E’ da un paio di giorni (ossia dalla data di pubblicazione) che sta spopolando su Twitter e, soprattutto su Facebook, il tweet di Flavia Vento nel quale la… hem… la… (qualcuno mi trova una definizione per favore?) si chiede cosa sia il MOSE.
I toni dei retweet o dei post su Facebook sono tutti simili: sgomento totale, commenti sbigottiti e un generale sconcerto per questa semplice domanda.
Già, perchè OVVIAMENTE tutti quelli che si divertono a scimmiottare questo tweet conoscevano perfettamente il MOSE prima di questa vicenda: OVVIAMENTE ne conoscevano tutta la storia (dalla progettazione alla realizzazione, incluso lo stato dei lavori) e sono certo che saprebbero quale sia il vero nome del progetto da cui è stato tratto l’acronimo MOSE, OVVIAMENTE senza googolare. E’ per questo che dall’alto della loro esperienza in merito si potevano permettere di prendere per i fondelli una… hem… una… (vabbeh) che ha “osato” porre una semplice domanda. Certo, è vero che Flavia Vento è rinomata per le sue uscite comiche che denotano, quasi sempre, una profonda ignoranza in quasi tutto, ma prendersela con la domanda “Ma cos’è sto mose?” è semplicemente assurdo.
Sono certo che se avessimo chiesto 2 settimane fa (ossia prima dello scandalo ad esso legato) a tutti quelli che direttamente o indirettamente stanno “ridendo” e “perculando” questa domanda cosa fosse il MOSE, probabilmente molto meno del 10% avrebbe saputo dare la risposta corretta. E sono fermamente convinto che qualcuno, ridendo, avrebbe risposto con sufficienza “si dice Mosè, con l’accento sulla e… e si che so ch sia… è quello dei 10 comandamenti“.
Proprio grazie anche a queste situazioni i Social Network stanno diventando il mondo della ricerca della pagliuzza, il centro della disinformazione dove chiunque si sente in diritto di condividere qualsiasi cazzata gli passi per il mouse, quasi sempre senza approfondire nulla, spesso senza nemmeno leggere il contenuto di ciò che si sta condividendo. Davanti a Facebook e all’altro social per narcisisti convinti (Twitter), il cervello viene fin troppo facilmente spento, staccato… disattivato. Si legge qualcosa e pur di “far vedere che si è i primi a dire qualcosa” lo si condivide, senza una valutazione seria, senza interrogarsi se quello che si sta facendo sia o meno la cosa “giusta” e/o “corretta”… e per “giusto” o “corretto” non metto in discussione l’aderenza con le proprie idee o proprie convinzioni… ma proprio se certe cose debbano realmente essere condivise in quanto panzane, bufale o… storie e invenzioni.
La colpa, però, non è dei Social Network. Queste sono solo piattaforme. Sono solo strumenti.
La colpa è, ovviamente, delle persone.
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