Tag: smartphone

  • Migrare un telefono Android

    Passare ad un telefono nuovo è sempre una rottura.

    Android adesso fa le cose abbastanza semplici: si accende il telefono nuovo con a fianco quello vecchio collegato in Wifi, si seguono le istruzioni, si aspetta il tempo di trasferimento, si sposta la SIM ed il gioco è fatto.

    Quasi.

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  • Addio BlackBerry

    Da oggi 4 gennaio 2022 i dispositivi storici di BlackBerry smettono di funzionare; quindi i dispositivi con BlackBerry 7.1 OS (e precedenti), BlackBerry 10 OS e BlackBerry PlayBook OS 2.1 e precedenti da oggi si uniscono alla numerosa famiglia dei mattoni tecnologici.

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  • Buttate via gli smartphone

    Non vi servono, buttateli via, restituiteli, comprate degli aspirapolvere durante il weekend degli sconti.

    Cercate un NOKIA 3310, tanto non si rompono e probabilmente hanno ancora la carica della batteria di 10 anni fa. (altro…)

  • Usate lo smartphone!

    Questo weekend mi sono trovato bloccato a Gatwick con un volo cancellato.

    Shit happens, a me è la terza volta che capita, tre volte in partenza da Londra, due aeroporti diversi, tre compagnie diverse, due motivi diversi. (altro…)

  • Cos’è il genio /18

    Who wants a Stylus?

    Ci avete messo solo 8 anni.

    Siete dei geni!

  • Grazie a Google sul traffico do ragione a Cruciani.

    A Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara” su Radio 24, non credo piacciano le “notizie sul traffico” visto e considerato che spesso “lancia” quello spazio utilizzando registrazioni come quella di Giuliano Ferrara (“le strade in diretta saranno anche utili ma sono una boiata pazzesca, una cosa di una noia bestiale…eliminatele“) o quello dello stesso Cruciani (che con voce implorante ripete “mamma mia il traffico no, vi prego, il traffico no“).
    Nota: entrambi questi lanci li potete trovare in fondo al post.

    Ma la verità è che in fondo sia Cruciani che Ferrara non hanno assolutamente torto, anzi. (altro…)

  • APP o browser?

    link a facebookLo dico subito: non sono mai stato un fanatico del fenomeno delle APP, specialmente quando venivano spacciate come “evoluzione” del web.

    Riconosco che quando è nato l’iPhone le reti cellulari non erano dei fulmini di guerra per la trasmissione dati, i siti non erano (più) ottimizzati per connessioni a bassa velocità e ovviamente non esisteva (ancora) il concetto di “versione mobile del sito”.

    In sé la APP disaccoppia i dati dalla presentazione: la presentazione risiede staticamente sul telefono (client) e i dati vengono pescati dinamicamente dal server via http[s]. Questa tecnica riduce notevolmente il traffico dati perché la presentazione (la APP), che è la parte più cospicua dal punto di vista del traffico, viene trasmessa solo in fase di installazione/aggiornamento.

    Ma c’è un pericoloso risvolto della medaglia: una APP è un vero e proprio programma che gira sul telefono a cui vengono concessi dei permessi di accesso da parte dell’utente (si spera in maniera consapevole). Senza contare il fatto che spesso una APP “presenta” dei contenuti del web, senza però offrire la possibilità di ricavare un riferimento ipertestuale (URL) a quei contenuti per trasmetterli o referenziarli altrove. In alte parole, rompe uno dei fondamenti del WWW.

    Si può star qui a disquisire sull’opportunità di avere un sistema con più o meno granularità di permessi, ma alla fine la questione è una: le APP tendono a chiedere più privilegi di quelli che hanno bisogno, nel nome della oramai logora “migliore esperienza di utilizzo”.

    Facebook è un chiaro esempio di questa espansione e trasformazione verso qualcosa che diventa onestamente eccessivo. Se si guarda l’applicazione per Android, i permessi richiesti sono poco giustificabili ad una prima analisi. Non sono, ovviamente, tirati a caso, ma l’applicazione di Facebook inizia a diventare onestamente troppo invasiva.

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  • Quando fate la spesa spegnete il WiFi

    Quando una catena della GDO mi ha offerto la possibilità di usare un terminalino per la scansione self service lungo le corsie sapevo benissimo che stavo dando in cambio delle informazioni.

    Con quel dispositivo possono capire come mi muovo all’interno del negozio, quali sono le mie scelte, le mie titubanze e i miei ripensamenti. Lo sapevo benissimo, ma da un certo punto di vista mi va bene perché il mio profilo è nella parte bassa della gaussiana dei consumatori e potrebbe essere conveniente far sentire la mia voce per segnalare che non esistono solamente famiglie con due figli che comperano 16 cosce di pollo e un chilo di tortellini alla volta.

    Ma so esattamente i dati che vengono raccolti e so, con ragionevole sicurezza, che quei dati non vengono condivisi con altre catene della GDO.

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  • La virtualizzazione sugli Android

    VMware ha siglato due accordi con Verizon e Telefónica per la commercializzazione di dispositivi Android equipaggiati con Horizon Mobile.

    L’hypervisor per Android ha dei bassi requisiti hardware (512 Mb di RAM e 700 Mhz di CPU) e consente, essenzialmente, di far girare due telefoni in un solo dispositivo mobile.

    Questa soluzione è molto comoda per le aziende, che si stanno trovando a fronteggiare il problema dell’adozione di device privati da parte dei dipendenti privi delle caratteristiche di sicurezza necessarie per le comunicazioni aziendali.

    Con Horizon Mobile l’azienda può lasciare al dipendente il suo dispositivo Android e permettere che l’utente installi ciò che desidera. Nel medesimo hardware viene avviato un secondo telefono con le policy e i servizi aziendali. I due sistemi operativi, quello personale e quello aziendale, sono separati senza possibilità di scambio dati, come avviene per tutte le VM gestite dall’hypervisor di VMware. (via Ars Technica, Programmazione.it)