Negli ultimi due fine settimana ho dedicato qualche ora alla visione delle sessioni registrate durante la BUILD developer conference dello scorso Settembre e a provare un poco la preview di Windows 8 (no, niente di illegale).
E’ stata una interessante visione sul futuro. Si tratta senza dubbio di una rivoluzione non solo in Windows come prodotto, ma nell’essenza stessa dell’informatica per come Microsoft l’ha sempre concepita. Semplicisticamente si potrebbe dire che la Microsoft sta imparando dall’esperienza di Apple nel mondo dei tablet, degli smartphone e delle apps.
In effetti il nuovo Windows 8 è progettato per funzionare sui tablet così come sui PC da tavolo: si è puntato molto sul concetto che tipi diversissimi di computer – dal tablet con microprocessore ARM alla workstation professionale o per il gaming estremo – facciano comunque girare lo stesso Windows 8 con la stessa interfaccia.
L’interfaccia appunto non è più basata sul binomio Desktop/Menu Start, ma su una schermata piena di active tiles, piastrelle che rappresentano apps, ovvero applicazioni di ogni genere o parti dell’interfaccia di una applicazione.Qualcuno si è azzardato a dire che questa impostazione di lavoro sia addirittura più efficace della interfaccia di iOS, il sistema operativo di Apple che da anni la fa da padrone su dispositivi mobili con display a sfioramento come gli innumerevoli iPhone, Ipad o iPod.
iOS è ancora basato sulle icone a schermo che improvvisamente sembrano una idea vecchia e poco flessibile in confronto a una schermata piena di elementi attivi che si muovono e si aggiornano senza bisogno di fare click o di entrare in qualche applicativo.
Questa nuova interfaccia è progettata per essere usata comunque con mouse e tastiera – definiti rispettivamente il miglior dispositivo di puntamento e il più veloce metodo per inserire il testo – ma anche e soprattutto tramite tocchi sullo schermo. Questa funzione è ovviamente la principale da utilizzare in caso di tablet (alla BUILD spopolava un prototipo di Samsung, prontamente consegnato agli sviluppatori, in perfetto stile Google I/O), la novità è che diventerà IL principale tipo di input anche per i desktop e i laptop, almeno secondo Microsoft.
Il direttore della User Experience Jensen Harris ha infatti annunciato durante la sua sessione che gli schermi per computer senza funzionalità touch saranno antiquati entro pochi anni, diventeranno impensabili così come per noi è ora impensabile una scheda perforata.
Questa dichiarazione mi ha fatto venire in mente una commento sullo stesso argomento, fatto però da Steve Jobs nel keynote dell’Ottobre 2010, al lancio del nuovo MacBook Air, che tuttavia andava in direzione piuttosto diversa. Per chi non ha tempo di riveders itutto il video (a mio avviso non è mai una cattiva idea vedere una presentazione dei prodotti Apple, indipendentemente da ogni considerazione) riporto solo la parte rilevante del discorso:
We’ve done tons of user testing on this, and it turns out it doesn’t work. Touch surfaces don’t want to be vertical.
It gives great demo but after a short period of time, you start to fatigue and after an extended period of time, your arm wants to fall off.
It doesn’t work, it’s ergonomically terrible.
E questa è la ragione per cui Apple ha puntato tutto sullo sviluppo dei trackpad a tocco multiplo.
Qui ovviamente noi non ne facciamo una questione di fede informatica – concetto che ci è estraneo in generale – ma piuttosto tentiamo un commento ragionato.
E naturalmente ci viene in aiuto la fonte di ogni buon geek che si rispetti.
Già nella seconda metà degli anni ’80, gli sceneggiatori di The Next Generation avevano intravisto il futuro delle interfacce grafiche e i problemi di usabilità.
Prendiamo ad esempio la nave stellare Enterprise-D, con la totalità dei pannelli di controllo a sfioramento: in alcuni casi non ci era ancora staccati dal concetto di tastiera+monitor mostrando appunto le consolle sul retro della plancia con il dispositivo di visualizzazione in verticale e una superficie di battitura in orizzontale o leggermente inclinata.
La vera rivoluzione si vede invece nelle consolle del tattico, delle operazioni e della navigazione. Partendo dai bottoni visti sulla Enterprise negli anni ’60, gli art designer hanno fatto il salto logico successivo integrando pulsanti, controlli vari e schermi tutti insieme su una superficie lucida nera su cui appoggiare i polpastrelli.
Pper inciso, oggi è cosa di tutti i giorni, ma pensate di inventare (almeno concettualmente) un iPad nel 1987. Ora rifletteteci un attimo.
Dopo un paio di episodi, eravamo abbastanza abituati a vedere un ufficiale appoggiare le mani su un pannello di policarbonato, leggere alcune informazioni e dare una panoramica completa della situazione al capitano.
Ovviamente all’epoca era impossibile vedere animazioni o interfacce avanzate semplicemente perché gli effetti speciali necessari non erano disponibile al costo di un episodio di televisione in syndication (se non lo sapete, all’epoca i pannelli erano dipinti sull’acetato e incollati su pannelli di metil-metacrilato illuminati dal retro!).
La domanda, ora, è se questo sistema potrebbe essere comodo per lavorare nel mondo reale. Se avete aperto almeno una volta il manuale di un PC di marca, in particoalre qualche anno fa, avrete probabilmente visto una guida all’ergonomia che spiega come sedersi a schiena ritta, appoggiare tutto l’avambraccio e tenere la mediana del monitor all’altezza degli occhi.
Sono tutti consigli validi per lavorare lunghe ore al computer senza affaticarsi o peggio danneggiare le proprie articolazioni.
Dobbiamo buttare alle ortiche tutto questo insieme di indicazioni che abbiamo faticosamente imparato e trasmesso ai nostri utenti, per dire loro invece di non preoccuparsi, che non avranno più un tastiera e un mouse e che fra poco non faranno altro che toccare uno schermo davanti al loro naso?
Personalmente, mi sento abbastanza sicuro nel dire che, per quanto riguarda il lavoro di ufficio, per parecchi anni ancora useremo tutti i tradizionali dispositivi di input e output, proprio per i motivi detti da Jensen Harris. Così, gli scrittori professionisti o i grafici non smetteranno certo di usare tastiera e mouse solo perché non sono cool.
Detto questo, comincio ad avere dei dubbi per quanto riguarda gli utenti dei computer portatili e per l’uso casalingo del PC.
Nonostante le capacità relativamente limitate rispetto a un vero computer, i tablet si stanno già ora facendo rapidamente strada in questi due gruppi, in qualche caso solo perché si tratta di uno status symbol che bisogna avere, in altre situazioni perché effettivamente ci si riesce a fare tutto quello che serve.
Questi dispositivi richiedono appunto modi d’uso non tradizionali dei desktop o dei laptop, ma più simili a quelli appunto delle consolle che vediamo in Star Trek.
Probabilmente è ancora troppo presto per trarre conclusioni su questo argomento: dopo tutti i vari tablet usabili sono in circolazione da pochissimi anni e la base installata è ancora piccola.
Questi nuovi strumenti ci porteranno più libertà nel lavoro e nello svago e ci permetteranno quindi di trovare una nuova ergonomia che non era neppure immaginabile con il computer tradizionale, o piuttosto fra qualche anno avremo centinaia di migliaia di utenti con problemi ortopedici più o meno seri?
La sindrome del tunnel carpale sarà solo un ricordo, o piuttosto un nuovo malessere diffuso quanto l’obesità?
Tutto quello che possiamo dire per il momento è che il Tenente Comandante Data non si è mai lamentato per l’ergonomia della sua consolle, ma non dobbiamo dimenticarci che lui ha una spina dorsale fatta in duranio e nessuna cervicale che si possa infiammare.
Noi sì.
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