ mentre TechRadar ci presenta un esaustivo post riassuntivo sulle novità, con link a dettagli per ogni argomento.
    Qui di seguito incorporo il video del keynote di apertura.

  • Hyper-Rosiconi

    HYPER-VitaminIeri si è tenuto a Milano il VMware Vforum 2013 (sarà a Roma domani), l’annuale appuntamento dedicato a VMware.

    Il Vforum è un evento viaggiante in varie città in cui chi partecipa può entrare in contatto con le ultime tecnologie basate su quell’ambiente di virtualizzazione.

    Quando sono arrivato ieri mattina ho visto da lontano all’ingresso del quartiere fieristico di Milano una decina di signorine in minigonna arancione. Avvicinandomi, ho capito che queste signorine stavano distribuendo delle lattine di “HYPER-Vitamin” (grassetto e corsivo come nella lattina).

    All’inizio ho creduto in uno scherzo, ma poi la cosa è diventata chiara.

    MicrosoftMicrosoft pubblicizza il proprio sistema di virtualizzazione all’ingresso di un evento di VMware distribuendo lattine di aranciata con un nome che richiama la sua piattaforma.

    Patetico.

    Patetico perché non è più così (posto che lo sia mai stato) che si dimostra la propria presunta superiorità in questi contesti.

    Non stiamo parlando di un prodotto desktop venduto nei supermercati, ma di qualcosa che sta alla base di computer room o data centre.

    VMware non è l’unico attore in questo mercato, esistono (ad esempio) KVM e OpenStack con una nutrita base di installato e un loro ecosistema di sviluppatori e utenti.

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  • Chris Hadfield canta Space Oddity sulla ISS

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lc8BcBZ0tAI&w=500]

  • Modifiche realtime alla wikipedia

    rcmaprcmap è uno dei tanti esempi di un nuovo modo di rielaborare i dati disponibili online in tempo reale.

    Nei primordi della diffusione di Internet, in tema di accesso ai dati la Rete veniva utilizzata essenzialmente per pescare dai repository FTP di università o società per scaricare le ultime versioni di dati o programmi. La velocità di trasferimento era tale che venivano realizzate e vendute raccolte in CD-ROM con le copie dei siti FTP più famosi; chi ricorda ftp.cica.indiana.edu? Ci sono ancora in giro dei file (questo è datato 1998) che ne parlano.

    L’esplosione del fenomeno Internet e la diffusione dei browser HTTP hanno avviato dalla seconda metà degli anni 90 l’abitudine di collegare tra loro diverse pagine HTML statiche attraverso i link ipertestuali. In questo modo venivano correlati tra loro i contenuti della Rete, fruibili tramite un’interfaccia unitaria (il browser) in grado di trasferire informazioni attraverso diversi protocolli interconnesse grazie all’adozione degli URI.

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  • Dalla scatola alla nuvola

    cspartQualcuno dirà che è finita una epoca, e sarebbe difficile dargli torto.

    Sono passati oltre 25 anni da quando la Adobe ha lanciato sul mercato due prodotti software che avrebbero definito il mondo della grafica non solo per gli anni, ma per le geenrazioni a venire.
    Come tutti sapranno già, negli anni Adobe è cresciuta in maniera drastica anche attraverso l’acquisizione di altre software house storiche come Aldus e Macromedia.
    Tutte le tecnologie acquisite e incorporate sono poi servite per ampliare la gamma di prodotti di grafica e di sviluppo dell’Azienda.
    Nel campo dell’informatica penso sia difficile trovare qualcuno che non conosca la Adobe Creative Suite: un pacchetto in bundle che appunto incorpora una buona parte delle applicazioni.

    La storia della CS è iniziata nel 2003 con la prima versione a cui ne sono seguite altre sei, ma, poco meno di dieci anni dopo, la vita di questo prodotto come pacchetto software è conclusa.
    Durante l’ultima Adobe MAX Conference, infatti è stato annunciato che la CS6 non sarà mai aggiornata e rimarrà l’ultima versione pacchettizzata della suite, insieme con le versioni singole delle varie applicazioni che la compongono. (altro…)

  • L’ultimo miglio

    Due episodi apparentemente scollegati tra loro.

    È una settimana che attendo la consegna di un collo (quello che dovrebbe essere il mio nuovo telefono) che ha oramai percorso più chilometri di una sonda Pioneer innanzi e indietro perché chi consegna la merce non legge (non è chiaro se per incapacità o pigrizia) la nota presente nel documento di consegna che indica indirizzo esatto e campanello da suonare.

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  • I nastri usati delle etichettatrici

    password_dymoEro da un cliente a installare un nuovo router, e quando ho finito ho preso la buona vecchia etichettatrice a trasferimento termico e ho scritto un paio di etichette: una con l’indirizzo IP pubblico del router, e subito dopo una con la password, quest’ultima da attaccare in un posto non cosi` evidente sul router. Prima che mi diciate che non sono abbastanza paranoico, sappiate che lo sono perfettamente: so che se non lascio la password in un posto raggiungibile questa verra` persa, e il danno sara` maggiore dell’eventuale danno che puo` essere causato dalla possibilita` che qualcuno la legga, visto dove si trova fisicamente il router.

    Insomma, stampo le mie etichette, e quando le tiro fuori dalla etichettatrice queste, a causa di un problema di caricamento del nastro, si portano dietro anche il nastro di inchiostro che viene usato per stamparle, appiccicato all’etichetta stessa. Quello che vedete nella foto e`, appunto, il nastro dell’inchiostro, dove sono perfettamente leggibili gli indirizzi ip e le password.Non e` che prima di ieri io non sapessi come funzionano le stampanti di etichette, ma vederlo davanti al mio naso me l’ha ricordato in maniera molto incisiva.

    La prossima volta che butterete via il vecchio nastro dell’etichettatrice, fermatevi un momento a pensare.

  • Cifratura omomorfica

    Un ricercatore di IBM ha pubblicato i sorgenti di HELib, una libreria di funzioni per la cifratura omomorfica.

    Gli algoritmi omomorfici sono una famiglia di metodi di cifratura che, in teoria, permetterebbero di eseguire alcune operazioni sui dati cifrati ottenendo gli stessi risultati delle medesime operazioni svolte sui dati in chiaro. Ad esempio, Alice potrebbe eseguire una somma su alcuni valori registrati in maniera cifrata e Bob, e solamente lui, potrebbe decifrare il risultato.

    Se si sostituisce Alice con un server online utilizzato per registrare i dati e Bob con l’utente legittimo titolare di quei dati, le implicazioni di una famiglia di algoritmi simili sono notevoli, in quanto potrebbero essere compiute delle operazioni sui dati cifrati senza che Bob debba consegnare ad Alice la chiave per decifrarli e senza che i dati di Bob debbano essere trasmessi o memorizzati in chiaro per l’elaborazione.

    HELib implementa l’algoritmo omomorfico BGV (Brakerski-Gentry-Vaikuntanathan, PDF) con varie ottimizzazioni per renderlo più veloce ed è distribuita con la licenza GNU GPL. Per ora sull’account GitHub di Shai Halevi si trovano i sorgenti C++ della libreria e  qualche programmino di test, nulla più; non siamo ancora al livello di un’applicazione funzionante di cui si possono verificare caratteristiche e limiti.

  • APP o browser?

    link a facebookLo dico subito: non sono mai stato un fanatico del fenomeno delle APP, specialmente quando venivano spacciate come “evoluzione” del web.

    Riconosco che quando è nato l’iPhone le reti cellulari non erano dei fulmini di guerra per la trasmissione dati, i siti non erano (più) ottimizzati per connessioni a bassa velocità e ovviamente non esisteva (ancora) il concetto di “versione mobile del sito”.

    In sé la APP disaccoppia i dati dalla presentazione: la presentazione risiede staticamente sul telefono (client) e i dati vengono pescati dinamicamente dal server via http[s]. Questa tecnica riduce notevolmente il traffico dati perché la presentazione (la APP), che è la parte più cospicua dal punto di vista del traffico, viene trasmessa solo in fase di installazione/aggiornamento.

    Ma c’è un pericoloso risvolto della medaglia: una APP è un vero e proprio programma che gira sul telefono a cui vengono concessi dei permessi di accesso da parte dell’utente (si spera in maniera consapevole). Senza contare il fatto che spesso una APP “presenta” dei contenuti del web, senza però offrire la possibilità di ricavare un riferimento ipertestuale (URL) a quei contenuti per trasmetterli o referenziarli altrove. In alte parole, rompe uno dei fondamenti del WWW.

    Si può star qui a disquisire sull’opportunità di avere un sistema con più o meno granularità di permessi, ma alla fine la questione è una: le APP tendono a chiedere più privilegi di quelli che hanno bisogno, nel nome della oramai logora “migliore esperienza di utilizzo”.

    Facebook è un chiaro esempio di questa espansione e trasformazione verso qualcosa che diventa onestamente eccessivo. Se si guarda l’applicazione per Android, i permessi richiesti sono poco giustificabili ad una prima analisi. Non sono, ovviamente, tirati a caso, ma l’applicazione di Facebook inizia a diventare onestamente troppo invasiva.

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  • Tetris infinito

    Playing_forever_like_CT
    da tetrisconcept.net

    Questo articolo illustra una strategia per giocare a Tetris finchè non va via la corrente o non si rompe il computer.

    Se vengono soddisfatti alcuni prerequisiti molto poco restrittivi, la strategia può funzionare, a costo di una certa monotonia del gioco.

    L’ambiente di gioco viene diviso in tre parti: due di quattro unità e una di due unità.

    In una delle aree da quattro unità si crea un pattern con i pezzi S, T e Z; nell’altra area da quattro unità un pattern con i pezzi L, J e O. L’area da due unità è riservata ai pezzi I. (via BoingBoing)