In questo articolo server indica una macchina i386 o x64 su cui girano i sistemi operativi specifici, quali Windows Server, Linux, ESXi, con un hardware che privilegia le funzioni di servizi verso la rete (file, print, mail, db…) rispetto all’uso interattivo.
Il costo di un server non è solamente quello del mero acquisto del ferro, ma la sommatoria di:
- acquisto/leasing del ferro;
- acquisto del software;
- accordo di riparazione dei guasti hardware;
- supporto e/o software di ripristino o dei dati;
- tempo di lavoro per installazione e configurazione hard/soft;
- accordo di manutenzione preventiva del software (patch, upgrade e similari);
- costi aziendali legati ai fermi macchina.
Alcune di queste voci sono legate da un rapporto opposto.
Ad esempio, se si investe molto nei sistemi hard/soft di backup, gli eventuali tempi e costi di ripristino in caso di cancellazioni accidentali o danni più gravi diminuiscono. Parimenti, un buon sistema di ridondanze (disco, alimentatore, NIC, ventole) permette di ridurre quasi a zero i fermi macchina, limitando i costi aziendali creati dalla non disponibilità del server.
Ancora: un server poco performante o di fascia entry level che può sembrare un affarone si rivela spesso un boomerang clamoroso quando si mette il server il produzione: incompatibilità, supporto limitato, tecnologia scarsa fanno dilatare i costi legati ai tempi di installazione e configurazione, fino ad erodere molta, se non tutta, parte della somma risparmiata per un hardware di qualità scarsa.
Ovviamente non è corretto eccedere nemmeno dal lato opposto perché i fornitori potrebbero non avere sufficiente familiarità con i server di fascia elevata, oppure le caratteristiche hardware potrebbero essere di gran lunga superiori a quelle richieste dal software o imposte dalle licenze acquistate.
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