La storia dell’esplorazione spaziale è costellata di grandi tragedie, ma anche di successi strepitosi. Di questa seconda categoria fa parte senza dubbio una intera famiglia di sonde interplanetarie Americane, tra cui primariamente la Voyager 1 che, anche dopo più di 33 anni di lavoro, ancora non ha smesso di stupirci.
Da quando al sonda ha superato le orbite dei pianeti esterni e ha completato il suo compito nell’ambito della planetologia, si sta “dedicando” ora allo studio del vento solare e della sua interazione con il vento interstellare.
La Voyager 1 ha apparentemente raggiunto la Eliopausa, ovvero la regione in cui la radiazione solare viene fermata dal mezzo interstellare. Si sa che questa regione è ben oltre l’orbita di Plutone e non è chiaro se coincida o meno con la Magnetopausa. Ora la sonda spaziale ha realisticamente la possibilità di studiare questa zona e di identificarne almeno alcune delle caratteristiche.
Le due sonde Voyager stanno viaggiano ai confini della Eliosfera e sono quindi due strumenti fondamentali per studiarne i margini, in particolare la Voyager 1 pare avere effettivamente oltrepassato il limite.
Dal Giugno dello scorso anno, infatti, la lettura dello strumento Low Energy Charged Particle è scesa a zero, facendo pensare agli scienziati che il vento solare abbia cambiato direzione oppure si sia effettivamente fermato.
Per stabilire la correttezza di una delle ipotesi, l’idea era quella di modificare l’assetto di volo della sonda in modo da misurare la velocità degli ioni lungo vettori diversi e verificare l’eventuale cambio di direzione.
Per effettuare la modifica, la Voyager avrebbe dovuto usare i propri giroscopi in una manovra che non era più stata effettuata negli ultimi 21 anni, precisamente dal 14 Febbraio 1990 (quando la sonda ha assunto diverse orientazioni per riprendere e comporre il ritratto di famiglia). Nonostante il lungo tempo passato, la sonda è stata in grado di superare perfettamente un test in Febbraio.
In seguito a questa prova, il team scientifico che guida la sonda ne ha ordinato la rotazione lo scorso 7 Marzo, dopodiché la Voyager ha usato le stelle guida per riassettarsi e trasmettere a Terra i dati raccolti.
Ora questa informazioni sono all’analisi degli scienziati.
E’ in credibile come questa sonda, concepita negli anni ’60, costruita e lanciata nei ’70, sia stata in gradi di attraversare un territorio ostile e largamente inesplorato per oltre 30 anni, non abbia beneficiato – per ovvi motivi- della più basilare manutenzione e sia ancora in grado di fare dell’ottima scienza.
Oltre agli studi legati all’attività solare e interstellare, ricordiamo che la sonda – in seguito a un apparentemente inspiegabile rallentamento di moto in allontanamento dal Sistema Solare – sta fornendo dati empirici preziosi. Queste rilevazioni potrebbero eventualmente portarci a riconsiderare i dettagli sulla gravitazione, forse avvicinandoci a una Teoria Quantistica della Gravità, obiettivo fondamentale della fisica delle particelle.
La sonda potrebbe funzionare ancora per molti anni grazie alla sua fonte di energia radioattiva e potrebbe quindi teoricamente essere il primo oggetto a raggiungere lo spazio interstellare e inviarci dati sensibili su questo ambiente.
In un lontano futuro, anche dopo aver esaurito tutta la sua capacità operativa, c’è anche una remota opportunità che la sonda possa raggiungere qualche altro luogo abitato dell’Universo e consegnare – forse a una forma di vita aliena – il disco dorato che contiene qualche informazione sulla civiltà umana.
La Terra e l’Umanità cesseranno di esistere, ma è possibile che le due Voyager rimangano una testimonianza della nostra esistenza anche dopo la nostra dipartita.
Non si può rimanere impassibili davanti a una considerazione del genere.
Non si può non biasimare al miopia dei Congressisti americani che ai tempi dell’impostazione delle sonde hanno tagliato il budget assegnato alle missioni, riducendone proporzionalmente le capacità rispetto al progetto originario (che prevedeva una esplorazione più approfondita dei pianeti esterni). Lo strepitoso successo delle Voyager dovrebbe essere un monito per tutti i politici nel Mondo che ritengono inutile la spesa in ricerca ed esplorazione.
Non si può non ammirare la lungimiranza degli scienziati che sono stati dietro a questa missione e la genialità dei tecnici che hanno realizzato una meraviglia tecnologica di questo livello.
2 risposte a “33 years and counting”
Fantastico! (e non è Star Trek)
[…] costo di ripeterci, dobbiamo ancora una volta mettere l’accento sulla incredibile storia di due fragili […]