Tale Massimo Fini (mi dicono sia un “giornalista”), ha scritto un pezzo su un giornale cartaceo a diffusione locale (mi sembra fosse il “Gazzettino del Nord-Est”) dal titolo “Il più grave pericolo per la civiltà non è l’Isis ma la scienza“. Quando ho visto la foto di questo articolo su FB ho immediatamente sperato che si trattasse di un fake, di una delle tante bufale che viaggiano in rete, ma la triste realtà è che questo è un articolo vero, effettivamente pubblicato su quel giornale.
Un articolo che ho riletto più volte, soprattutto quando mi scontravo con frasi tipo “Il vero pericolo per la Civiltà e l’umanità è la Scienza. La Scienza tecnologicamente applicata che sembra non conoscere più limiti né opposizioni.” o come “Qui si tratta di stabilire se siano più cocciute e ottuse le persone che davanti a queste acrobazie tecnologiche provano, istintivamente, un brivido di orrore o gli scienziati che, ormai a ruota libera (perché non c’è chi osi opporsi alla Scienza, vera Dea della Modernità) le propongono.”. E ho anche trovato di peggio, come il “E invece costoro vanno a ravanare nel Dna, convinti di poter trovare le origini della vita e addirittura di poterla replicare e persino variare a loro piacimento”. Per non parlare della conclusione del pezzo, francamente allucinante, su cui mi soffermerò più avanti.
La mia impressione è che ci si trovi dinnanzi ad una nuova versione del “Venghino signori, Venghino“, dove per farsi un po’ di pubblicità questa volta non si usi Facebook, ma “la scienza“, disegnata come “il cattivo” dinnanzi a quella cosa tanto buona che è “la Natura”. E ciò che ho trovato assurdo di questo articolo è l’incredibile qualunquismo con cui l’autore tratti un argomento, “la scienza” dimostrandone una limitata conoscenza. E mi auguro che sia veramente così, perchè se anche solo avesse un minimo di know-how della materia e affermasse certe cose, sarebbe un tristissimo e penoso esempio di manipolazione della realtà, della verità. Sarebbe l’apoteosi della “disonestà intellettuale”, dell’incoerenza.
Innanzitutto mi permetta, signor Fini, di sottolineare quando sia sbagliata la sua scelta di mettere la foto di iCub in un articolo che dichiara la scienza più pericolosa dell’ISIS. Il progetto di iCub, tra l’altro un progetto italiano, è rigorosamente open-source, partito oltre 10 anni fa ed è nato per per studiare i meccanismi della cognizione umana, magari scoprendo “piccole cose” che possono andare dalla semplice compagnia allo studio delle patologie comportamentali. Già. iCub vera rappresentazione del male.
Caro signor Fini, le “acrobazie tecnologiche” che provano brividi di orrore sono, magari, degli esoscheletri che aiutano chi non può camminare a farlo o magari sono quelle protesi che permettono a bambini nati sordi di sentire la voce dei genitori? Sono semplicemente quelle tecniche che permettono di vaccinarci evitandoci malattie un tempo mortali? O quelle operazioni chirurgiche tramite il quale si riescono a risolvere dei problemi di salute. O forse, quando si parla di “acrobazie tecnologiche” si intendono, forse, i “pacemaker” grazie ai quali persone gravemente malate di cuore possono continuare a vivere?
Ma anche il pezzo sugli scienziati che “ravanano nel Dna” è una dimostrazione di altissimo qualunquismo. Sono fermamente convinto che questo signore pensi che James Watson e Francis Crick fossero due pericolosissimi scienziati che ravanavano… sino a quando quel loro “assurdo ravanare” li ha portati alla scoperta del DNA. Una “ravanata” che ha aperto un mondo. Un mondo grazie al quale si sono scoperte caratteristiche e cause di molte malattie che sino ad allora erano sconosciute e, magari, incurabili. Grazie al “ravanare nel Dna”siamo in grado, oggi, di curare. Grazie al “ravanare nel Dna” siamo in grado di permettere a degli organismi di migliorare, a delle piante di difendersi meglio da dei batteri o da virus. E, caro Fini, questo lo fa anche la Natura, perchè quel frutto o quella verdura che tu hai nel piatto ora non è lo stesso frutto o la stessa verdura che avavano nel piatto i nostri antenati. Anche la Natura si “migliora”. E spesso lo fa in modo crudele, come è giusto che sia.
Certo che se per lei, caro signor Fini, l’esempio di scienziato che “ravana con il Dna” è Vannoni, forse posso capire perchè reputi “la scienza” più pericolosa dell’ISIS. Ma, caro signor Fini. Quella non è scienza. Quella è l’opposto della scienza.
L’articolo si conclude poi con una vera e propria chicca: “«Perdona loro perché non sanno quello che si fanno» ha detto Qualcuno. Ma poiché, in realtà, non sanno quello che ci fanno, non li perdoneremo affatto. E, al momento opportuno, taglieremo loro la gola.”. Si, avete letto bene. “al momento opportuno taglieremo loro la gola.”.
Associare la scienza all’ISIS anche concludendo l’articolo in questo modo non meriterebbe una risposta. E’ talmente ignobile che non può che essere un modo per far parlare di lui, sperando in un invito in qualche trasmissione televisiva o radiofonica dove poter continuare a propagandare questo odio per la scienza.
Caro signor Fini… il suo “articolo” è stato anche pubblicato sul suo sito internet. Non so se lo abbia pubblicato lei stesso o un suo collaboratore e probabilmenye lo ha fatto usando un computer. E sul suo sito appare persino la pubblicità di una APP per smartphone grazie alla quale è possibile leggere i suoi articoli e, persino, fare ricerche nel suo archivio storico.
Strano, però, perchè il sito, il computer e lo stesso smartphone o l’algoritmo di ricerca non sono altro che “acrobazie tecnologiche”. Eppure lei le critica. Complimenti. Sputare sul piatto che si mangia è qualcosa di encomiabile. Si. Molto.
Ah, mi auguro che lei non si ammali mai. Perchè anche quelle medicine che le permetteranno di curarsi sono state, magari, studiate da qualche scienziato che ha “ravanato nel Dna”.
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