• Il paese dei balocchi

    “È necessario che ci sia una normativa per il web, che non c’é. Al momento tutto ciò che avviene su internet non è sottoposto alla nostra giurisdizione. Il ricorso a strumenti nuovi è crescente e quindi ritengo che il Parlamento prima o poi debba esaminare la questione.”

    Questa illuminante affermazione non proviene da un quaquaraquà qualunque, (altro…)

  • Voglia di Studiare – Coursera

    coursera_logoTalvolta capita che venga la voglia di rimettersi a studiare qualcosa, magari qualcosa che non abbiamo potuto mettere nel piano di studi all’università o una materia che ci ha sempre attratto ma non abbiamo avuto occasione di studiare a scuola.

    Ultimamente stanno nascendo un bel po’ di siti che sono ben più che aggregatori di corsi online. Uno di essi, sicuramente uno dei migliori, è Coursera.

    Ci si trova un po’ di tutto, dai corsi universitari di economia a quelli di varie materie scientifiche tenuti da molte università soprattutto americane. Al momento ne sto seguendo un paio, Cryptography I e Game Theory della Stanford Univ. Mi piacerebbe seguirne di più ma il tempo è quello che è, purtroppo.

    Ogni corso prevede una serie di video-lezioni settimanali, forum dedicati, esamini intermedi e una prova finale. Non ci sono vincoli, potete anche seguire senza far nulla, ma così che gusto c’è? 😉

    Se la vostra sete di conoscenza non è ancora spenta, provatelo.

    Ovviamente tutto gratis. (cit.)

  • 1-2-3

    A fine gennaio 1983, anticipato da articoli sulle riviste specializzate, usciva Lotus 1-2-3 1.0.

    Non era il primo foglio elettronico per MS-DOS, c’erano VisiCalc nato su Apple ][, Multiplan di Microsoft e SuperCalc su CP/M.

    Quello che ha reso velocemente 1-2-3 una delle prima killer application del MS-DOS era la sua velocità. A differenza della concorrenza, 1-2-3 era scritto in Assembler anziché in C, che permetteva performance migliori con minori richieste di memoria, cosa non trascurabile per quei tempi.

    (altro…)
  • Pronto, buongiorno cercavo…

    Moltissime telefonate di chi vi vuol vendere qualcosa iniziano con una frase simile a questa.

    Se, da un lato, dispiace trattare male chi si guadagna da vivere facendo un lavoro non invidiabile, dall’altro non si può dare udienza ad ogni questuante che si presenta dall’altro capo della linea telefonica per vendere servizi Internet, servizi telefonici, dispenser d’acqua, assicurazioni, macchine del caffè, macchine per ufficio e chissà cos’altro.

    (altro…)
  • Iscrizioni online: una voce fuori dal coro.

    internet_web_ricerca.jpgNe ho sentite di ogni in questi giorni, ho letto e ascoltato le più incredibili (e in alcuni casi anche stupide) critiche all’operazione che ha reso obbligatoria l’iscrizione online all’anno scolastico 2013/2014. Ma questa volta non me la sento di unirmi a quel gregge. Anzi. Perchè se è vero che la cosa non sia andata perfettamente sin dall’inizio, non è stato nemmeno quell’incredibile disastro che in molti hanno voluto disegnare. Anche perchè i problemi che si sono verificati non sono collegare all’aspetto “solo online” utilizzato per questa iscrizione.

    (altro…)

  • Dove vuoi stampare oggi?

    Di tutti i dispositivi che si possono mettere online senza alcuna protezione o filtro, le stampanti sono quelle che mi lasciano più perplesso.

    Certo, ci possono essere sedi remote che devono stampare, ma in questo caso un bel filtro sull’IP sarebbe il minimo.

    Tra l’altro, la stampante è uno dei pochi dispositivi che, se abusato, può costare soldi in materiali di consumo o danni potenzialmente più gravi.

    Dopo le chiavi private, i log dei trasferimenti FTP, le chiavi o le configurazioni dei VPN e le telecamere, ecco la stringa di ricerca per trovare alcuni printer server JetDirect delle stampanti HP:

    inurl:hp/device/this.LCDispatcher?nav=hp.Print

    Quando la notizia si è diffusa c’erano 84.000 stampanti registrate, ora siamo scesi a 72.000.

    Con l’avvento di toolbar e sistemi analoghi, un URL che non è linkato non è più invisibile perché i motori di ricerca possono conoscerne l’esistenza tramite l’attività del browser.

  • Sempre sull’alfabetizzazione digitale

    […] ho l’impressione che al tempo di Twitter, tutti abbiano pensato di poter discutere di questa cosa in 75 caratteri. […]

    Qalfabetizzazione-informatica-in-italiauesta frase, pronunciata ieri dal sindaco di Livorno Alessandro Cosimi durante la trasmissione “24 Mattina” su Radio 24 mi ha colpito per due motivi, casualmente tanto legati quanto totalmente in contrasto tra loro.

    La prima cosa che ho notato è stato, ovviamente, il grossolano errore nel numero di caratteri che sono consentiti da Twitter. Il conduttore della trasmissione, Alessandro Milan, ha infatti aggiunto, con una sottile ritasina “anche 140…“, senza però impuntarsi su questo concetto che l’interlocutore, preso dalla foga del suo discorso, non ha assolutamente colto. E proprio perchè non ha chiesto scusa, non si è corretto, non ha nemmeno cambiato il tono di voce… mi viene da pensare che questa persona conosca molto poco Twitter, se non per “sentito dire” e che abbia usato questo termine solo perchè voleva mostrare modernità nel suo discorso.

    (altro…)

  • La complessità del malware

    È stata percorsa molta strada dal primo worm di sendmail, dai primi virus o dai primi spyware.

    Come illustrato da Mikko Hypponen, adesso il malware viene scritto essenzialmente per tre ragioni: danaro, attivismo politico e attacchi tra Stati.

    VRT ha pubblicato un’interessantissima analisi di un malware ben nidificato. Si tratta di un exploit che sfrutta un integer overflow per eseguire del codice arbitrario utilizzando un’immagine TIFF creata ad arte codificata base64, che viene creata al momento da un codice JavaScript hex encoded in altro codice JavaScript che è incorporato in un XML compresso a sua volta all’interno di un file PDF.

    Ci si potrebbe chiedere come mai sia lecito incorporare codice JavaScript in un XML a sua volta incorporato in un formato di definizione della pagina. Purtroppo il formato PDF è nato come un’idea di Adobe di rendere ubiquo il PostScript, ma ha raccolto a bordo negli anni ogni tipo di contenuto. Un’idea, che poteva sembrare interessante ad alcuni, si è rivelata una pericolosa breccia nella sicurezza di moltissimi computer grazie a visualizzatori scritti non esattamente con la sicurezza come luce guida.

    Questo è il motivo per cui molti enti della nostra Pubblica Amministrazione accettano che vengano caricati solamente PDF/A.

    Questo piccolo esempio dimostra che il malware si può annidare in ogni tipo di file il cui sistema di visualizzazione è prono ad attacchi o contiene vulnerabilità. È, quindi, sempre opportuno aggiornare i vari programmi di visualizzazione e i sistemi antivirus perché i disagi teorici che potrebbero conseguire da un aggiornamento di versione sono sicuramente inferiori ai problemi concreti che derivano da un visualizzatore di cui sono note le vulnerabilità.

  • Farewell, Atari.

    La settimana scorsa la divisione americana dell’Atari ha fatto la richiesta per il “Chapter 11”, dichiarando, quindi bancarotta.  Una notizia passata in sordina perchè questo nome evoca sorrisi e bellissimi ricordi solo in pochi ‘diversamente giovani‘.

    La società, nata nel 1972, fu senza dubbio una delle società pioneristiche nel mondo dei videogiochi da casa e divenne famosa grazie alla sua console Atari 2600 che iniziò a spopolare tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni ’80 grazie, tra le altre cose, ad una notevole varietà di giochi a disposizione degli utenti.

    Atari, dopo essere passata di mano più volte, è attualmente di proprietà di una società francese che non sta per nulla navigando in buone acque ed è per questo che la divisione americana vuole cercare, con questa operazione, di staccarsi dalla casa madre francese nella speranza di trovare un investitore privato.

    Io quella console l’ho avuta ma, come molti, nei 1981 mi sono dedicato al mio primo Vic-20. Ma ho comunque ottimi ricordi del tempo che ci ho “perso” giocandoci da solo e con amici.

     

  • Lulu abbandona il DRM

    Il sito di auto pubblicazione di libri Lulu ha annunciato di aver abbandonato i DRM.

    Questo avviene dopo che Lulu aveva motivato l’utilizzo di quel tipo di tecnologia per poter assicurare successo agli autori.

    Lulu permetteva agli autori di utilizzare Adobe Digital Editions come sistema di DRM.

    Le prime reazioni di alcuni autori sono state negative, in quanto ritengono che i DRM servirebbero a tutelare il rispetto dei loro diritti. Niente di più falso.

    Innanzi tutto la protezione via DRM di un file ha un costo certo, che deve essere pagato o dall’acquirente come maggiore costo o dall’autore come minore guadagno, o una via di mezzo. L’unica che guadagna davvero in questo caso è Adobe.

    In seconda istanza c’è la presunzione che la protezione del DRM non sia scardinabile o lo sia solamente da hacker incalliti. Anche questo è assolutamente falso. Ci sono plugin per i gestori di eBook che rimuovono i DRM in un attimo.

    In sostanza il DRM è una bella favoletta che si raccontano editori e autori tra loro, credendo di vivere in un mondo in cui basta pagare una gabella ad Adobe per assicurarsi lauti incassi.

  • Un osservatorio per il digitale

    Le elezioni sono, come sempre, il periodo più “divertente” nel panorama politico italiano. Tutti i partiti e le varie coalizioni iniziano a presentare una serie di promesse per cercare di accaparrarsi voti. Promesse che, raramente, verranno mantenute. Quest’anno, poi, si sono aggiunte all’interno dei programmi delle varie forze in campo una serie di proposte relative a tutto ciò che gira intorno alla galassia dell’”agenda digitale“, termine che va molto di moda in questo periodo.

    Ma proprio perchè sono sempre piuttosto attento e, soprattutto, interessato a tutto ciò che ha a che vedere con il “digitale“, ho deciso di destinare parte del mio tempo libero per collaborare attivamente, insieme a Walter Vannini, ad una ricerca ideata dall’amico Marco Camisani Calzolari, ossia l’Osservatorio sulle politiche per il digitale, presentata in rete e alla stampa proprio in questi giorni.

    Il termine “osservatorio” descrive perfettamente l’idea alla base di questo progetto, ossia proprio quello di osservare, con attenzione, quelle che sono le proposte delle varie forze e coalizioni politiche nelle 14 aree selezionate e per seguirne gli sviluppi sino al 24 Febbraio, data delle prossime elezioni politiche. Una ricerca senza alcuna provenienza politica con lo scopo di valutare il più obiettivamente possibile quello che i differenti programmi includono, senza esprimere alcun giudizio, proprio per rimanere il più neutrale possibile.

    La speranza è che, alla luce di questo osservatorio in continua evoluzione, le forze in campo possano rivedere i loro programmi per dare maggior attenzione e maggiore importanza ad una serie di argomenti che sono, a mio parere, fondamentali per il futuro del nostro paese.

  • Quando fate la spesa spegnete il WiFi

    Quando una catena della GDO mi ha offerto la possibilità di usare un terminalino per la scansione self service lungo le corsie sapevo benissimo che stavo dando in cambio delle informazioni.

    Con quel dispositivo possono capire come mi muovo all’interno del negozio, quali sono le mie scelte, le mie titubanze e i miei ripensamenti. Lo sapevo benissimo, ma da un certo punto di vista mi va bene perché il mio profilo è nella parte bassa della gaussiana dei consumatori e potrebbe essere conveniente far sentire la mia voce per segnalare che non esistono solamente famiglie con due figli che comperano 16 cosce di pollo e un chilo di tortellini alla volta.

    Ma so esattamente i dati che vengono raccolti e so, con ragionevole sicurezza, che quei dati non vengono condivisi con altre catene della GDO.

    (altro…)