Alcune organizzazioni quando aprono o ristrutturano gli uffici sono tentate dall’utilizzo del WiFi per i computer e le stampanti, relegando la connettività su rame all’angolo informatico (router, firewall, server, NAS).
La decisione si basa spesso su due assunti: (1) “se funziona negli alberghi, perché non deve funzionare da me?” e (2) “a casa mia funziona così bene!”. Entrambi sono concetti che mal si applicano ad una realtà di tipo office.
Altre argomentazioni a favore dei WiFi sono spesso l’assenza estetica di cavi e le minori spese per un buon cablaggio certificato.
Però aurea non sunt omnia quae fulgent, vediamo perché.
In una rete in rame la connessione è costante a 100 Mbit (per gli apparati vecchi) o 1 Gbit (per quelli nuovi), mentre il massimo raggiungibile dal WiFi è 54 Mbit se non ci sono interferenze e il segnale è ottimale. Quindi la velocità massima del WiFi in condizioni ottimali è la metà della velocità peggiore del cavo in rame.
A meno di guasti facilmente identificabili, la velocità del rame è costante indipendentemente da fattori esterni. Quella del WiFi è legata innanzi tutto alla propagazione delle onde radio, che vengono attenuate o bloccate da materiali particolari.
La propagazione è inoltre limitata dalle interferenze che ci sono in aria. Se il vicino accende il suo access point potrebbe interferire e ridurre la portata del segnale. Se più di un vicino accende degli access point, la situazione potrebbe diventare fastidiosa e deteriorarsi. Tempo fa mi è capitato il caso di un cliente di Milano con un open space illuminato benissimo da un access point utilizzato per la rete ospiti la cui sala riunioni restava però al buio. L’ambiente senza copertura era dietro una parete portante e all’inizio abbiamo dato la colpa a quella parete, se non fosse che, anche installando un access point in sala riunioni la ricezione risultava comunque pessima. La causa del problema era il fatto che la sala riunioni si trovava in vista ottica con l’area aeroportuale di Linate e la parete a cui davamo la colpa faceva, invece, da schermo protettivo per l’area di open space.
Per la sua caratteristica, quindi, nelle connessioni WiFi la parte più bassa del livello 1 è molto instabile e molto prona a cadute di tipo statistico o intermittente difficili da diagnosticare e, soprattutto, da riparare.
Per continuare l’elenco, c’è l’ampio aspetto della sicurezza. Dando per scontato che nessuno abbia più connessioni WEP, l’accesso alla LAN aziendale è spesso regolato dalla sola password WPA. In altre parole, la conoscenza di quella password permette l’accesso incondizionato e illimitato alla rete da parte di persone che si trovano nelle vicinanze, in quanto non esiste più la limitazione fisica di un cavo di rame. Per quanto sicura e complessa sia la password, un vicino potrebbe ascoltarla anche inavvertitamente mentre viene dettata con le finestre aperte, oppure un visitatore occasionale potrebbe leggerla o fotografarla (molti la appendono alle pareti), oppure ancora un collaboratore infedele potrebbe decidere di rivelarla a terzi.
Se dispositivi portatili o mobili e le stampanti di fascia casalinga hanno il Wifi incorporato, le stampanti professionali di rete spesso non hanno una scheda 802.11 e i PC necessitano di una scheda o di una chiavetta USB. Per le stampanti si può ricorrere ad un adattatore apposito, con conseguente aumento della complessità del sistema e delle parti che si possono rompere; il problema dei PC è che spesso si trovano sotto la scrivania in mezzo ai cavi, una situazione non esattamente ottimale per la ricezione, quindi è necessario utilizzare delle prolunghe per portare i ricevitori almeno al livello della scrivania.
Da ultimo, alcuni software applicativi mal digeriscono connessioni di rete che possono avere piccole interruzioni di segnale, comportamento tipico del WiFi.
Se in una piccola rete l’investimento iniziale per una struttura cablata è sicuramente più oneroso rispetto ad un WiFi, le conseguenze a medio e lungo termine potrebbero non essere così vantaggiose, sia in termini di efficienza della rete (e, quindi, di produttività), sia in termini di facilità nell’individuare i guasti.
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