Questa è la frase che ripeto spesso se devo commentare un sito di commercio elettronico oppure se mi viene richiesto come organizzare un sito simile.
Spesso le reazioni sono tipo «Eh, ma loro sono grossi…» oppure le solite idiozie no-global, anti-bigcorp eccetera.
Chiarisco che sono cliente di Amazon da quando vendeva solamente libri e faceva concorrenza a Barnes and Noble a metà anni 90, quando B&N ridacchiava di questo sitarello di Seattle.
Ieri ho fatto un ordine da IKEA di alcuni articoli che preferisco farmi portare da loro anziché impazzire per farli stare in auto.
Oggi controllo lo stato dell’ordine per vedere la data di consegna.
Primo aspetto assolutamente negativo: se entro con il profilo con cui ho fatto l’ordine non posso vedere “I miei ordini”, una funzione base per un sito di commercio elettronico; devo per forza conoscere il codice d’ordine, come quando chiamate un corriere per sapere in che parte del sistema solare è finito il vostro pacco.
Se non si mette il codice d’ordine non si va avanti. A questo punto si fa prima a cliccare sul link della mail di conferma ordine, questo è il primo sito di commercio elettronico che si comporta così.
La seconda chicca è lo stato dell’ordine:
Sconosciuto?!
Ma che stato è “sconosciuto”? Metti “In lavorazione” o qualcosa di simile, ma che idea si fa un cliente quando dopo 12 ore vede che il suo ordine è in stato “sconosciuto”? Se non lo sai tu che gestisci gli ordini, chi deve sapere lo stato del mio ordine?
Da ultimo va segnalato che un ordine può essere solamente cancellato, anche se non è ancora stato evaso, non è possibile effettuare modifiche.
Insomma, grazie IKEA per evitarmi di smontare mezza macchina per portarmi a casa due montanti IVAR; capisco che lo scopo sia quello di attrarre i clienti in negozio così comperano un sacco di roba non pianificata (mi ci metto anche io), ma hai ancora un po’ di strada da fare per migliorare il servizio di vendita online.
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