Più o meno una spina quadrata in un buco rotondo: il successo della missione Apollo 13.
Il titolo fa riferimento a questa scena del film, che ha reso bene l’idea di come siano andate le cose, con alcune licenze poetiche obbligate dal formato cinematografico.
Non ho mai nascosto che questa sia la missione che mi ha più affascinato tra quelle della corsa alla Luna.
È qui che abbiamo la prova della perizia e della grande professionalità di tutte le persone coinvolte, da Gene Kranz all’ultimo ma non ultimo tecnico. In un inciso vorrei far notare che Kranz aveva 37 anni quando ha gestito con successo gli eventi dell’Apollo 13, un’età che i nostri governanti attuali considerano “giovane”.
È durante la gestione della crisi causata dall’esplosione della bombola di ossigeno numero due che abbiamo visto davvero un gruppo di persone che hanno lavorato in concerto per risolvere un problema. Qualcosa che trascende la comprensione molti consulenti di team building dei nostri giorni.
Aggiornamento 12:30 – Un’altra bella immagine che mostra lo stadio del Saturn, l’astronave Apollo 13 e la nube di ossigeno creata dopo l’esplosione della bombola numero due:
Aggiornamento 17/4 – Ecco com’è apparso il service module una volta che il command module ancora agganciato al lunar module si è separato per il rientro:
Dottore… sull’Apollo 13 ci andò John Swigert http://it.wikipedia.org/wiki/John_Swigert non Ken Mattingly. Nel film erano Kevin Bacon (Swigert) e Gary Sinise (Mattingly). Più geek dei geek, ma come dici tu “Apollo 13 è Apollo 13” 😉
Ostrega, che toppata. Volevo scrivere che Mattingly era rimasto a terra, poi mi sono incasinato perche’ ha chiamato un cliente con un problema e poi dovevo scappare 🙁
Riuscissi almeno una volta a scrivere un post con calma.
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