Heartbleed ha provocato una valanga di revoche di certificati che durerà ancora per qualche tempo.
Il metodo più vecchio per verificare se un certificato è stato revocato è la Certificate Revocation List (RFC3280). In tempi più recenti viene utilizzato l’Online Certificate Status Protocol (RFC6960), che si basa su http (senza rendere obbligatoria la cifratura dei dati) ed evita al client di dover decodificare un certificato di revoca.
La verifica online di un certificato in molti contesti è il sistema migliore, specialmente in situazioni come quella creata da Heartbleed in cui i certificati vengono revocati velocemente a causa della compromissione di quelli vecchi. Tuttavia questo metodo non è esente da problemi, in quanto il server che gestisce le revoche potrebbe essere non raggiungibile oppure il browser potrebbe essere tratto in inganno ed utilizzare un server configurato ad arte.
Per default Google Chrome, unico tra i browser più utilizzati, sceglie non verificare online la revoca di un certificato, ma utilizza un proprio metodo che è immune da attacchi esterni. Tuttavia il browser permette di abilitare il controllo online della revoca per far fronti a casi particolari come quello di Heartbleed.
Non esiste una soluzione ottimale al problema della revoca dei certificati perché ci sono dei casi particolari che in situazioni specifiche fanno ritenere inadeguato l’uno o l’altro metodo. Nel frattempo chi utilizza Google Chrome dovrebbe abilitare il controllo della revoca dei certificati presente nelle opzioni avanzate, anche se la pratica non è condivisa da tutti. [via Netcraft]
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