Lavoratori “introvabili”

Il Sole riporta i risultati di un’indagine Unioncamere Excelsior del 2013 presentata lo sorso 20 novembre.

Secondo questa ricerca tra i primi lavoratori introvabili ci sarebbero esperti di software aziendale e programmatori laureati.

Qui espongo il mio modesto parere sull’argomento, senza aver la pretesa di postulare delle Verità.

Innanzi tutto il tema “laureato”. Non sono laureato, ma ho una grande stima di chi ha una laurea (specialmente quinquennale) perché è riuscito a raggiungere la meta nonostante l’università. Alla fine del suo percorso il più delle volte nel mondo professionale viene trattato allo stesso livello di chi è appena uscito da una scuola professionale. I motivi per questo tipo di accoglienza sono tanti ed esulano dallo scopo modesto di questo articolo.

Dal lato aziendale richiedere un laureato pone HR e il management in una situazione di sicurezza pre-assolutoria nel caso in cui il candidato al posto di lavoro si riveli una frana. Sappiamo tutti che quello che vuole HR (inteso come tutte le persone che hanno la responsabilità di dire “questa persona è il candidato ideale per il lavoro”)  è poter dire che uno schema di valutazione terzo e formale ha espresso quel verdetto. In altre parole, vogliono un’alibi che permetta di dire “non è stata colpa mia“. Assumere (o ricercare) un laureato fa parte di quella costruzione di alibi ex-ante di HR. Riflettete: se basta un metodo terzo e formale, voi cosa siete lì a fare?

Un laureato, se è bravo, deve essere, però, retribuito come tale, non si può cercare un laureato con esperienza e offrire la stessa retribuzione di un diplomato primo impiego, altrimenti il posto di lavoro resterà vacante, non certo per carenza di offerta ma per inconsistenza offensiva della domanda.

La domanda di lavoro costituisce il secondo grande problema della ricerca di occupazione.

Tralascio qui il discorso politico-sociale delle forme dei contratti di lavoro perché esula anche lui dai limiti di questo scritto e ci porterebbe in un campo minato cosparso da vittime della loro ideologia.

Il problema è come vengono redatte molte richieste di personale, che vanno dal grottesco al fantascientifico. Ho esperienza in merito e ogni volta che mi è capitato di redigere la parte “tecnica” di una richiesta di lavoro ho sempre cercato di essere onesto e aderente ai limiti di budget del mio cliente che stava cercando del personale.

Alcuni esempi sono richieste di esperienza decennale (dieci anni!) nel campo della programmazione iOS (rilasciato nel 2007) o .NET 2.0 (rilasciato nel 2005). Queste cazzate ci sono nelle richieste di lavoro e spesso sono degli aggiustamenti fatti lungo la filiera da personale che non sa nemmeno cosa sta leggendo ma pensa sia bene arrotondare verso l’alto alcuni valori per evitare che si presentino dei candidati mediocri. Il risultato è che finisci sui social network o nelle mail agli amici come esempio di imbecillità burocratica.

Un altro esempio sono le certificazioni. Mi è capitato di vedere richieste di candidati con certificazioni CISCO in aziende che avevano due o tre di switch unmanaged in croce, nemmeno di marca, e nemmeno un router, se non quello del provider dell’ADSL. Un eventuale candidato quando scopre la cosa o accetta perché ha bisogno (ma entrambe le parti lo sanno) oppure si alza e se ne va sbattendo la porta.

Un ultimo esempio è la disparità tra le richieste e l’offerta economica. Ho letto offerte di lavoro con richieste di caratteristiche necessarie (quindi non quelle “preferenziali”) tali per cui il candidato o ha passato la sua vita da 16 anni in avanti a lavorare h/24 per farsi tutta quell’esperienza, o mente spudoratamente o è un dannato genio. Ma se è un dannato genio non lo paghi una miseria perché il dannato genio non viene certo a lavorare da te, ma ha già trovato qualcuno come Google che l’ha accolto tra i suoi ranghi.

Prima di iniziare a scrivere ho tentato di visitare il sito Unioncamere Excelsior, ma mi sono trovato davanti a questa schermata.

Unioncamenre Excelsior

Dove, a parte l’errore, c’è un bel problema di sicurezza di full path disclosure. Alla fine della stesura dell’articolo ho ricontrollato e il sito funziona, ma qualcuno ha bisogno di un tecnico che ne capisca di sicurezza informatica che abbia, ovviamente dieci anni di esperienza con Joomla!


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Commenti

5 risposte a “Lavoratori “introvabili””

  1. Avatar Giovanni

    Parole sante. Ci si potrebbe scrivere un libro sulle cose assurde negli annunci di lavoro e relativi colloqui nel campo IT e non solo.

  2. Avatar Luca Lazzari
    Luca Lazzari

    GRANDE Luigi

  3. Avatar Kurgan

    E` un classico. A parte le richieste palesemente assurde (10 anni di iOS e simili) la tipica figura ricercata da tutti e` un giovane apprendista laureato con 10 anni di esperienza lavorativa. Insomma, devi avere una laurea, 10 anni di esperienza, essere giovane, ed essere pagato 400 euro al mese. In pratica devi avere preso la laurea a 10 anni, cosi` poi fino a 20 hai lavorato, e ora puoi essere pagato 400 euro al mese. Ma fino a che il mondo del lavoro dipendente andra` avanti con queste assurdita` (tralasciando tutto il discorso sui contratti, sul “posto sicuro”, ecc) io saro` contento, perche` come professionista avro` sempre piu` occasioni di lavoro. Perche` a me (44 anni, niente laurea, lavoro nell’informatica da quando ne avevo 18) nessuno chiede se sono laureato e nessuno offre 400 euro al mese.

    1. Avatar Sandro
      Sandro

      beh, però devo dire che questo succede solo nel campo dell’informatica, dove studiare da autodidatta è ancora consentito (e non so per quanto tempo ancora potrà succedere).
      In altri campi(praticamente tutti…) o hai una certificazione di qualche tipo(minimo laurea e iscrizione ad un albo) o NON PUOI lavorare.

  4. Avatar Sandro
    Sandro

    Sottoscrivo ogni tua parola, e parlo da laureato.
    Prima della laurea vivevo nel mondo dei sogni, poi vedendo i primi annunci di lavoro ho capito. E ho ripensato alle parole di un vecchio collega che mi disse “ma che te ne fai della laurea quinquennale? Tanto a meno di essere un genio(o di voler intraprendere una carriera diversa), alla fine andrai a fare lo stesso lavoro di chi la laurea non ce l’ha o ha solo la triennale..”

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