Tutto con un solo pulsante

Se c’e` un paradigma sbagliato nel mondo della tecnologia, questo  e` “meno pulsanti = piu` facile”.

Televisori, radio, media player, e anche dispositivi decisamente meno “consumer” come i caricabatterie da modellismo o le radio da radioamatori, hanno tutti una tragica mancanza di pulsanti. Spesso basterebbero uno o due pulsanti in piu` per rendere l’interfaccia intuitiva e comoda da usare, ma a quanto pare chi disegna le interfacce pensa che “meno pulsanti” significhi “piu` facile”.

E cosi` ho un caricabatterie che ha 4 pulsanti al posto di 6, e a causa di questa limitazione ognuno dei pulsanti ha 3 funzioni che cambiano (senza alcuna indicazione visibile) a seconda del “contesto” in cui ci si trova nel menu`. Se ne avesse avuti 6 (e una migliore logica nei menu`) ogni pulsante avrebbe avuto la sua funzione che non cambia mai.

E allo stesso modo ho una radio che ha una trentina di pulsanti e manopole, ma se ne avesse 40 sarebbe molto piu` rapida da usare, senza entrare e uscire continuamente dai menu` per selezionare funzioni che si usano spesso, come la larghezza del filtro di ingresso o il notch.

Un frullatore che abbia una sola velocita`, sara` perfetto con un solo interruttore. Ma se il frullatore ha 6 velocita`, e` piu` comodo avere 6 pulsanti uno per velocita`, oppure dover premere l’unico pulsante 6 volte per andare alla velocita` massima, e 1 volta per andare alla minima? A me la risposta sembra ovvia, ma a chi costruisce il frullatore, sembra altrettanto ovvio che la risposta sia “un solo pulsante”.

Ditemi voi, sono io che penso in modo sbagliato?


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Commenti

14 risposte a “Tutto con un solo pulsante”

  1. Avatar Luigi Rosa

    La semplificazione fatta attraverso la riduzione delle capacità dell’utente/fruitore di controllare il processo è IMHO una cagata pazzesca.

    Questo tipo di “semplificazione” è sempre stato alla base di MacOS (anche prima di OSX), con il risultato che avevo sempre l’impressione che il Mac stesse facendo qualcosa senza dirmelo. Adesso con OSX si può aprire una shell CLI e ridiventare padroni della macchina.

    Bilanciare i due aspetti (pochi controlli essenziali o tanti controlli che possono confondere l’utilzizatore) è cosa molto complessa. L’informatica può risolverla con un semplice tasto “Advanced…” che fa apparire i controlli più esotici.

    Un problema simile c’è anche nell’aviazione commerciale in cui i “liners” sono sempre più automatizzati, con il rischio che il pilota perda il controllo del velivolo. Il sito http://www.manualedivolo.it tratta ogni tanto di questi problemi (lettura sconsigliata a persone impressionabili che stanno per prendere un volo di linea).

    In ogni modo, io sono fan di “tutti i controlli organizzati razionalmente”

  2. Avatar QuakePC

    oh mio dio un altro radioamatore 🙂

    73

    1. Avatar Kurgan

      Eh, gia`. Ce ne sono dove meno te lo aspetti. Sbucano dalle fottute pareti.

      73 de IZ4UFQ

      1. Avatar Stefano Petroni
        Stefano Petroni

        73 da un vecchio CB che non ha mai trovato il tempo per portare i documenti al Ministero. Teoricamente dovrebbero darmi la patente senza esame…

        1. Avatar QuakePC

          la malattia è quella, prima o poi si fa tutti la stessa fine: qso in micronde…

          1. Avatar QuakePC

            QuakePC :
            la malattia è quella, prima o poi si fa tutti la stessa fine: qso in micronde…

            dimenticavo 73 de IZ3JIO

  3. Avatar PippoCN
    PippoCN

    Io sono sempre stato dell’idea che il numero dei pulsanti è direttamente proporzionale alle capacità intellettive dell’utilizzatore.

    Se si mettono su una radio 60 pulsanti, è perchè si presume che l’utilizzatore finale, senza leggere il manuale (ormai costante assodata), capisca a cosa si riferiscono i 60 pulsanti.

    Ecco perchè sull’iphone hanno pensato bene di metterne solo uno…

  4. Avatar Silvio Sosio
    Silvio Sosio

    Quando hai un’interfaccia grafica, avere meno pulsanti fisici vuol dire che hai meno controlli non contestualizzati da ricordare. Se l’uso di un apparecchio è molto frequente i comandi non contestualizzati si imparano e diventano pratici; se non lo è, non si ricordano e si finiscono per non usare. Tipico esempio il telecomando, che ha una pletora di tasti inutili e inutilizzati perché infrequenti, mentre sono più utili i menu a video.

    1. Avatar Kurgan

      Verissimo il discorso dell’interfaccia grafica e dei menu` con i “softkeys”, pero` occorre non spingersi troppo oltre in questa logica. In un dispositivi “misto” come il mio IC9100 ci sono 5 soft keys e un mucchio di pulsanti e manopole “fisiche”, tuttavia trovo comunque che ci siano funzioni che io uso spesso (dato il tipo di attivita` che faccio) che richiedono di entrare nel menu` per impostarle, e che mi farebbero piu` comodo se fossero presenti come pulsanti e manopole fisiche. In un dispositivo come il telecomando della TV ci sono pulsanti che io non uso mai, ma questi stessi pulsanti potrebbero servire spesso a te. Non e` cosi` semplice dire “questo lo mettiamo nel menu` OSD mentre quest’altro lo mettiamo come pulsante dedicato”. Devo dire che il telecomando medio di una TV e` abbastanza ben fatto, forse perche` c’e` stata una attentissima ricerca su come costruirlo, molto piu` attenta che in altri campi. O forse anche perche` e` possibile ad un costo molto ridotto fornire due telecomandi: uno per utenti Apple, con un solo tasto, e uno per utenti Linux, con 200 tasti.

    2. Avatar Luigi Rosa

      Ecco perche’ in molti telecomandi compelssi c’e’ uno sportellino che nasconde le funzioni poco usate.
      Esempio “meccanico” dell’opzione “Avanzato…”

      E poi non dimentichiamo che i computer li devono usare anche gli smanettoni, non solo gli utenti che hanno una memoria a lungo termine tale da essere costretti a scrivere il PIN del bancomat sul bancomet medesimo 🙂

  5. Avatar Michele
    Michele

    C’e’ un libro di qualche anno fa, intitolato “La caffettiera del masochista”, di tale Donald Norman. Tratta di come molti oggetti di uso quotidiano (non solo quindi dispositivi elettronici vari ma anche elettrici, elettromeccanici, meccanici o anche semplicemente oggetti di poca o punta tecnologia) siano caratterizzati da un design gradevole e accattivante (magari sono stati disegnati da architetti di grido) che pero’ non “indica” chiaramente le modalita’ d’uso (esempio: un utilizzatore si trova spiazzato di fronte ad un rubinetto del quale non si capisce al volo come si apre, o come si passa dall’acqua fredda a quella calda …oppure il design di certe porte a vetri .. quale sara’ l’anta che si apre, e dov’e’ la maniglia ? ;-)). Nel libro si ipotizza che a volte chi progetta certi oggetti evidentemente *non* si pone nei panni di chi poi li dovra’ utilizzare quotidianamente. Considerazioni che si trovano anche nel capitolo dedicato al software, un po’ datate (il libro e’ stato edito in Italia credo nel ’97) ma sempre valide: a chi non e’ capitato di incappare in qualche programma assai poco “user friendly” ? Una lettura interessante, ve la consiglio. Ispirata a sua volta ad un bel libro di Jacques Carelman, “Catalogue d’objets introuvables”, dove si parla, oltre che del classico pettine senza denti per calvi, della caffettiera con il beccuccio dalla stessa parte del manico, quella appunto del masochista che da il titolo al libro di Norman. Mi scuserete se ho divagato un po’, ma visto che si tratta di cazzeggio …
    Ciao a tutti

    1. Avatar Kurgan

      Ottima divagazione, direi. Dovro` comperare questo libro.

    2. Avatar Luigi Rosa

      Divagazione molto apprezzata.
      Quelli sono designer che vogliono reinventare la ruota o vogliono “decostruire” le cose. Ci sono fior di designer che hanno reso le cose piu’ semplici e piu’ gradevoli o banalmente hanno creato degli oggetti epocali, altri che facevano meglio ad andare a zappare la terra.
      Per dirne uno, quelli (sono due) che hanno disegnato la celeberrima radio Brionvega TS522 sono passati alla storia; molti altri che hanno voluto reinventare la radiolina sono finiti nel cestino della storia.

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