Mi sto accorgendo che ci sono due realtà che vivono esperienze parallele con pochissimi punti di contatto.
Per quanto possa sembrare l’incipit di una storia come I mondi dell’Impero di Keith Laumer, è quello che mi capita spesso di vivere tutti i giorni.
Da un lato c’è la velocità delle persone che utilizzano le comunicazioni elettroniche: problemi risolti con quattro mail (ringraziamenti inclusi), dati in tempo reale, informazioni reperite online con relativamente pochi problemi. Il tutto indipendentemente dal fatto che l’interlocutore si trovi a 10, 100, 1000, 10.000 chilometri di distanza, anzi ignorando del tutto dove sia l’interlocutore.
L’altra realtà parallela, che magari è quella del mio vicino di casa o della persona che sta davanti a me alla fila del supermercato, è quella simile a 20, 30 o 40 anni fa. Notizie un paio di volte al giorno (TG e quotidiano oppure TG e GR), informazioni che viaggiano sulla scala dei giorni anziché dei minuti e forte dipendenza dalla posizione fisica o dai ritmi giornalieri dell’interlocutore per poter scambiare informazioni.
A fianco a persone che prenotano il volo sul sito del vettore e l’albergo su siti di aggregazione turistica pagando con la carta di credito c’è chi chiama l’albergo dove va tutti gli anni, concorda il periodo e poi invia il vaglia o, peggio, fa una ricarica della PostePay del titolare come acconto.
Come le persone, così si muovono a velocità diverse anche ditte, organizzazioni e professionisti vari. Da un lato chi stampa, copia, ristampa, protocolla, ricopia, archivia, protocolla, trascrive, protocolla… Dall’altro chi riceve nella inbox, verifica e archivia (indifferentemente in una directory, una mailbox o nel /dev/null) senza scomodare troppa burocrazia.
Senza vole dare giudizi di merito, in questa dicotomia della realtà il rischio è che le persone accelerate prima o poi capiscano la loro superiorità strategica e inizino a trarne beneficio con metodi non etici. Di contro, le persone non-accelerate potrebbero reagire frapponendo ostacoli perché non capiscono, e quindi temono, la controparte.
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