Wired riporta la notizia della condanna di un londinese condannato per voyeurismo per aver installato dello spyware sui computer delle vittime con il pretesto di sistemare il loro computer.
Questi sono crimini odiosi perché si basano sulla buona fede delle persone e le colpiscono nella loro intimità, dove si dovrebbero sentire al sicuro.
Oramai bisogna iniziare a considerare le telecamere come si considerano i microfoni in uno studio di trasmissione: sempre attive e pronte a trasmettere.
Quando si sceglie l’acquisto di una webcam o di un portatile è bene prediligere i modelli che permettono di oscurare fisicamente l’ottica. Quando la telecamera USB non è in uso è bene staccarla; in un portatile la si può coprire con del nastro adesivo sui cui è collocato un pezzo di carta nell’area sopra l’ottica per evitare di contaminare con la colla la parte trasparente. Se non si vuole staccare la webcam USB, si può costruire un duomo di cartoncino con cui coprire l’apparecchio quando non è in uso oppure si può orientare la webcam verso una parete o una zona di poco interesse.
Quello che trae maggiormente in inganno gli utenti è credere che la luce della telecamera si accenda “per forza” quando viene attivata la ripresa video. In realtà è un comando software, non è un collegamento elettrico e, come tale, può essere scavalcato o disabilitato.
Donne e minorenni dovrebbero essere particolarmente sensibilizzati in merito a questo problema perché sono spesso le vittime più colpite e le più ricattabili.
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