Questo nome da solo fa venire i brividi a chi si interessa di storia della missilistica.
Mitrofan Ivanovich Nedelin (Митрофа́н Ива́нович Неде́лин) è stato un militare dell’esercito sovietico che ha spinto l’adozione dei missili balistici intercontinentali come vettore per bombardare, in caso di guerra nucleare, l’allora nemico americano.
Il metodo politico e burocratico con cui venivano portati avanti i progetti nell’Unione Sovietica documentato nei libri di Chertok è alla base di quella che è ora nota come la catastrofe di Nedelin. Quando le più basilari regole di sicurezza e le opinioni dei tecnici qualificati vengono deliberatamente ignorate per perseguire stupidamente un obbiettivo politico il risultato non può che essere catastrofico.
Il conteggio delle vittime della catastrofe di Nedelin non è preciso. Si va dalle 90 alle 250 persone morte immediatamente e come conseguenza delle ustioni e dell’avvelenamento.
Il razzo sperimentale era spinto da motori alimentati da una miscela nota come il veleno del demonio: acido nitrico e tetraossido di diazoto. L’acido nitrico è altamente corrosivo (diluito 1:3 con l’acido cloridrico forma l’acqua regia, una delle poche miscele in grado di attaccare l’oro) e il tetraossido di diazoto è un potente ossidante ed è ipergolico con l’acido nitrico.
Se si legge la cronaca della catastrofe quello che è chiaro a chiunque è che un incidente doveva capitare: procedure di sicurezza ignorate, elementi strutturali usa e getta che non potevano essere testati prima, ottusa voglia di Nedelin di fare in fretta, turni massacranti per il personale.
Sono molte le fonti reperibili online che narrano la storia di questo evento, tra queste segnalo la pagina di Russian Space Web e le due parti pubblicate su Space Safety Magazine. Boris Chertok ne parla al capitolo 32 del suo secondo libro sulla storia dell’astronautica russa.
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