Nell’ultima settimana ho spostato un po’ di siti web, incluso questo e ho verificato ancora una volta quello che avevo già notato.
Quando si sposta un sito da un server ad un altro la procedura è più o meno questa:
- Verifica che il server destinazione abbia i prerequisiti necessari;
- backup del sito;
- restore sul server destinazione;
- verifica del restore usando artifizi come la forzatura in /etc/hosts del nome;
- modifica della zona relativa al nome a dominio del sito;
- rimozione del virtual host (o similare) dal vecchio server.
Qualcuno noterà che spesso il punto (1) viene fatto dopo il punto (4), ma sto divagando.
Il problema è il punto (6): anche se la zona ha dei TTL molto bassi che consentaono una propagazione rapida delle modifiche, si tende a ritardare l’operazione di cui al punto (6) vuoi per tenersi un backup, vuoi perché alcuni ISP fanno un override dei TTL sui DNS che consigliano ai clienti, vuoi perché “non si sa mai…”
Così il vecchio sito rimane online e accessibile magari per delle settimane, se non dei mesi.
Se si vanno a vedere i log del vecchio sito si nota che molti programmi di indicizzazione dei siti (bot) continuano ad accedere al vecchio server anziché a quello nuovo. Ciò perché i bot usano anche loro delle cache DNS che non rispettano i TTL impostati per ridurre il traffico e il carico.
Il risultato è che, se non viene disabilitato il virtual host del server di partenza, alcuni motori di ricerca continuano ad indicizzare una versione vecchia del sito, con effetti poco simpatici per chi è maniacalmente attento al SEO.
Se si vuole comunque tenere in vita il vecchio sito, basta mettere una ACL (o similare) che limiti l’accesso ad un gruppo ristretto di IP.
Lascia un commento