CentOS diventa parte di RedHat

La scorsa notte Karanbir Singh ha annunciato che CentOS entra a far parte della famiglia RedHat.

È ancora troppo presto sia per stracciarsi le vesti urlando al Gombloddo!!1!1! sia per tirar fuori una bottiglia di quello buono per festeggiare.

Ricordo di aver utilizzato RedHat praticamente da quando è nata come progetto pubblico, quello che mi è piaciuta da subito è un’organizzazione uniforme tra i pacchetti dell’uso delle directory, cosa che altre distribuzioni del periodo non avevano e hanno adottato più tardi.

Quando RedHat è diventata di fatto a pagamento un gruppo di persone ha deciso di prendere i sorgenti (pubblici per adempiere ai termini della licenza) e ricompilarli per ottenere una copia esatta anche a livello binario. La comunità è cresciuta, non senza incidenti di percorso, al punto che altri hanno copiato il modello per creare altre distribuzioni, tra cui ad esempio Scientific Linux.

Con il passaggio di RedHat a distribuzione a pagamento era stato creato un progetto gratuito, Fedora, che è diventata una distribuzione con una vita di release troppo breve e con versioni dei software troppo nuove. Utilissima per le anteprime delle nuove tecnologie, ma sconsigliata per i server di produzione stabili.

Il nuovo board di CentOS è formato da Carl Trieloff (nominato da RedHat), Fabian Arrotin (nuova entrata proposta dalla community), Jim Perrin, Johnny Hughes, Karanbir Singh (presidente), Karsten Wade (collegamento con RedHat e nominato dalla stessa), Mike McLean (nominato da RedHat), Ralph Angenendt e Tru Huynh. Johnny Hughes, Jim Perrin, Fabian Arrotin e Karanbir Singh collaboreranno anche con Redhat come parte del progetto CentOS.

Quello che non cambia:

  • la piattaforma e i processi costruiti attorno ad essa;
  • la rete di contenuti sostenuta dagli sponsor;
  • la gestione dei bachi e dei problemi;
  • la separazione tra CentOS e Red Hat Enterprise Linux: i membri del gruppo di CentOS resteranno isolati da quelli di RHEL;
  • le mailing list e i canali IRC.

Quello che cambia:

  • la piattaforma, i processi di gestione e la gestione dei problemi saranno più aperti e trasparenti;
  • alcuni membri del board lavorano per Red Hat (ma non per RHEL);
  • Red Hat sponsorizza alcune infrastrutture;
  • i sorgenti della distribuzione e dei progetti correlati saranno disponibili su git.centos.org, che al momento è in fase di approntamento;
  • la futura piattaforma git permetterà la creazione di varianti del progetto;
  • il sito di CentOS è stato rifatto.

Personalmente ritengo che, se il progetto CentOS rimarrà indipendente, la mossa di Red Hat di mettere dei soldi nel progetto sia una buona cosa sia perché RedHat ha spesso beneficiato dell’esperienza e della base di installato di CentOS che ha fornito molte patch sia perché la sponsorizzazione di Red Hat stabilizza la gestione di CentOS e potrebbe ridurre ritardi come quello della release di CentOS 6.


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