Categoria: Cronaca

Notizie di cronaca

  • Il bello degli standard è che ce ne sono tanti tra cui scegliere

    Il Giappone non ha un unico standard elettrico nazionale.

    Per ragioni storiche metà rete elettrica è a 220100V/60 Hz (in blu nell’immagine a fianco) e metà è a 220100V/50 Hz (in rosso).

    Se la maggior parte degli apparecchi elettrici moderni non ha problemi con la differenza di frequenza della corrente alternata, ci sono dei seri problemi di interconnessione tra le due reti, che è possibile solamente tramite impianti di conversione di frequenza. In questo momento ci sono tre impianti simili e reggono, tutti assieme, non più di 1 GW.

    Purtroppo gli ultimi eventi catastrofici che hanno interessato il Giappone hanno colpito principalmente la zona a 50 Hz, che include anche Tokyo.

    In questa zona 11 centrali nucleari sono andate offline, facendo mancare alla rete a 50 Hz un totale di 9,7 GW.

    Dal momento che i gateway tra le due reti reggono al massimo 1 GW, ecco che la zona del Giappone colpita dal sisma e la capitale si trovano con la corrente razionata, senza la possibilità di trarre beneficio dall’intera rete elettrica nazionale. (via IT World)

     

  • BRAIN

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lnedOWfPKT0&w=480]

    Mikko Hypponen, Chief Research Officer di F-Secure, si è recato a Lahore, in Pakistan, per incontrare i creatori di Brain, quello che è considerato il primo virus per computer.

  • L’onda nucleare

    Un reattore nucleare NON è una bomba ANon devo dirvi io che il Giappone sta vivendo in queste ore un momento tragico della sua storia. Colpito da un sisma di proporzioni enormi, la sua popolazione ha reagito con una preparazione che noi ci sogniamo e sta già avviando la ricostruzione con una efficacia che ci lascia stupiti.
    Ricordiamo che il sisma che ha colpito il centro Italia nel 2009 era di grandezza 5,9  mentre questo è di magnitudine 8,9 . Aggiungiamo che la scala Richter qui usata è logaritmica con scala di potenza 3/2, quindi questi tre gradi di differenza in intensità caratterizzano un terremoto che ha rilasciato oltre 30.000 volte l’energia di quello che ha colpito il nostro centro.
    Questo dovrebbe dare una idea delle proporzioni della catastrofe.

    Città distrutte dal terremoto e dal relativo tsunami. Migliaia di morti e dispersi nella misura di decine di migliaia, presumibilmente tutti feriti, più o meno gravemente.
    E di cosa riescono a parlare i nostri giornali?
    Centrali nucleari, della loro insicurezza, naturalmente.

    Sì, perché come ormai sanno anche i sassi, una delle centrali con 6 reattori ad acqua bollente (di tipo BWR-3, 4 e 5) è stata colpita in maniera molto dura dallo smottamento e, nonostante lo spegnimento effettuato in maniera automatica, tempestiva e corretta, c’è qualche problema nello smaltire il calore residuo.
    Per sua stessa caratteristica, un reattore nucleare ha una grande inerzia termica e quindi, anche dopo lo spegnimento delle reazioni, va raffreddato in modo da impedire la fusione degli elementi radioattivi e di tutti gli strumenti di supporto a contatto con questi. L’arresto della reazione a catena avviene grazie all’inserimento di assortitori di neutroni (in questo caso acqua e Boro), a questo punto la centrale non produce più energia e deve usarne dall’esterno per mantenere  in funzione il raffreddamento ed evitare la fusione del nocciolo. La centrale giapponese è alimentata in casi di emergenza che è stato danneggiato dal sisma. Nell’unità 1 e 3 del reattore si sta quindi intervenendo pompando acqua di mare nel reattore.
    In questo modo il reattore oltre che raffreddato viene definitivamente avvelenato dal cloruro, quindi entrambi andranno probabilmente dismessi e sostituiti.

    (altro…)

  • Terremoto in Giappone: attenti alle truffe

    Questo blog non ha la pretesa di narrare o dare conto dei tragici eventi che stanno colpendo il Giappone in queste ore.

    F-Secure e SANS avvisano che gli eventi connessi al terremoto e allo tsunami potrebbero essere utilizzate per scopi fraudolenti.

    È, quindi, consigliabile, evitare di visitare siti di dubbia autorevolezza o aprire email o allegati provenienti da fonti sconosciute, specialmente se chiedono danaro e/o promettono di mostrare immagini sensazionali.

  • Universalmente diversa

    Logo Stargate UniverseNo, non ne è valsa la pena.
    Sto rispondendo qui a una domanda che mi ero fatto da solo in un altro post (quando ancora questo blog non esisteva)  un paio di anni fa.
    Il post allora aveva come argomento la ragionevolezza della chiusura della serie Stargate Atlantis in favore dell’imminente lancio del secondo spinoff della saga: Stargate Universe.
    Come tutti sapete ormai, SyFy ha deciso di non rinnovare la serie per la terza stagione e, nonostante non ci siano dichiarazioni ufficiali da parte di MGM, è sostanzialmente certo che la serie sia ormai finita.
    E’ arrivato quindi il momento di parlare di nuovo di questo franchise.

    Per i non appassionati, dobbiamo forse fare un passo indietro spiegando che questa serie TV rappresenta la terza incarnazione sul piccolo schermo della saga di Stargate.
    Iniziata con il film per il grande schermo nel 1994, molto conosciuto anche presso il pubblico non specialistico grazie alla direzione del celebre Roland Emmerich e alla interpretazione di Kurt Russel, la serie è continuata poi in televisione con Stargate SG-1.
    Pur senza aver interessato particolarmente il pubblico e la critica nei primi anni, la serie è sopravvissuta per evolvere in un classico di hard science fiction raccontando in maniera ottima l’ipotetica ascesa della civiltà umana da scopritrice casuale dello Stargate a potenza di rilevanza extragalattica, capace di competere con alieni di provenienza ben più antica. Nel corso di 10 anni, SG1 è diventata la serie sci-fi americana di maggior longevità della TV (solo recentemente superata) raccogliendo un buon numero di fan insieme a giudizi molto favorevoli sia di critica che di ascolti.

    Per queste ragioni, non solo la serie ricevette un prolungamento da 8 a 10 stagioni alla metà del decennio, ma fu affiancata da Stargate Atlantis con premesse identiche, ambientazioni simili, ma basata in una diversa galassia. Costruita sui successi della serie precedente, Atlantis raggiunse ben presto interessanti livelli di narrazione e dimostrò di saper ben costruire storie con il background impostato dai predecessori.
    Dopo 5 stagioni, per motivi che non sono del tutto chiari, ma che probabilmente hanno a che fare con il cachet degli attori, anche Atlantis venne chiusa. Anche questa serie avrebbe dovuto proseguire con film direct-to-DVD con cadenza regolare, come SG1. Parallelamente sarebbe dovuto partire un nuovo spinoff, Universe, appunto.
    Il futuro di Stargate sembrava roseo, ma non tutto è andato come doveva.

    (altro…)

  • Keylogger trovati nei computer di una biblioteca britannica

    La BBC e altre testate riportano la notizia del ritrovamento di keylogger USB connessi ai computer pubblici di una biblioteca di Wilmslow, vicino a Manchester.

    La polizia sarebbe riuscita a recuperare due dei tre keylogger che sarebbero stati installati nei computer della biblioteca, le indagini sono in corso.

    Questa notizia dimostra, casomai ce ne sia bisogno, che i computer pubblici non devono essere utilizzati per accedere a qualsiasi tipo di account privato, dalla posta elettronica personale al profilo dei siti di acquisti online.

    A titolo di ulteriore sicurezza, è bene controllare periodicamente il retro del proprio computer aziendale e i computer aziendali collocati in luoghi frequentati da tante persone come i corridoi o le sale riunioni.

  • Borders

    La catena di librerie Borders sta per chiedere la protezione prevista dal capitolo 11 del diritto fallimentare americano.

    Borders è nato nel 1971 ad Ann Arbor, Michigan, creato da Tom e Louis Borders ed è stato per decenni un marchio molto famoso negli USA.

    All’inizio del secolo Borders aveva delegato ad Amazon la gestione delle vendite online e solamente nel 2008 aveva interrotto l’accordo per portare in casa il business delle vendite via Internet.

    L’avvento delle pubblicazioni digitali ha inferto un duro colpo alla società, che aveva scelto di non entrare nel business degli ebook. Ne pagheranno le spese, oltre agli azionisti, qualche migliaio dei 19.500 dipendenti e almeno un terzo dei 674 punti vendita. (via America 24)

  • Compromessi alcuni computer del NASDAQ

    Secondo il Wall Street Journal alcuni computer della società che gestisce il NASDAQ sarebbero stati compromessi da attacchi informatici.

    L’evento non avrebbe interessato i computer coinvolti nelle piattaforme di trading.

    Secondo quello che è dato sapere, gli attaccanti avrebbero solamente “guardato in giro” senza modificare alcunché.

    Bisogna, comunque, sottolineare che il solo fatto di poter “guardare in giro” nella LAN del NASDAQ consente di raccogliere una considerevole quantità di dati di estremo valore sia per i dati stessi sia per capire quali siano i software utilizzati e, quindi, le vulnerabilità che possono essere sfruttate per muovere altri attacchi.

    (altro…)
  • Il ritorno di BYTE

    BYTE tornerà nel secondo trimestre del 2011.

    BYTE è stata la rivista di riferimento di professionisti e appassionati di informatica per oltre vent’anni ed era la lettura obbligata per chi lavorava nel settore in quegli anni.

    Era interessante sia per i columnist, sia per gli interessantissimi e dettagliati articoli, sia per le pubblicità, fonte di informazione stupore e divertimento.

    Il nuovo BYTE non sarà necessariamente quello del secolo scorso, né potrebbe, onestamente, esserlo. Per il momento si può solo augurare tanta fortuna ad un nome che ha fatto la storia dell’informatica.

  • Abbiamo visto la cammella e puzza un po’

    Quando erano iniziate a circolare le voci sull’abrogazione della Pisanu/Stanca avevo scritto che prima avrei voluto vedere la cammella.

    Stefano Quintarelli sta cercando di fare il punto della situazione.

    Allo stato attuale sembra assodato che dal prossimo anno non sia più necessario chiedere il documento di identificazione e che i circoli privati possano installare il wi-fi per gli associati senza problemi.

    I bar e assimilati che mettono a disposizione un PC non dovrebbero aver bisogno di altri adempimenti.

    Se, invece, un bar o un locale aperto al pubblico volesse dare accesso Internet ai clienti tramite rete wireless, sarebbe comunque sempre soggetto ad una serie di adempimenti relativamente onerosi per un bar o una birreria.

    In sostanza, sic stantibus rebus, chi al momento ne trae il maggior beneficio sono i circoli privati che installano il wi-fi e i locali pubblici che mettono a disposizione uno o più PC per connettersi a Internet, ma non il wi-fi.

  • 2011 il collasso di internet

    ..in anticipo di un anno sui maya, internet come la conosciamo  potrebbe collassare a causa dell’annunciata fine degli indirizzi IP disponibili.
    Come si può vedere in vari countdown (p. es http://ipv6.he.net/statistics/) mancherebbero meno di due mesi al nefasto evento.
    Sarà vero?

    In realtà lavoro con internet da 15 anni e già ai tempi annunciavano la fine dello spazio di indirizzamento entro i successivi 5 anni.
    Lo stesso contatore di HE circa 2 anni fa ne annunciava l’esaurimento entro 300 giorni….
    Questo fa pensare che il tempo mancante  sia una specie di funzione asintotica!

    Scherzi a parte, gli indirizzi stanno effettivamente finendo anche se probabilmente ci vorranno più di 2 mesi.
    Cosa cambia?

    Inizialmente nulla.
    Tutti i provider ne hanno una scorta più che abbondante, ma diventerà più difficile per nuovi operatori farsi assegnare delle sottoreti nuove.

    E col mondo IPV6?
    Il nuovo standard dovrebbe garantire uno spazio di indirizzamento talmente vasto da poter fornire un indirizzo IP ad ogni atomo presente nell’universo  e quindi risolvere definitivamente il problema.
    Peccato che ancora quasi nessuno lo usi.
    Non più tardi di un anno fa ho litigato nientepopodimeno che con la nostra registration authority perchè il check automatico del nameserver necessario alla registrazione di un dominio nel TLD .IT falliva a causa del fatto che uno dei miei DNS era configurato anche per gestire domini V6.
    I provider che offrono connettivita IPV6 nativa sono ancora pochissimi.
    Molti dei prodotti software più diffusi non supportano appieno gli indirizzi “lunghi” (si anche Thunderbird ha problemi, anche se con i nomi funziona…).
    Quelli che come me vogliono iniziare a sperimentare la “nuova” tecnologia sono obbligati ad usare un tunnelbroker o altre diavolerie simili.

    Insomma, sembra che il nuovo standard si stia avviando molto lentamente.
    Forse gli annunci mediatici che seguiranno l’esaurimento del mondo V4 daranno la scossa necessaria per avviare (con calma…non c’è una reale fretta!) la transizione?
    Io ho fatto un bel po’ di sperimentazione ed effettivamente il V6 funziona ed offre notevoli vantaggi.
    Per chi non lo avesse già fatto e volesse approfondire e mettere alla prova le sue conoscenze tecniche sull’argomento, consiglio la certificazione IPV6 online di Hurricane Electric ( http://ipv6.he.net/certification/).
    Copre vari step dal più semplice (strumenti come ping6) al più complicato (configurazione DNS glue per domini V6) in maniera ordinata e completa.
    Se riuscitrete ad ottenere la certificazione di livello “sage” sarete sicuramente in grado di configurare i vostri spazi di nomi e le vostre reti  per gestire anche IPV6.
    Per il momento non serve quasi a nulla, ma prima o poi…..

  • Prima vedere cammella

    Secondo il GR delle 14:00 di Radio24, il Ministro Maroni ha annunciato l’abrogazione della Pisanu/Stanca a partire dal 1 gennaio prossimo venturo.

    Prima di esultare o esprimere altri pareri bisogna vedere cosa verrà abrogato e quali norme resteranno in vigore.

    Secondo il Corsera, il Procuratore Piero Grasso avrebbe detto che questo provvedimento potrebbe «ridurre moltissimo la possibilità di individuare tutti coloro che commettono reati attraverso Internet».

    Ricordo al signor Procuratore che una rete WEP è crackabile in pochi minuti e che sono noti gli algoritmi con cui Fastweb e Telecom hanno generato le chiavi WPA. Non mi pare che la Procura Generale Antimafia si sia mossa per arginare questi problemi.