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  • Space Shuttle: addio e grazie per averci fatto sognare

    Poco più di un’ora fa Atlantis ha toccato terra e ha posto fine al capitolo degli Space Shuttle.

    Ricordo ancora quando nella primavera del 1981 ero corso a casa da scuola per poter vedere il lancio del Columbia. Pensavamo che gli Shuttle potessero aprire la porta verso le stelle, rendendo un po’ più verosimile quello che raccontava la letteratura fantascientifica.

    Purtroppo così non è stato: adesso siamo qui a dire no ad ogni cosa, troppo pavidi e troppo attenti a quello che succede nel nostro giardino dietro casa per osare di andare al di là della nostra atmosfera.

    Troppo attenti anche alle PR, non riusciremmo nemmeno a portare due uomini sulla luna e a riportarli indietro salvi.

    La ISS orbita a 350 chilometri sopra la nostra testa, la luna si trova a 400.000 chilometri dalla Terra: dalle missioni Apollo abbiamo ristretto i nostri orizzonti anziché espanderli.

    Forse non siamo ancora pronti per le stelle o forse aveva ragione Sette di Nove quando diceva a Chakotay “You lack harmony… cohesion… greatness. It will be your undoing.” (Voyager, Scorpion Part II)

    Space Shuttle 1981 – 2011

  • Terry Watson a Lugano

    Arriviamo assieme a Paolo con largo anticipo per allestire la sala e Terry Watson è già lì che sta chiacchierando con il personale del concessionario Ferrari vicino a cui si terrà l’incontro. Sì, perché le auto sono una delle tante passioni di Terry: ha fatto l’elenco delle automobili che possiede, incluse le due che ha venduto da poco per ragioni di spazio e mi sono perso alla terza.

    Iniziamo a decidere come scombinare la disposizione della saletta e Terry è già a proprio agio: chiacchiera con chi sta cominciando ad arrivare e inizia a raccontare storielle ed esperienze.

    Non posso non accennare a Gene Kranz, di cui Terry ha una grande stima. Una delle grandi figure della storia spaziale americana, su questo non ci piove.

    Prima dell’inizio dell’incontro vero e proprio ha già tirato fuori una chicca: la visualizzazione dei dati delle telemetrie sulle console delle prime missioni Apollo era un esempio di ingegno. I dati erano gestiti da una batteria dei computer IBM più potenti del periodo, i quali, nonostante tutto, riuscivano a visualizzare i valori elaborati su un solo monitor e senza le descrizioni. Il monitor era collocato in un capo di un tubo nero al cui altro capo c’era una telecamera; in mezzo un sistema meccanico spostava delle pellicole trasparenti su cui erano stampate le descrizioni a seconda della schermata selezionata. Il risultato (quando funzionava) era un’immagine televisiva con valori e relative descrizioni che veniva diffusa sui monitor dei controllori. Nelle ultime missioni i computer erano diventati più potenti e riuscivano a visualizzare autonomamente le descrizioni dei dati: ah, la tecnologia!

    Questo è stato il tono dell’incontro e della cena che ne è seguita: storielle, retroscena, foto politicamente scorrette, ricordi della guerra fredda, risate. E un racconto dell’esperienza di pochi giorni prima all’Oktoberfest di Monaco.

    Una serata unica, resa possibile grazie alla passione per le missioni spaziali di Paolo Attivissimo, sul cui blog leggerete tra poco un resoconto probabilmente più dettagliato. A me deve ancora passare l’emozione per aver potuto chiacchierare con Terry Watson per riuscire a mettere assieme qualcosa di più organico.

    Grazie Paolo!

    Aggiornamento 9/10/2010 13:40: alcune foto dell’evento.