E’ la domanda che mi sorge spontanea ogni qualvolta mi capita di leggere un post di qualcuno che trova ogni pretesto per criticare Facebook. In questo caso si tratta della brutta e cattiva censura, quella che impedisce ad una persona, sicuramente animata da buoni propositi, di condividere immagini piuttosto crude per denunciare qualcosa che accade… e già nel titolo “E’ un mondo che non vuol vedere l’orrore (microcensura su Facebook)” io ci vedo della grossa malafede… e sottolineo malafede e non ignoranza.
Come si può vedere dall’immagine, Facebook non è “il mondo” e credo che il tentativo di associare questi due concetti per “peggiorare” una azione fatta da Facebook sia terribilmente superficiale, soprattutto se poi si parla di “microcensura”. E se chi lo dice è qualcuno che dice di essere un “informatico della prima ora” non si può parlare di ignoranza, ma di vera e propria malafede.
Volenti o nolenti, giusto o sbagliato, Facebook è un “qualcosa” di proprietà di una società con fine di lucro e, volenti o nolenti, giusto o sbagliato, Facebook ha un solo scopo: quello di fare soldi per far guadagnare chi ci ha investito. Non è una Onlus, non fanno beneficienza, non sono lì per un obiettivo diverso dal guadagnare. Quella è casa loro e a casa loro si seguono le loro regole. Non è aperto a tutti, ma per “entrare” bisogna iscriversi e in quel momento di accettano le loro regole. Se non si è d’accordo con quelle regole non ci si iscrive.
A Facebook della denuncia sociale importa solo ed esclusivamente nei limiti della loro convenienza. Ed è giusto così, perchè chiunque, compreso l’autore del post (che oltretutto altro non è che il copy-and-paste di una email ricevuta da qualcuno) si comporterebbe nello stesso identico modo se si trovasse nella stessa identica situazione.
La censura, a dire il vero, c’è stata, nessuno lo nega. Ma prima di sparare sentenze sul fatto che “di certe cose nel mondo non se ne può parlare” bisognerebbe analizzare bene e con intelligenza, i motivi che hanno spinto Facebook a censurare la cosa. Le immagini che l’autrice dell’email dice di aver postato erano piuttosto crude, (non pornografiche) e queste pare siano state rimosse su segnalazione degli utenti.
E che c’è di male? Facebook non può rischiare che qualche gruppo di religiosi bigotti (di cui ne è pieno il mondo intero, in particolare i paesi anglosassoni) inizi a una campagna per boicottarlo perchè son presenti immagini poco gradite. E l’unico modo per tutelarsi è proprio quello di censurare se qualcuno lo richiede. Ed più è giusto così…
Ogni campagna di denuncia sociale, così come ogni campagna di marketing deve essere fatta pensando allo strumento che si sta utilizzando. Se una cosa funziona in un blog, non è detto che funzioni per Facebook.
E questa non è una regola solo per Facebook, ma per tutto.
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