E’ più forte di me, ma la disinformazione non riesco proprio a digerirla. Nessuna, qualunque essa sia.
Già, qualunque essa sia. Perchè così come non mi piace vedere spacciare assurdi intrugli che curano tutto, vedere associare i vaccini all’autismo oppure ascoltare fandonie sulla ricerca e sui complotti di Big Pharma, non riesco nemmeno a sopportare quando qualcuno che ha le mie stesse idee su qualche argomento, utilizza gli stessi metodi di disinformazione a conferma della propria tesi.
E questo è esattamente ciò che è accaduto ieri.
Mentre sto tornando a casa dall’ufficio ascolto una trasmissione radiofonica, nella quale i due conduttori parlano dell’ultima uscita di Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che pare abbia augurato la morte alla senatrice Monica Cirinnà, autrice principale del disegno di legge sulle unioni civili e che è in questi giorni all’esame del Senato.
Poichè Padre Fanzaga non è nuovo a certe uscite, ho aspettao che fosse trasmesso l’audio incriminato e, dopo averlo ascoltato, ho provato un senso di schifo… non tanto verso Padre Fanzaga, ma soprattutto verso i due conduttori. E lo stesso schifo l’ho provato quando tornato a casa e gironzolando in rete mi sono trovato diverse persone che commentavano questo augurio attaccando il presunto autore.
Peccato che le cose non siano proprio così e nell’audio incriminato non c’è alcun augurio di morte.
E’ stato interessante ascoltare l’intervento introduttivo di Monica Cirinnà… lei questa qui… questa qui… mi sembra un po’.. eh… la donna del capitolo diciassettesimo dell’apocalisse, noh… la Babilonia insomma, che adesso brinda… brinda prosecco.. alla vittoria, he he hehe … singora arriverà anche il funerale stia tranquilla… glielo auguro più lontano possibie, ma arriverà anche quello.
Lasciamo perdere per ora la parte iniziale e focalizziamoci proprio su questo ipotetico augurio. Già… ipotetico.. perchè non esiste… non c’è proprio.
Trattandosi di un uomo di chiesa ha solamente detto a questa persona che ora lei sta brindando per la vittoria (sottintendendo terrena) ma che anche per lei arriverà il funerale, che è chiaramente il momento in cui si troverà davanti al suo dio che la giudicherà. Le augura che questo avverrà il più tardi possibile ma, ovviamente, avverrà.
Nessun augurio di morte, ma una constatazione, spesso utilizzata come spauracchio da queste persone, che quando il momento verrà (perchè volenti o nolenti, questo arriverà) ci si troverà davanti al loro dio che ne giudicherà l’operato e la manderà in uno dei luoghi fantastici caratteristici di questa religione.
C’è da dire che Padre Livio Falzaga non è la prima volta che utilizza un linguaggio di questo genere. Il 5 Novembre 2015 aveva inveito contro i due giornalisti rei di aver raccontato in due libri (“Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi e “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi).
In quell’occasione, però, era stato molto più diretto, arrivando persino a parlare di ‘impiccagione’:
“devo far fatica a pregare per loro… perchè io li impiccherei, quasi quasi”
Ma non voglio, qui, mettermi a disquisire sulla necessità o meno di usare un certo linguaggio da parte di qualcuno, e non voglio nemmeno analizzare il tutto considerando sia la sua figura come prete, il mezzo utilizzato ed il suo ruolo all’interno proprio della radio. Perchè quello voglio lasciarlo a chi, magari, preferisce addentrarsi in quel tipo di discorsi.
Il mio interesse per questa vicenda, al contrario, è solo ed esclusivamente legato al discorso della disinformazione.
Ancora una volta mi trovo a sottolineare l’uso di squallidi stratagemmi per cercare di peggiorare un qualcosa che, tra l’altro, era già di fatto grave. C’è infatti da chiedersi perchè inventarsi un augurio alla morte e ignorare completamente il paragone tra la destinataria del messaggio e la meretrice di Babilonia, probabilmente più grave.
(Forse per ignoranza? Quanti, infatti, sanno di cosa si parla nel capitolo diciassettesimo dell’apocalisse, nda).
Quello che mi rimane è l’amarezza di constatare che l’uso della disinformazione in tutte le sue forme sembra essere diventato l’unico modo per portare avanti tesi che, raccontando la verità, sarebbero poco credibili. E così abbiamo i social network che sono pieni di gente che per screditare i vaccini li associa all’autismo o ad altre malattie, che per parlar male della ricerca mostra foto di film… insomma gente che per dimostrare la validità di una tesi è disposta a dire bugie, castronerie o, al massimo, mezze verità, forti dell’ignoranza della gente e della credulità popolare.
Il metodo scientifico insegna che non esiste nulla che sia definitivo, perchè tutto può essere confutato, tutto è messo in dubbio. Ma lo si deve fare dimostrando in modo scientifico il perchè, senza illazioni, senza se, senza ma, senza trucchetti da maghetto del web o da cherry picker. E questo non vale solo in ambito scientifico, ma in tutte le cose. Non basta una teoria, per quando buona, interessante ed affascinante. Servono delle prove. (#ChiediLeProve)
Qualche giorno fa all’interno di un post di un amico, qualcuno ha detto che forse la battaglia contro la disinformazione è una battaglia persa. Io non ne sono convinto, ma anche fosse, questo non riesco a vederlo come una giustificazione valida per smettere di combattere.
La disinformazione, volenti e nolenti, è il male. E può essere pericolosa. Molto pericolosa. Ed è nostro dovere fare di tutto per fermarla, anche se questo ci può far vedere come “gente che non sa fare altro che cercare bufale” come scrisse una mia amica su Facebook, riferendosi a me, mentre condivideva una bufala perchè parlava di un “cane puccioso”. Mi correggo… una ex amica.
E la prossima volta che vedete una notizia, ponetevi qualche dubbio prima di condividerla.
ps: questo post è dedicato al Pengue… con la speranza che avendo la stessa idea si possa litigare…
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