Categoria: Hardware

  • QNAP, iSCSI e autospegnimento dei dischi

    Attivare la funzione di autospegnimento dei dischi in caso di inattività sui NAS QNAP (almeno su un TS-4329 Pro II) può far arrabbiare un server Windows 2008 R2.

    Per quasi una settimana ho avuto a che fare con il problema che ho descritto anche nel forum di QNAP. In sostanza, connetto una LUN iSCSI ad un server 2008R2, il tutto funziona, ma dopo un po’ di tempo smette di funzionare.

    All’inizio il colpevole poteva sembrare l’aver attivato la funzione di thin provisioning del volume iSCSI, ma dopo vari e lunghi esperimenti ho trovato la soluzione. La combinazione QUNAP, iSCSI e Windows 2008R2 non gradisce l’impostazione di autospegnimento dei dischi in caso di inattività.

  • 512 led

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=6mXM-oGggrM&w=480]

    Con le istruzioni per realizzarlo.

  • Welcome back, Commodore 64!

    Sebbene io abbia iniziato a programmare con il Commodore Vic 20, ammetto che le prime cose “serie” le ho fatte con il Commodore 64, incluso l’iniziare a frequentare il mondo di Fidonet. E’ per questo che scoprire che la nuova Commodore sta per uscire con il nuovo Commodore 64 mi ha fatto molto piacere.

    Ovviamente non si parla dello stesso computer di un tempo, ma di una versione “moderna”, sia a livello di processore, di scheda grafica, di supporti multimediali… ma tutto all’interno dello stesso chassis che ne ha segnato la sua esistenza e, ovviamente, con la possibilità di utilizzare quell’immenso archivio di prodotti (giochi, soprattutto) di questo storico computer.

    Ovviamente quando il computer si accende c’è la possibilità di fare il boot con Windows… “if you reaaly need to“, come scritto sul sito.

    ps: se volete sorridere, usate questo link per visitare il sito della Commodore USA.

    Don’t forget that the new Commodore 64 is a fully functional PC compatible, so you can even install and use the latest versions of Windows if you really feel you need to.
  • Furto di un iPad: meglio prevenire

    Premessa: quanto segue si basa su fatti successi qualche giorno fa ad un cliente, non su chiacchiere, belle teorie, propaganda, “se” e “ma”.

    Se avete un iPad dovete contemplare una possibilità: ve lo possono rubare. Lapalissiano.

    Se ve lo rubano quando ce l’avete da poco tempo è ancora peggio. Fidatevi.

    Siccome c’è una APP per ogni cosa, una delle prime APP da installare è qualcosa che permetta di cancellare da remoto il contenuto del dispositivo. Per molte persone i dati contenuti valgono molto più del device che li contiene. MobileMe di Apple permette, tra le altre cose di cancellare il contenuto di un iPad. Ci sono altre APP che fanno cose simili, sceglietene una, installatela e annotate la procedura per la distruzione remota (no, non annotatela sull’iPad!). Apple non cancella dati da remoto, nemmeno su richiesta.

    Ci sono due cose importanti da annotare prima che vi rubino un iPad: il suo numero di serie e il numero di telefono della SIM (se c’è).

    Il numero di serie è riportato sia sulla fattura di vendita sia sulla scatola, oltre che nella parte inferiore del retro del device.

    Il numero di telefono della SIM vi viene comunicato quando l’acquistate ed è l’unico dato utile per poter bloccare la SIM.

    Ovviamente, bloccate la SIM solamente dopo aver inviato all’iPAD il comando di autodistruzione.

    Una delle prime cose da fare è cambiare tutte le password degli account di mail e dei vari servizi registrati sull’iPad.

    Qual è il posto migliore per annotare i dati? Online. Tenete da qualche parte online (anche in una cartella di qualche servizio mail) i dati, in modo da poterli reperire in caso di necessità.

    La denuncia di furto va fatta quanto prima, indicando il numero di serie dell’iPad e il numero di telefono della SIM, per poter inoltrare copia della denuncia ad Apple e al provider telefonico.

    Il supporto telefonico dedicato all’iPad 199 120 800 vi spiegherà come far arrivare ad Apple la copia della denuncia, ma non è in grado di cancellare i dati e vi spiegherà che lo potete fare tramite MobileMe. Abilitando la funzione prima che vi rubino l’iPad, ovviamente.

  • Swinglet CAM

    Swinglet CAM è un kit degno di Q: aeromobile radiocomandato con telecamera, caricatore, ricevitore e software di gestione.

    Il software permette di creare un vero e proprio piano di volo per il drone, con le istruzioni dettagliate del suo comportamento. Ovviamente è anche possibile variare la programmazione in tempo reale.

    Purtroppo il sito non dice nulla sul prezzo del kit, che viene comunicato a chi contatta senseFLY direttamente.

    Grazie a Riccardo G. per la segnalazione.

    Questo post si distruggerà tra cinque secondi…

  • Virus nel firmware della NIC

    Sembra la vecchia storia del virus nella memoria CMOS del PC, però questa volta è vera: si può mettere del malware nel firmware di una scheda di rete.

    Guillaume Delugré, ha dimostrato con i fatti di essere riuscito a creare una versione modificata del firmware di una scheda di rete Broadcom NetExtreme.

    Il punto di partenza è stata la documentazione della scheda disponibile online, quindi Guillaume ha creato dei tool per il debug del firmware partendo da software open con cui ha colmato le lacune della documentazione disponibile.

    A questo punto possedeva la conoscenza necessaria per poter creare un firmware modificato ad arte e per poterlo scrivere al posto di quello legittimo.

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  • Un computer Apple a più di 200.000€

    È il prezzo che Christie’s stima per il prezzo d’asta della scheda di sistema numero 82 del primo modello di computer Apple, A.D. 1976.

    Completano il lotto all’asta una cassetta con l’interprete BASIC, la documentazione con il primo logo della società che ritraeva Sir Isaac Newton sotto il leggendario albero di mele e altre chicche storiche relative al prodotto.

  • Come far scaldare la CPU in pochi byte

    Qualche anno fa ho avuto a che fare con un computer altrui, con sistema operativo Windows XP, che si spegneva casualmente da solo in continuazione. Era il trentotto luglio, e faceva molto caldo, sospettavo quindi uno shutdown termico di emergenza, ma mi trovavo in difficoltà nel verificare l’ipotesi: ero solo di passaggio e invece del mio solito zaino con “gli strumenti”, avevo con me il borsone con pinne e maschera; nell’ufficio in questione non c’erano cacciaviti; la linea Internet era fuori servizio causa manutenzione estiva (classico cavo tranciato per errore da un bulldozer).

    Ho dovuto improvvisare.

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  • National Medal of Technology and Innovation a Federico Faggin

    Federico Faggin, Marcian E. “Ted” Hoff e Jr., Stanley Mazor sono stati insigniti della National Medal of Technology and Innovation.

    L’onore, concesso direttamente dal Presidente, premia chi ha dato sostanziali contributi all’innovazione e alla tecnologia.

    Federico Faggin, cittadino americano di origini vicentine, è uno degli inventori accreditati del moderno microprocessore.

    La sua prima CPU, l’Intel 4004, riporta le sue iniziali impresse nel silicio.

    Nel comunicato stampa della Casa Bianca il Presidente ha commentato “The extraordinary accomplishments of these scientists, engineers, and inventors are a testament to American industry and ingenuity, their achievements have redrawn the frontiers of human knowledge while enhancing American prosperity, and it is my tremendous pleasure to honor them for their important contributions.”

  • Oltre i 2.199.023.255.522 byte

    2,19 Tb è il limite della dimensione di un disco se si utilizzano i vecchi BIOS e lo schema di partizionamento MBR con i settori da 512 byte.

    Purtroppo questo limite è già stato superato da alcuni dischi in vendita a prezzi di mercato.

    Fino a poco tempo fa sembrava che un sistema percorribile fosse quello di utilizzare settori da 4k, ma diversi problemi di compatibilità hanno reso poco percorribile questa strada.

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  • Quando Internet si chiamava elaborazione polimorfica

    Nel primo dopoguerra qualcuno iniziava a porsi il problema della crescita delle dimensioni dei computer. Questo video della TRW mostra forse uno dei primi approcci a questo problema.

    Tralasciando l’aspetto estetico del filmato, vediamo come già nel 1959 qualcuno stesse pensando a distribuire l’elaborazione attraverso vari nodi interconnessi, gettando le basi del concetto di rete.

    Il video All About Polymorphics è liberamente scaricabile e distribuibile in vari formati. (via BoingBoing)