Arcade Game Typography

Credo che sia stato segnalato da un contatto di Twitter il mese scorso come notizia di disponibilità in prevendita su Amazon USA.

Inutile dire che, da appassionato di font e tipografia, mi sono precipitato come un sol uomo ad ordinarlo.

In un’epoca di font vettoriali a spaziatura variabile e di computer molto potenti dove spesso la GPU è più potente della CPU e con RAM a strafare l’idea di avere font raster di 8×8 pixel è ridicola e desueta, specialmente con al risoluzione attuale degli schermi.

Eppure è esistito un momento della storia dell’informatica in cui i byte si misuravano a unità ed era bene non sprecarli. Questo valeva tanto per i computer personali quanto per i computer su cui giravano gli arcade da bar o sala giochi.

L’autore Toshi Omagari è cresciuto (come molti che leggeranno queste righe) con i videogame storici, con l’aggiunta (diversamente da molti che leggeranno queste righe) che è cresciuto in Giappone, luogo in cui molti videogame sono nati.

Toshi ora lavora come disegnatore di font presso la Monotype UK, quindi i commenti nel libro sono di una persona esperta, non di un semplice appassionato di retrogaming con il pallino dei font.

Gli oltre 250 font analizzati sono principalmente quelli alfanumerici con matrice 8×8 pixel a spaziatura singola organizzati, come si conviene, per famiglie tipografiche: senza grazie, graziato, MICR, corsivo, calligrafico, decorativo, eccetera.

Toshi ha estratto dalle rom dei giochi le matrici dei font e le ha riprodotte, ingrandite, con estrema cura per poter comprendere come l’inventiva dei grafici del periodo sia riuscita a produrre così tante famiglie diverse con così pochi pixel a disposizione.

È anche disponibile in UK una versione rilegata.


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