Ne ho sentite di ogni in questi giorni, ho letto e ascoltato le più incredibili (e in alcuni casi anche stupide) critiche all’operazione che ha reso obbligatoria l’iscrizione online all’anno scolastico 2013/2014. Ma questa volta non me la sento di unirmi a quel gregge. Anzi. Perchè se è vero che la cosa non sia andata perfettamente sin dall’inizio, non è stato nemmeno quell’incredibile disastro che in molti hanno voluto disegnare. Anche perchè i problemi che si sono verificati non sono collegare all’aspetto “solo online” utilizzato per questa iscrizione.
Al di là delle critiche (poche a dire il vero e alle quali ho partecipato) su un’interfaccia un po’ datata e poco ‘user friendly’, pur riconoscendo il tentativo di integrarla all’interno del loro portale, la stragrande maggioranza delle critiche sono legate a due differenti aspetti: l’incapacità del sistema di sopportare il carico di richieste e il fatto che fosse obbligatorio iscriversi online, senza possibilità di usare la carta.
La prima delle due è, a mio parere, legata al vecchio e retrogrado discorso culturale italiano del “chi primo arriva meglio sta” che può andare bene quando si parla di biglietti per un concerto o posti a sedere in treno o in aereo, ma che non dovrebbe nemmeno essere vagamente associato a tutto ciò che c’è di burocratico. Se a questo poi uniamo il fatto che i molti che sono già più orientati al mondo digitale abbiano anche voluto necessariamente farlo per primi per testare il sistema, l’extra carico era scontato. Ma già nel tardo pomeriggio e nei giorni successivi, questo problema è sparito.
Sarò ingeneroso, ma trovo particolare questa caratteristica tendenzialmente italiana: le cose o le si fanno all’ultimo momento (se non in ritardo) o le si fanno al primo giorno. Tornate indietro nel tempo con il censimento 2011. Il primo giorno i server per compilare il censimento online ne hanno avute di cotte e di crude. Perchè? Perchè era il primo giorno. E tutti per far vedere che loro erano fighi volevano essere i primi e poter dire agli amici “sai, io l’ho fatto online il primo giorno“, magari trascorrendo un tempo non indifferente davanti al pc tra una risposta e l’altra. Perchè glielo aveva indicato il medico? E di tempo per compilarlo ce n’era tanto… tanti mesi. Bastava aspettare una settimana (si, una settimana) per poterlo compilare online in no time, senza attese, senza alcun problema di server. E non c’era assolutamente nulla in palio. Compilarlo il primo giorno, il settimo giorno, il cinquantesimo giorno non cambiava nulla. Ma proprio nulla.
E la stessa cosa è accaduta con questa iscrizione online. Primo giorno 21 Gennaio 2013, termine ultimo 28 Febbraio 2013… esattamente 40 giorni di tempo per completare questa iscrizione, eppure per molti “bisognava farlo il primo giorno” senza un reale motivo. Già perchè come indicato all’interno della Circolare del Ministero e come chiaramente indicato sul sito, “Si sottolinea che la data di presentazione della domanda di iscrizione on line non rappresenta requisito di priorità nell’accoglimento della stessa da parte della scuola”. E difatti chi ha atteso due giorni per completare l’iscrizione non ha avuto alcun problema, non ha avuto alcun malfunzionamento e se l’è cavata in poco tempo.
Purtroppo già si può prevedere che ci saranno problemi nei giorni prima il termine ultimo perchè le pecore, come si sa, sono costanti nei loro comportamenti e, ovviamente, faranno tutto alla fine. Perchè far prima con calma e in poco tempo, quello che potresti fare bestemmiando e maledicendo gli altri mettendoci il triplo del tempo all’ultimo momento?
La seconda critica, invece, riguarda il fatto che questa iscrizione fosse da fare obbligatoriamente online. Una tragedia. Un insulto… ne ho lette di ogni. Si parla tanto di muoversi verso il digitale, guardare al futuro e alla prima occasione… ecco che il nostro cervello si ferma e fa i capricci perchè “la si può fare solo con il computer” dove la parola computer viene pronunciata con tono dispregiativo, come fosse un nemico.
Si, questa iscrizione la si poteva fare solo online. Dal 21 Gennaio al 28 Febbraio. 24 ore su 24. Incluso il sabato e la domenica. 960 ore a disposizione. Senza computer e con la logica italiana delle 8 ore, sarebbe come dire aprire le iscrizioni il 21 Gennaio e chiuderle il 21 Maggio. Ovviamente senza considerare scioperi e chiusure anticipate.
“Ma come… il 45% delle famiglie non possiede un computer“. Vero. Ma qui non si devono calcolare tutte le famiglie italiane, ma solo ed esclusivamente quelle che non hanno un computer ma hanno un figlio minore… il che riduce il tutto al 21%. Troppo, è vero, sono il primo a dirlo. Ma per queste famiglie, stimate intorno alle 300/350 mila, il Ministero ha dato la possibilità di recarsi in un istituto e compilare la domanda sui computer messi a disposizione dall’istituto stesso con l’ausilio del personale in loco.
E la cosa più ridicola è che pochi, anzi pochissimi, hanno criticato ciò che andava veramente criticato, ossia l’organizzazione. Ma non a livello informatico o del personale di supporto nei vari istituti. Proprio a livello burocratico o legislativo. Il fatto è che secondo l’ANIEF (Associazione Nazionale Insegnati E Formatori) c’è stato un grosso “disguido” su una serie di decisioni di accorpamento e/o soppressione di alcuni istituti (in tutti i gradi) che sono state annullate dalla Corte Costituzionale ma che le regioni non hanno recepito ed attuato. E questo rischia di invalidare oltre 300mila domande che necessiteranno di essere riformulate e ripresentate. Problema che, comunque, si sarebbe presentato nello stesso identico modo se la domanda fosse stata fatta su supporto cartaceo e… a dire il vero, il solo fatto di doverla ricompilare e ripresentare è un grosso punto a favore dell’aspetto “solo online”.
Disfattismo. La reazione per questa iniziativa la si può facilmente descrivere con questa parola. Bieco disfattismo. Ed è un peccato.
Già perchè come primo esperimento le cose sono andate molto meglio di quello che io stesso avevo previsto. Le pecche, i problemi, non sono derivati dall’aspetto informatico diretto della cosa. A parte lo scontato caos delle prime ore e i problemi che accadranno negli ultimi giorni per le pecore ritardatarie, il sistema ha retto più che egregiamente e ha dimostrato che, volendo, guardare al digitale in Italia non è proprio così impossibile: basta volerlo, ma volerlo su serio.
E’ vero, la politica italiana deve svegliarsi e deve crederci. L’Italia deve imparare da altri paesi e non deve pensare al digitale solo se si hanno i soldi per farlo… deve pensare al digitale per permettere lo sviluppo e quindi fare più soldi, risparmiando ed ottimizzando, sfruttando quello che la tecnologia mette a disposizione.
Questo primo esperimento deve essere un punto di partenza, a cui associare azioni (alfabetizzazione digitale e riduzione del digital divide) concrete. E che ne vengano altri come questo.
Forse bisogna piantarla di ragionare con la mentalità italiana del “chi non fa non falla” e del guardare il cantiere da fuori, criticandone i lavori.
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