Ci risiamo. Un altro caso di ignoranza (in senso etimologico) informatica ha scatenato un putiferio.
Il Ministero della Difesa britannico ha ammesso che le censure applicate su un documento PDF sono leggibili da tutti. Un caso analogo era capitato con il rapporto statunitense relativo alla morte di Nicola Calipari.
Alla base di questi due incidenti c’è la mancanza di conoscenza o la poca familiarità con lo strumento che si sta utilizzano, la qual cosa porta alla redazione di procedure di sicurezza aggirabili con un copia e incolla e alla diffusione di informazioni classificate.
Questo succede perché chi compie queste azioni non ha ben chiara la differenza tra un documento bitmap e uno a oggetti.
I documento PDF contengono degli oggetti, che hanno un comportamento diverso dalle immagini bitmap. In un’immagine bitmap ogni pixel ha un preciso colore, se viene tirata una riga di colore differente, il colore precedente si perde, realizzando una vera e propria sovrascrittura dell’informazione. In un’immagine ad oggetto, ogni singolo componente (linea, curva, testo, pezzo di immagine bitmap o altro) mantiene una propria identità e può essere selezionato, spostato e modificato in qualsiasi momento.
Con queste semplici premesse, chiunque capirebbe che applicare dei rettangoli bianchi o neri utilizzando un software che permette di modificare i file PDF non è il sistema migliore per nascondere delle informazioni. Anche se venisse fatta una stampa su file PDF con un tool come PDF Creator del documento modificato in quel modo, le informazioni sopravvivono perché la stampa su file non fa altro che ricopiare il PDF.
La soluzione più sicura è stampare su carta il documento con le censure e far leggere i fogli da uno scanner che li riconverte in PDF.
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