Ieri, durante la presentazione di “Il Mondo Digitale“, l’ultimo libro scritto dall’amico Marco Camisani Calzolari, si è parlato, tra l’altro, di come i genitori possano aiutare i propri figli ad entrare nel mondo digitale. Figli che, a dire il vero, sono più vicini a questo mondo di quanto non lo siano la stragrande maggioranza dei genitori. Come tutti i discorsi che guardano al futuro, soprattutto a quello dei nostri figli, anche questo è stato caratterizzato da qualche spunto interessante legato, tra le altre cose, al controllo o all’approccio del genitore rispetto alla volontà eplorativa e conoscitiva dei ragazzi.
Poi arrivo a casa e l’occhio cade sulla notizia della firma dell’attuale ministro Carrozza sul decreto sui libri digitali a scuola… e mi rendo tristemente conto che quello che avevo vissuto, durante la presentazione, era un sogno. Il sogno di un paese dove si guarda al futuro e non si continua a rimanere nel passato. La realtà è quella di un paese dove si tutelano, prima di tutto, gli interessi privati; dove si pensa a tutelare il presente di pochi eletti a scapito del futuro dei nostri figli, dei bambini ed i ragazzi… di oggi e di domani.
La prima scoperta, che mi illude per qualche secondo, è che il decreto è accessibile tramite file pdf. Purtroppo appena lo apro mi rendo conto che si trattava proprio una grande illusione. Il doumento è si un pdf, ma è la versione scannerizzata (o scannata, forse sarebbe più opportuno in questo caso) dei fogli di carta originali. In fondo stiamo parlando di digitale, anzi… di “libri digitali”, mica possiamo anche pretendere che il documento sia accessibile in forma digitale in modo serio e moderno.
Già questo doveva farmi capire che difficilmente avrei potuto trovare qualcosa di valido. Ma essendo ottimista (credo nella reincarnazione) ho voluto proseguire nella lettura.
Sapevo benissimo di trovarmi dinnanzi al tipico documento burocratico italiano, scritto in un linguaggio retrogrado e pieno di “visto“, “considerato“, “ritenuto“, ecc. ecc. Ma certo non potevo nemmeno lontanamente immaginare che la prima cosa da “ritenere” fosse:
No, non vi siete sbagliati, avete letto bene: “salvaguardare i diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore“. Un amico ha commentato in un suo post su Facebook che un editore un documento come questo non lo avrebbe scritto, perchè troppo di parte. Già.
Gli editori. Bisogna salvaguardare gli editori. Mica i ragazzi. Gli editori. Quelli che ogni anno riescono ad uscire con una nuova edizione dello stesso libro, cambiando 2 capitoli, invertendo 4 frasi, costringendo così gli studenti a dover comperare il libro nuovo e non usare quelli usati. Quelli che hanno paura del mondo digitale perchè, così come nel mondo della musica e del cinema, può portare alla decadenza del loro impero.
Il problema del ministero non è quello di salvaguardare la salute fisica (considerato il peso ed il numero dei testi) e il patrimonio familiare (considerato i costi dei testi) dei ragazzi: il ministero ritene fondamentale prima di tutto tutelare gli editori e gli autori, fregandosene di tutelare il sacrosanto diritto ad accedere ai testi scolastici con mezzi moderni, in maniera semplice ed economica.
Il messaggio sembra più un “faccio di tutto per renderti lo studio più complicato, perchè altrimenti rischio di far perdere i privilegi ad una cerchia limitata di persone e società che hanno più soldi di te“.
Sempre più sconcertato, continuo nella lettura sperando che, nell’”Allegato 1” a cui fa riferimento il decreto, ci sia qualcosa di più concreto. Ma vengo colpito da qualcosa di comico, se non fosse che si tratta di un decreto del ministero:
Manca la data!!!
Massì, è un documento ufficiale, un semplice decreto ministeriale con la firma del Ministro… mica un foglio di carta qualunque.
A questo punto inizio a leggere il mitico “Allegato 1” e mi trovo dinnanzi ad una bellissima cambiale, dove regna il condizionale:
“[…] Le piattaforme di fruizione […] dovrebbero risultare aperte e interoperabili. […] non dovrebbero rappresentare […] ma dovrebbero consentire […] dovrebbero inoltre permettere di condividere […] dovrebbero inoltre prevedere […]”
Tipico italiano: nulla viene deciso, tutto viene lasciato lì appeso. E quando ci si trova dinnanzi ad una decisione ecco una nuova pugnalata:
“[…] Il Ministero ritiene sia necessario – attraverso l’istituzione di un tavolo tecnico – uno sforzo comune di editori e fornitori di contenuti, scuole, università, associazioni di docenti impegnate sul fronte dell’innovazione didattica, per lo sviluppo di un framework software […]”
Ancora una volta attorno ad un “tavolo tecnico” (si punta alle convergenze parallele?) si mette come primo elemento gli “editori”. Non si pensa nemmeno che debbano essere loro ad adattarsi alle decisioni di un serio gruppo tecnico-didattico che punta a qualcosa di innovativo, moderno, fruibile da tutti (anche dai portatori di handicap). Devono essere loro parte del gruppo col rischio (massì, siamo ottimisti) che le scelte siano limitate da quello che loro ritengono più o meno vantaggioso per le loro tasche.
Caro Marco… i primi analogici da adottare sono quelli che decidono del nostro futuro…
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