Basta ascoltare chi le cose le ha studiate


Molto, molto tempo fa per un anno ho frequentato il corso di laurea di geologia. Sì geologia: tutto quello che si insegna in quel corso è una delle mie seconde passioni dopo l’informatica.

Ho dato un solo esame e ho pure preso 30. In quell’esame un esercizio prevedeva, data una tavoletta IGM, di chiudere il bacino idrico attorno ad un punto. L’esercizio era quasi banale, posto che si fosse in grado di leggere le isoipse della tavoletta.

In altri termini, l’esercizio può essere descritto in questo modo: quando piove, qual è la zona entro cui la pioggia che non viene assorbita dal terreno passa da qual punto?

Facciamo un esempio chiarificatore e semplificato, prendiamo una carta fisica come questa con delle ombreggiature per facilitare la lettura a chi non è tecnico:

Tralasciando la parte fuori mappa, qual è il bacino idrico che porta l’acqua al punto rosso?

Per rispondere basta partire dal punto e risalire i pendii fino ad arrivare alle coste e poi fare il giro della valle, così:

Questo cosa significa? Che, quando piove, l’acqua che non viene assorbita dal terreno che cade all’interno di quello sgorbio blu passa tutta dal punto rosso.

Ok, ma quanta è quell’acqua? Per rispondere alla domanda si parte calcolando l’area della proiezione della zona blu. In altre parole, si calcola l’area della zona blu sulla mappa, senza contare i pendii, visto che la pioggia viene giù in verticale. Immaginiamo di aver calcolato una superficie di 2.000 metri quadri.

Una volta nota la superficie della proiezione, si consultano le serie storiche delle precipitazioni; immaginiamo che i dati dicano che ogni 10 anni si verifica un picco di 20 millimetri di pioggia nell’ultima settimana di ottobre.

Bene, i “millimetri di pioggia” sottintendono “per metro quadro”. Ergo, un millimetro di pioggia equivale ad un litro per metro quadro.

Quindi, se in una settimana cadono 20 mm, immaginando che il terreno sia molto argilloso e quindi assolutamente impermeabile, dal punto rosso passeranno 2.000 x 20 = 40.000 litri d’acqua in quella settimana. Quindi la sezione del corso d’acqua nel punto rosso dovrà permettere il deflusso di tutto quel liquido.

Sempre al primo anno di geologia viene spiegato il sistema per calcolare facilmente la portata di un corso d’acqua in un punto e sono calcoli che potrebbe fare un bambino di quinta elementare senza problemi.

La conclusione è che il calcolo della portata d’acqua dei fiumi o torrenti riescono a farlo gli studenti del primo anno del corso di laurea in geologia senza problemi.

Ovviamente, più viene coperto (cementificato) il suolo, meno questo è in grado di assorbire l’acqua e più acqua deve passare dal punto di chiusura del bacino in caso di precipitazioni.

Non è scienza missilistica, è un calcolo facilissimo. Bisogna volerlo fare e bisogna dar retta a chi le cose le sa.


11 risposte a “Basta ascoltare chi le cose le ha studiate”

    • Ogni riferimento alla Liguria e a ogni altra “imprevedibile” sciagura che ha come protagonista il fatto di ignorare quello che dicono geologi e assimilati e’ assolutamente deliberato. 😉

      Era un po’ che volevo scrivere qualcosa di simile per dimostrare che non c’e’ nulla di ineluttabile ed e’ piu’ colpa dell’amministrazione locale che del cambiamento climatico.

  1. Va anche considerato che dopo mesi di siccità il terreno si “chiude” e diventa meno permeabile all’acqua. Questo piccolo particolare puo’ variare notevolmente i conti, soprattutto in presenza di pendii dove l’acqua scorre via. Anche fattori quali accumulo di foglie a terra, nei boschi possono influire sulla situazione.

    Sicuramente incidono maggiormente lo stato dei torrenti, le opere di urbanizzazione che non tengono conto di questi naturali eventi atmosferici solo perchè si verificano meno frequentemente, non è una buona ragione per trascurarli.

    Detto questo, con certe quantita’ di precipitazioni in certi territori, difficilmente si puo’ fare qualcosa di concreto per prevenire situazioni come quella delle 5 terre.

    Ci sono stato quest’estate, e ho un netto ricordo ci come si è costruito, in che spazi e con che pendenze…

    • E’ vero che gli imprevisti non sono, per definizione, prevedibili e su questo non ci piove (ok, basta con i giochi di parole).
      Pero’ IMHO ogni centro abitato che sta a valle di un pendio oppure ogni zona di “fondo valle” dovrebbe avere un calcolo di portata effettuato da un geologo e rifatto a cadenza periodica (due-cinque anni).
      Questo numero dovrebbe essere reso pubblico e la gente dovrebbe sapere che, se le precipitazioni si avvicinano troppo alla soglia, si corrono dei rischi.
      Una sorta di cartellino “portata massima…” come quello degli ascensori.
      Questo servirebbe anche a far suonare campanelli d’allarme se il numero viene aggiornato al ribasso e porterebbe la gente a chiedersi perche’ e a darsi delle risposte.

  2. Sicuramente quello che dici sarebbe già un bel passo avanti.

    Quello che pero’ volevo intendere, e che certi paesi, in certe condizioni, andrebbero sgombrati, quanto meno in vista di forti temporali:

    http://maps.google.it/maps?q=levanto&hl=it&ll=44.10731,9.730711&spn=0.005462,0.011362&sll=41.442726,12.392578&sspn=23.311847,46.538086&vpsrc=6&hnear=Levanto+La+Spezia,+Liguria&t=h&z=17

    A sto punto pero’ non si puo’ lasciare una tale responsabilità a chi fa le previsioni… Alla fine la gente che vive in questi posti andrebbe informata e messa al corrente dei rischi. Poi è una loro scelta se rimanere e rischiare.

    • Siamo sicuri che la gente ascolta?
      A Pavia per oltre 10 anni non ci sono state piene del Ticino. Dopo un bel po’ di anni dall’ultima piena, circa vent’anni fa hanno iniziato a vendere appartamenti ristrutturati a pian terreno nella zona in cui nessun pavese sarebbe andato ad abitare.
      I Pavesi hanno cercato di dire a chi stava comprando quegli appartamenti che non era una buona idea; quando l’ho fatto io la risposta e’ stata “Il venditore mi ha assicurato che non capitano piu’ le piene di una volta.”
      Si puo’ immaginare la fine della storia.

      Bottom line: se uno da’ retta al venditore in merito alle previsioni climatiche, dispiace molto dirlo ma certe cose se le merita anche.

  3. Sono un geologo e straquoto parola per parola le considerazioni di Luigi Rosa. Una delle immancabili domande all’esame di geologia applicata (almeno dove ho studiato io) riguardava appunto il parametro da prendere in considerazione quando si valuta il rischio di piena di alvei od opere idrauliche in genere, ossia *la piena secolare*. Basta prendere gli annali idrologici e andare a vedere qual e’ stata la piena piu’ grossa negli ultimi 100 – 200 anni. Se gli amministratori locali dessero retta a quelle fastidiose cassandre dei geologi, scoprirebbero che certi eventi subito etichettati come eccezionali, imprevedibili, dovuti ai cambiamenti climatici (mah …) ecc. ecc. in realta’ hanno sempre avuto precedenti simili appunto negli ultimi 100 o 200 anni … Ma siamo il paese del tunnel Gelmini, che volete aspettarvi ? E poi la prevenzione non porta consensi elettorali, molto piu’ facile per i politici pavoneggiarsi ottenendo finanziamenti a pioggia per ricostruire, piuttosto che dedicarsi seriamente ad attivita’ di cui molti cittadini non comprenderebbero l’utilita’. Del resto gli uffici tecnici dei comuni italiani pullulano di geometri, ingegneri, periti di ogni sorta (tutte brave e competenti persone, per carita’), ma di geologi in pianta organica che si dedichino a tempo pieno alla prevenzione e alla pianificazione territoriale manco l’ombra … scusate lo sfogo.

    • Michele: sfogo piu’ che mai legittimo.

      Mi fa piacere non aver scritto fesserie, perche’ quelle cose le ho studiate una vita fa.

      La cosa bizzarra e’ che chi, come te, certe cose le ha studiate o chi, come me, se le ricorda e le sa per passione personale, sono ovvie e naturali: restringi un alveo e ci passa meno acqua (per esempio). Per gli altri sono tutti “eventi eccezionali”, “imprevedibili tragedie”, “conseguenze del clima che cambia” e via di questo passo, evitando di dare la colpa a chi ce l’ha.

  4. Siamo il paese dove quando c’e’ un’alluvione o un terremoto si sta tutti a cercare il colpevole e le cose che dovevano essere fatte e non sono state fate, pero’ poi se ci negano la licenza edilizia per i ns. amati lavori ci inalberiamo tutti e ce ne freghiamo costruendo lo stesso e contando nella sanatoria, se ci impongono delle regole per la costruzione antisismica o anti-alluvionistica ci mettiamo d’accordo con l’ingegnere e con gli operai per aggirare il limite, usare materiali di qualita’ inferiore a costi piu’ bassi, scrivere nel progetto che facciamo in un modo mentre poi facciamo in un altro meno regolamentare “tanto chi vuoi che se ne accorga”. E poi moriamo per imprevedibili inattesi disastri.

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