Categoria: Spazio, ultima frontiera

  • Il deposito delle tute spaziali

    Il New York Times ha pubblicato un interessante articolo sulla sezione dello Smithsonian dove sono custodite le tute spaziali della NASA.

    L’articolo è completato da alcune foto e un video che mostra il magazzino delle tute.

    La raccolta comprende anche alcuni prototipi mai utilizzati come l’EX1-A, l’AX-5 e l’AES e molte fotografie, tra cui alcune ai raggi X, di cui è disponibile un’interessante infografica all’interno dell’articolo.

  • Planet Earth is blue…

    The first view out of the Soyuz windowArrivato da poco sulla ISS, Paolo Nespoli ha inviato una serie di immagini, inclusa quella a fianco.

    Le immagini che sta spedendo Nespoli sarebbero tutte da segnalare, ma forse e meglio mettere il suo profilo di flickr tra i contatti e godersi lo spettacolo.

  • Calendario 2011 della ISS

    La NASA ha reso disponibile per il download il calendario 2011 della stazione spaziale internazionale (PDF, 6,6 Mb).

    Dodici mesi di senso del meraviglioso vi aspettano se seguite il link qui sopra.

  • Bolla di gas di una supernova

    Hubble Supernova Bubble Resembles Holiday Ornament

    Fotografata da Hubble.

  • Voyager non ha più il vento in poppa

    Oltre 33 anni fa, il 5 settembre del 1977, veniva lanciata la sonda Voyager 1, seguita poi qualche anno più tardi dalla sorella Voyager 2.

    La prima delle due sonde, in questo periodo di tempo, è passata vicino a Giove e Saturno, lanciandosi verso l’esterno del nostro sistema solare.

    Ebbene, come si vede dall’immagine presente nel sito della NASA (ecco l’articolo completo), la sonda ha raggiunto una tappa importante del suo (si spera ancora lungo) percorso: la zona in cui il vento solare ha una velocità pari a 0. Superata la regione denominata termination shock, zona turbolenta in cui il vento solare rallenta e interagisce con il mezzo interstellare, ora si può finalmente dire che naviga in acque tranquille, attraverso l’heliosheath (o elioguaina).

    Ora l’attende un po’ di strada verso l’eliopausa e poi, finalmente, lo spazio interstellare.

  • Sulla Luna? C’era caldo.

    Robert Krulwich scrive nel suo blog di aver ricevuto una missiva direttamente da Neil Armstrong.

    Questi risponde ad una domanda che Krulwich stesso si era posto in un articolo precedente: perché nella prima missione dell’Apollo i nostri due hanno fatto così poca strada attorno al modulo lunare?

    I motivi fondamentali avevano a che vedere soprattutto con un tema: la tenuta delle tute. Non era stato possibile testare sulla Terra le nuovissime tute in un ambiente simile a quello lunare (ipotizzato, naturalmente). Quindi il fatto di trovarsi con un impianto di raffreddamento ad acqua in un ambiente molto caldo (200°F, circa 100°C) non permetteva loro di andare troppo per il sottile dal punto di vista della ‘spavalderia’. Inoltre era un evento di importanza assoluta e quindi si sono seguite alla lettera tutte le disposizioni e i percorsi previsti, oltre al fatto che la NASA chiese loro di compiere tutte le operazioni sotto l’occhio delle telecamere fissate sul modulo lunare.

    Interessante il concetto di Luna come ambiente molto caldo.

  • L’ultima volta

    L’ultima volta è stata l’11 dicembre 1972 alle 19:54:57 UTC

    Eugene A. Cernan, Ronald E. Evans, Harrison H. Schmitt, Apollo 17.

  • Archivio audio delle missioni NASA

    La Houston Audio Control Room del Johnson Space Center sta mettendo online i file audio delle missioni NASA.

    I file sono in formato WAV campionati a 48kHz/24 bit; l’iniziativa vuole rendere pubblica e fruibile delle pagine interessanti della storia della conquista spaziale.

    Per il momento sono disponibili i dialoghi delle missioni Mercury 4, Mercury 9, Gemini II, Gemini 4 e Apollo 11. Altre registrazioni seguiranno.

  • I believe we’ve had a problem here

    Queste parole pronunciate da Jim Lovell il 14 aprile 1970 aprivano quello che poi sarebbe stato definito “the successful disaster”.

    Che io sia un appassionato dell’astronautica e in special modo dell’Apollo 13 non è una novità.

    È, quindi, con una certa emozione che riporto la notizia che Spacelog ha pubblicato tutta la trascrizione dei dialoghi dell’Apollo 13 con alcuni dettagli resi possibili dagli ipertesti che aiutano chi non ha particolare familiarità con il gergo utilizzato.

    Non siamo (ancora) ai livelli di Contact Light di Paolo, ma potrebbe essere una buona lettura per rivivere quei momenti emozionanti.

  • Contact Light

    [vimeo http://vimeo.com/15711451 w=480]

    Paolo ha caricato da poco una versione aggiornata di Contact Light.

    Il filmato di quasi diciassette minuti è quello girato dalla macchina da presa montata su un finestrino del LEM e attivata durante la fase finale della discesa verso il suolo lunare; in alcuni momenti Paolo ha inserito le immagini riprese nel controllo missione. L’audio è quello originale del LEM, di CAPCOM e di alcune parti del canale del flight director Gene Kranz. Il tutto, ovviamente, sincronizzato; questa è stata la parte più laboriosa, in quanto gli spezzoni audio e video non sono time-coded.

    Il tutto, per la prima volta, in alta definizione.

    Contact Light è il trailer del documentario Moonscape che Paolo sta preparando grazie al contributo di molti appassionati.

    Da non perdere a 11:30 il momento in cui Gene Kranz chiede ai filight controller di confermare l’OK per l’allunaggio (aggiornato il 16/10/2010 con i nomi dei controller forniti da Paolo Attivissimo):

    – Gene Kranz: OK, all flight controllers go/no-go for landing… RETRO.
    – Chuck Dieterich: Go!
    – Gene Kranz: FIDO.
    Jay Greene: Go!
    – Gene Kranz: Guidance.
    Steve Bales: Go!
    – Gene Kranz: Control.
    – Bob Carlton: Go!
    – Gene Kranz: TELMU.
    Don Puddy: Go!
    – Gene Kranz: GNC.
    – Briggs N. “Buck” Willoughby: Go!
    – Gene Kranz: EECOM.
    John Aaron: Go!
    – Gene Kranz: Surgeon.
    – John F. Zieglschmid: Go!
    – Gene Kranz: CAPCOM, we’re go for landing.

    Il dialogo ricorda una scena di Apollo 13, dove, anche per ragioni di sceneggiatura, si assiste solamente una volta a quello scambio; in realtà durante la missione il flight director chiedeva molte volte, generalmente nei momenti chiave, ai vari controller la conferma per continuare o annullare; si può ascoltare un’altra richiesta si go/no-go alla fine del filmato quando Kranz chiede ai controller l’OK per rimanere sulla superficie lunare.

    Si possono anche vedere i momenti in cui l’AGC va in errore e la reazione dei controller che suggeriscono di ignorare l’errore.

    Buona visione.

  • Terry Watson a Lugano

    Arriviamo assieme a Paolo con largo anticipo per allestire la sala e Terry Watson è già lì che sta chiacchierando con il personale del concessionario Ferrari vicino a cui si terrà l’incontro. Sì, perché le auto sono una delle tante passioni di Terry: ha fatto l’elenco delle automobili che possiede, incluse le due che ha venduto da poco per ragioni di spazio e mi sono perso alla terza.

    Iniziamo a decidere come scombinare la disposizione della saletta e Terry è già a proprio agio: chiacchiera con chi sta cominciando ad arrivare e inizia a raccontare storielle ed esperienze.

    Non posso non accennare a Gene Kranz, di cui Terry ha una grande stima. Una delle grandi figure della storia spaziale americana, su questo non ci piove.

    Prima dell’inizio dell’incontro vero e proprio ha già tirato fuori una chicca: la visualizzazione dei dati delle telemetrie sulle console delle prime missioni Apollo era un esempio di ingegno. I dati erano gestiti da una batteria dei computer IBM più potenti del periodo, i quali, nonostante tutto, riuscivano a visualizzare i valori elaborati su un solo monitor e senza le descrizioni. Il monitor era collocato in un capo di un tubo nero al cui altro capo c’era una telecamera; in mezzo un sistema meccanico spostava delle pellicole trasparenti su cui erano stampate le descrizioni a seconda della schermata selezionata. Il risultato (quando funzionava) era un’immagine televisiva con valori e relative descrizioni che veniva diffusa sui monitor dei controllori. Nelle ultime missioni i computer erano diventati più potenti e riuscivano a visualizzare autonomamente le descrizioni dei dati: ah, la tecnologia!

    Questo è stato il tono dell’incontro e della cena che ne è seguita: storielle, retroscena, foto politicamente scorrette, ricordi della guerra fredda, risate. E un racconto dell’esperienza di pochi giorni prima all’Oktoberfest di Monaco.

    Una serata unica, resa possibile grazie alla passione per le missioni spaziali di Paolo Attivissimo, sul cui blog leggerete tra poco un resoconto probabilmente più dettagliato. A me deve ancora passare l’emozione per aver potuto chiacchierare con Terry Watson per riuscire a mettere assieme qualcosa di più organico.

    Grazie Paolo!

    Aggiornamento 9/10/2010 13:40: alcune foto dell’evento.

  • Il lander dei Russi

    Jalopnik ha pubblicato alcune foto di quello che sarebbe stato il lander del progetto sovietico per raggiungere la Luna.

    Il cimelio si troverebbe in un laboratorio dell’Istituto dell’Aviazione di Mosca.

    Le due differenze sostanziali rispetto al LEM sono il fatto che questo modello è monoposto e utilizza lo stesso motore per atterrare e per ripartire.