E’ del tutto inutile, la battaglia è persa in partenza: i giornalisti (così come i politici o la gente dello spettacolo) quando parlano o scrivono di internet staccano il cervello (sempre che ne abbiano uno acceso) e ripetono a macchinetta qualche mantra sensazionalistico.
Non so quanti si ricordano gli anatemi che quell’imbonitore da 4 soldi di Beppe Grillo lanciava contro la rete? Beh, rinfreschiamoci la memoria: qui e un video qui… ed ora che ha scoperto che con la rete si possono fare soldi ha ‘rinnegato’ il suo passato.
E quanti di voi si ricordano le puntate del Maurizio Costanzo Show dove si discuteva per ore dei “pedofili su internet“ sino alla famosa frase pronunciata da un ospite e benedetta dallo stesso Costanzo “Internet, di notte, va chiusa“?
Per non parlare del famoso “Decreto Pisanu“, da poco finalmente decaduto, che dal 2005 impediva in Italia lo sviluppo del wi-fi, imponendo assurde restrizioni degne di dittature o paesi dove la parola libertà è sconosciuta.
La nuova moda di chi non ama usare il cervello è “parlar male di Facebook“. Una volta perchè un cretino apre un gruppo a favore di chi fa una strage e 1000 cretini gli vanno dietro, una volta perchè uno pubblicato foto che vanno contro la “morale” (chi la decide la morale?) o perchè, stanchi di dire che i virus arrivano via email, ora fa più figo dire che arrivano tramite questo “nuovo” strumento.
L’ultima è del sito Divorce Online che, nel proprio blog, spiega come in Gran Bretagna un terzo dei casi sia causato da Facebook… e a raffica tutti i giornalai italiani hanno trovato il modo di trattare l’argomento scrivendo articoli sensazionalistici, quasi sempre senza nemmeno sprecare il tempo di trovare una “foto” ad hoc… (vedi la notizia e notizia Ansa e ‘articolone‘ di Repubblica) e quasi tutti con lo stesso tono: Facebook è la causa di un terzo dei divorzi.
Già… Facebook… non le persone. Facebook. Insomma, se non ci fosse Facebook quei divorzi non ci sarebbero e le coppie vivrebbero felici e contente? Secondo l’articolo di Repubblica “Facebook è pericoloso perché si tende a cercarvi gli ex partner“. Già Facebook… non chi lo usa. Facebook. E ancora… “A creare problemi in particolare sono i messaggi con toni da flirt e foto del proprio o della propria partner con qualcuno che non si conosce o con cui non avrebbero dovuto essere.” Già, la colpa è di Facebook, senza dubbio.
Riportare uno studio, un articolo straniero, non significa tradurlo e annuire con la testa mentre lo si traduce. Magari lo si può anche criticare, lo si può analizzare cercandone gli errori. O, perchè no, si può alla fine esprimere un giudizio. Non so… mettere in evidenza che se una coppia divorzia, forse c’è qualcosa che non funziona già alla base. Che è possibile, probabile, molto probabile che se due persone si sono sposate “alla leggera” non è così strano che si arrivi al divorzio.
La causa non va girata su Facebook, ma nell’uso che le due persone hanno fatto di quello specifico mezzo di comunicazione. Perchè secondo questa regola vale anche pensare a quanti telefonano alla loro amante/partner usando il cellulare? Allora la colpa è dei cellulari! E prima ancora magari si andava nelle cabine telefoniche, quindi era loro la colpa! E quando non c’era il telefono? Magari una lettera: ecco la colpa dei divorzi era l’inchiostro! O la macchina, visto che magari ci si incontra dopo aver guidato… e per chi non ha la macchina… i mezzi pubblici!
Per non parlare del concetto espresso da Jerry Lewis: “La causa principale del divorzio è il matrimonio“.
Ma per fare certi ragionamenti, bisogna essere dotati di neuroni.
E quelli non fanno parte della dotazione standard di un giornalista.
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