Massimo, un amico e collega, mi segnala la notizia di una Tesla che in Utah sarebbe andata contro un altro veicolo quando il proprietario ha utilizzato il sistema di parcheggio autonomo, che è parte del gruppo di funzioni Summon.
Questa storia offre alcuni spunti di riflessione sulle novità che ci aspettano.
Innanzi tutto sappiamo che la Tesla mantiene log dettagliati degli eventi, come indicato a pagina 155 del manuale del modello S [PDF]. Le centraline elettroniche delle auto attuali hanno un sistema di logging integrato, ma è relativamente primitivo.
La Tesla e, possiamo presumere, molte auto che usciranno in futuro, ha dimostrato di registrare anche eventi come l’apertura delle portiere. Vista la connessione costante con la rete mobile, si può presumere che l’indicazione temporale di questi eventi sia, a meno di problemi evidenti, molto affidabile.
Chi lavora con l’informatica conosce la tendenza degli utenti a negare o mentire, è un comportamento umano. Dal canto loro, molti utenti hanno scoperto l’esistenza di log nei computer proprio in occasioni simili.
Con un sistema di registrazione degli eventi dettagliato sarà più difficile per un utilizzatore atteggiarsi a vittima attraverso menzogne oppure omissioni.
Altro fatto: leggere e comprendere sia le note di rilascio del software sia il testo che compare quando viene richiesto di accettare l’attivazione di qualche funzione.
Ammetto di non aver mai nemmeno sfogliato il manuale d’uso della mia auto attuale né di alcuna auto che ho preso a noleggio; con la nuova generazione di autoveicoli sarebbe il caso di leggere e comprendere quali sono le caratteristiche e, soprattutto, i limiti delle nuove tecnologie che vengono introdotte.
Un’automobile non è un aspirapolvere: se per entrambi esistono modelli che si muovono in autonomia, i danni che può fare un aspirapolvere che pesa qualche chilo non sono paragonabili a quelli che può fare un autoveicolo di due tonnellate.
Indipendentemente dalle promesse del fabbricante, nel 2016 lasciare che una qualsiasi automobile agisca da sola senza supervisione è semplicemente irresponsabile.
A proposito di software: la dicitura beta.
Chi sviluppa software sa cosa significa beta, ma l’automobilista quadratico medio lo sa?
La fase beta dello sviluppo è quella in cui si smette di aggiungere feature e si iniziano a correggere gli errori meno evidenti. È comunque una fase dove ci possono essere errori macroscopici; il software dichiarato beta non dovrebbe essere utilizzato in produzione.
Ultimamente beta è stato usato anche come sinonimo di “usalo, ma se non funziona non ti lamentare con me”. Alcuni servizi di Google sono rimasti in beta per anni, anche se venivano utilizzati da milioni di utenti.
I costi di sviluppo del software sono tali che in molti settori si sceglie di rilasciare ad un gruppo più o meno ampio di utilizzatori il software in beta e far fare a loro i test. Il problema è che non sempre questi utilizzatori colgono il concetto di beta. Le note di rilascio della versione 7.1 del software Tesla [PDF] dicono chiaramente che il Summon è in beta, ma quanti guidatori di Tesla comprendono veramente il significato e le implicazioni di questa parola?
Una cosa è un servizio mail o una APP in beta, ben altra cosa è il software che guida un’automobile.
Di sicuro su questo tema da un lato sarà necessario un intervento delle autorità regolatorie per evitare abusi da parte dei produttori, dall’altro lato i guidatori non dovranno lamentarsi se utilizzano versioni o feature dichiarate beta.
Gli autoveicoli come le Tesla hanno solamente l’aspetto esteriore che le accomuna alle automobili tradizionali, il resto è tutto diverso. Questo genere di vetture segna una netta discontinuità rispetto alle automobili con motore termico: qui il software gioca un ruolo fondamentale ed è molto più pervasivo del software di una centralina elettronica o del software dell’intrattenimento di bordo.
Pensare che questa nuova generazione di veicoli siano “un’auto, solo un po’ diversa dalle altre, ma sempre un’auto” potrebbe essere un grave errore.
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